Arrocco di Berlino su Thyssen Marine: Fincantieri attende le decisioni tedesche
La recessione spinge la Germania ad alzare le barricate
Intesa negli Emirati nel subacqueo: memorandum con Edge
Travolta dalla crisi dell’auto dopo la traumatica decisione del gruppo Volkswagen di chiudere tre stabilimenti, l’economia tedesca è al centro di una turbolenza recessiva che il governo federale vuole affrontare con una decisa sterzata verso il dirigismo anche attraverso l’intervento della Kfw-Kreditanstalt für Wiederaufbau, istituto simile alla Cdp italiana.
L’arrocco di Berlino
Un allarme rosso che sta spingendo Berlino ad alzare le barricate anche sulla cantieristica mantenendo Thyssen-Krupp Marine Systems in mani nazionali. Tksm è il più grande cantiere navale in Germania, uno dei leader mondiali nella costruzione di sottomarini convenzionali, ed impiega circa 3.100 persone da Kiel ad Amburgo e Brema. Questo arrocco strategico tedesco spiegherebbe anche il fallimento delle trattative con il fondo Usa Carlyle. Il clima è quello di un “serrate le fila” in nome degli interessi nazionali, come dimostra il recente via libera al salvataggio dei cantieri Meyer Werft da parte del governo federale e del Land della Bassa Sassonia, con un'iniezione di 400 milioni di soldi pubblici.
Fincantieri alla finestra
In questo scenario il riassetto delle attività sottomarine di Thyssenkrupp Marine Systems è da tempo oggetto di interesse da parte di Fincantieri, che resta alla finestra. L’ad Pierroberto Folgiero ha spiegato più volte che il gruppo è disponibile a una collaborazione, innanzitutto commerciale, mentre spetta ovviamente al governo tedesco decidere se la riorganizzazione di queste attività del gruppo Thyssen può diventare «una occasione per disegnare la difesa europea». Di recente il Ceo ha precisato il suo pensiero a Bloomberg Tv: «Collaboriamo con ThyssenKrupp Marine Systems da 25 anni e quindi ci conosciamo molto bene. Ora tocca alle istituzioni tedesche comprendere qual è la migliore strategia per valorizzare e rafforzare la loro eccellente azienda. Siamo a disposizione per qualsiasi forma possibile di collaborazione».
Il mercato della subacquea vale 400 miliardi di euro e potrebbe vedere il gruppo di Folgiero tra i protagonisti. Nell’era dei ritorno dei conflitti a Trieste c’è consapevolezza che «siamo davanti a un ciclo geopolitico che richiede sicurezza», ha osservato Folgiero.
Ma quali strade si configurano? Handelsblatt tempo fa aveva ipotizzato un’operazione di consolidamento dei cantieri navali tedeschi, per poi cercare di collaborare con una società europea. Fincantieri, secondo il quotidiano tedesco, in questo scenario sarebbe ritenuta un partner molto solido. Berlino peraltro ha incoraggiato un importante asse strategico nella difesa con l’Italia e le sue aziende, come suggerisce la recente intesa fra Leonardo e Rheinmetall per la produzione di carri armati. Il gruppo triestino, con l'operazione di acquisto di Wass da Leonardo, prosegue poi la sua espansione nell’undewater.
L’accordo negli Emirati
Fincantieri si muove a tutto campo nello scacchiere geopolitico e rinsalda i rapporti con il conglomerato della difesa Edge controllato dagli Emirati che grazie al know how triestino sbarca per la prima volta nel comparto subacqueo: la joint venture di costruzione navale Maestral, con base ad Abu Dhabi, curerà la progettazione, sviluppo e costruzione negli Emirati Arabi Uniti di sistemi subacquei con e senza equipaggio. Il relativo memorandum è stato firmato al salone Euronaval di Parigi e apre la strada a una collaborazione strategica in un settore definito «ad alto potenziale».
L'accordo mira a fornire soluzioni alle esigenze subacquee delle marine militari di tutto il mondo. Il gruppo triestino aveva annunciato in maggio di avere stretto l’intesa con Edge con il lancio di questa joint venture nata con l’obiettivo di creare una filiera produttiva da 30 miliardi nella produzione di una vasta gamma di navi militari.
Il business della difesa
Per Folgiero l'intesa punta risponde «alle esigenze critiche dei settori difesa ed energia». D’altra parte - osserva ancora il Ceo - siamo davanti a un ciclo geopolitico che richiede più sicurezza che sta sostituendo la “S” dell’acronimo Esg (Environmental, Social, and Governance). La spesa mondiale per la difesa ha raggiunto il massimo storico di 2.443 miliardi di dollari, pari al 2,3% del Pil mondiale. Lo conferma l’ultimo rapporto dell’Area Studi Mediobanca sui bilanci delle industrie multinazionali della difesa dove Fincantieri (2 miliardi) si piazza al nono posto nella Top 10 europea, guidata dalla la britannica Bae Systems (25,8 mld) seguita da Leonardo (11,5 miliardi).
La svolta nucleare
Procede intanto lo studio di fattibilità, annunciato settimane fa da Fincantieri, che ha stretto un accordo con Newcleo, startup anglo-italiana con base a Torino per impiegare l’energia nucleare pulita come combustibile per le grandi navi con la tecnologia dei piccoli reattori modulari raffreddati a piombo. —
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