Autotorino chiude un 2021 da record a 1,4 miliardi e guarda al futuro: nel primo trimestre un’auto ordinata su tre è ibrida

Ad aprile, con il rebranding delle concessionarie, si compie il progetto di fusione con Autostar: il marchio Autotorino sostituirà la “vecchia” insegna. A Nordest il gruppo di Cosio Valtellino vanta 12 punti vendita e 340 dipendenti 

Maura Delle Case
La filiale Bmw di Tavagnacco
La filiale Bmw di Tavagnacco

TAVAGNACCO. Autostar “ammaina” l’insegna. A due anni e mezzo dall’avvio della fusione tra il gruppo Autotorino e le filiali Autostar in Friuli-Venezia Giulia e Veneto, il top dealer italiano - con headquarter a Cosio Valtellino, 62 filiali distribuite in 5 regioni, 2.000 dipendenti e un volume di ricavi che nel 2021 è salito a 1,4 miliardi di euro – porta a compimento il percorso di fusione tra i due grandi player del mercato automotive nel nord Italia. 

Dal 1° aprile 2022, sulle concessionarie Autostar sarà dunque issata la nuova insegna Autotorino. Un rebranding che ora diventa visibile, ma che nella sostanza è già iniziato nel 2019, a valle della fusione con la partecipazione, attiva, dalla grande squadra dei collaboratori del Triveneto – 340 in tutto impegnati su 10 sedi (ex Autostar) più 2 a Verona - che ormai  operano a regime con le logiche, l’identità e i valori del gruppo lombardo. 

La geografia del gruppo Autotorino
La geografia del gruppo Autotorino

«Durante questi due anni e mezzo – commenta Plinio Vanini, Presidente di Gruppo Autotorino - i collaboratori del Triveneto sono entrati a far parte della nostra grande famiglia condividendone valori, servizi, processi, tecnologie e formazione. Da allora la nostra azienda è cresciuta fino a contare 2.000 persone che oggi fanno ufficialmente parte di un unico Gruppo, con una sola identità. Questo passo è quindi un importante esito del processo di fusione tra la realtà di Autotorino e quella di Autostar, e si inserisce nel continuo sviluppo del nostro modello di servizio che diventa così ben riconoscibile ovunque nel nord Italia, grazie a un unico brand dalle forti radici che affondano nel territorio e nelle comunità di tutte le 5 regioni ove è presente».

Plinio Vanini, presidente del gruppo Autotorino
Plinio Vanini, presidente del gruppo Autotorino

Vanini ribadisce l’importanza del mercato nordestino e delle 12 concessionarie che il gruppo vanta tra Friuli Venezia Giulia e Veneto – rispettivamente due a Pordenone e Tavagnacco (UD), una a Belluno, Susegana e Villorba (TV), Muggia (TS) e Trieste, e Portogruaro (VE) più le due di Verona (già del gruppo Autotorino) – in cui operano come detto 340 collaboratori, il 17% dei 2.000 a libro paga del grande dealer. «Per noi  sono territori che hanno molto in comune con le nostre radici, non solo aziendali, ma anche in termini di persone. Ci sentiamo a casa, in famiglia, ma a due anni e mezzo dalla fusione è venuto il momento di identificarci sotto lo stesso marchio» aggiunge il presidente. 

La filiale di Belluno
La filiale di Belluno

Un marchio, Autotorino, che rappresenta 21 brand dell’automobile, da Bmw a Mercedes, da Mini ad Alfa Romeo, da Fiat a Jeep, da Lexus a Kia e ancora Toyota e Hyundaii solo per citarne alcuni. Un gruppo che negli ultimi anni è cresciuto costantemente, per via organica e tramite acquisizioni: il 2021 come detto ha chiuso a 1,4 miliardi di euro di ricavi (erano 1,2 nel 2019) per un totale di 56.000 vetture vendute, tra nuove e usate, e con una previsione per l’anno in corso di arrivare – variabili congiunturali permettendo – a  1,5 miliardi di fatturato.

«Il 2021 è stato un anno soddisfacente, chiuso con ottimi risultati. Un anno record per Autotorino. Il 2022 è iniziato bene. I primi due mesi sono stati in linea, con marzo inizieremo a risentire della mancanza di prodotto legato alla situazione contingente. Variabile che influenzerà anche i mesi a venire. Difficile dire come andrà: siamo davvero vincolati alle forniture» dichiara ancora Vanini.

Filiale di Tavagnacco, Mercedes-Benz
Filiale di Tavagnacco, Mercedes-Benz

Quanto alle motorizzazioni, ormai più di un terzo delle auto acquistate sono ibride. «L’elettrico è un mercato ancora contenuto, ma in costante crescita» aggiunge il presidente, dati trimestrali alla mano. 

Il 45,78 delle auto ordinate tra gennaio e marzo 2022 nelle 62 concessionarie di Autotorino non è alimentata (non almeno esclusivamente) a benzina o diesel: il 36,65% è ibrido, il 6,65 plug-in, il 2,48 elettrico.

La percentuale complessiva cala un po’ se si va a guardare il campo ristretto delle concessionarie Autotorino a Nordest dove il totale delle motorizzazioni “alternative” resta sostenuto, ma scende a 36,24%: 28,61% dell’ordinato è ibrido, il 4,46% plug-in, il 3,17% elettrico. A nordest insomma la motorizzazione più venduta resta il diesel, con una quota degli ordini pari al 35,84%, seguita dall’ibrido, che ormai rappresenta quasi un’immatricolazione su tre.  

Conclude Vanini: «La presenza fisica della nostra azienda, con i professionisti commerciali e tecnici che vi operano costituisce un valore aggiunto allo sviluppo tecnologico e digitale perseguito ininterrottamente in favore della mobilità delle persone, con un’importante dimensione di servizi qualificanti. Con queste premesse, di fatto, il passo che stiamo compiendo oggi rappresenta non la conclusione di un percorso, ma un ulteriore slancio verso le sfide che attendono il settore».

Alla base di questo modello, quattro semplici ma indispensabili pilastri: l’innovazione dei canali di relazione con i clienti, dei processi e delle piattaforme software che li accompagnano, la capacità di iniziare una transizione verso l’elettrificazione che sta già guidando un cambio in ottica di business, un approccio flessibile alla mobilità come servizio e non solo come “bene”, e la valorizzazione delle comunità locali, con attenzione ad uno sviluppo socio-economico sostenibile.

maura.dellecase@gnn.it

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