Belstaff ristruttura le attività in Italia, a rischio 50 posti di lavoro a Mestre

Fran Millar, CEO di Belstaff ha dichiarato: “Dopo una dettagliata disamina dei nostri processi operativi, abbiamo preso la decisione strategica di consolidare le funzioni core business negli uffici di Londra. È una decisione molto difficile che è stata adottata dopo attenta e scrupolosa analisi"
George Clooney con giacca Belstaff della Clothing Company di Mogliano
George Clooney con giacca Belstaff della Clothing Company di Mogliano

VENEZIA - Il brand Belstaff riorganizza il suo core business e punta sulla Gran Bretagna: a rischio una cinquantina di dipendenti della sede italiana di Mestre.

Il processo, secondo quanto indicato dalla proprietà, inizierà nei prossimi mesi e sarà completato entro l’estate 2022.

“Vista la difficoltà che sta affrontando il gruppo tessile, anche a causa della pandemia, pensa alla riorganizzazione - spiega Massimo Messina, segretario Filctem Cgil Treviso –. Negli uffici di Mestre, che si occupano dall’amministrazione al commerciale, ci sono professionalità che lavorano da molti anni del gruppo. Venerdì 26 marzo ci sarà un primo incontro, dove l’azienda descriverà le modalità della riorganizzazione. Sarà comunque una trattativa lunga”.

Era partita proprio in Veneto, in particolare a Mogliano, la rinascita del brand di abbigliamento di lusso Belstaff, nato nel 1924 in Inghilterra.

Le sue famose giacche erano indossate da Lawrence d'Arabia, Che Guevara e Arthur Miller.

Alla guida c’era Franco Malenotti, imprenditore romano che arrivava dal mondo delle due ruote e che in Veneto ha trovato la sua terra d'adozione.

E’ stato lui, poi aiutato anche dai figli, a rilanciare il marchio celebre tra i motociclisti di tutto il mondo, anche grazie al giubbotto Trialmaster. Inizia nel 1986 con l’accordo di distribuzione, qualche anno dopo (2004), la sua Clothing Company acquisisce il marchio Belstaff dal gruppo inglese James Halstead, continuandone l'opera di rafforzamento.

Nel 2010 la società di Mogliano Veneto arriva a fatturare oltre 70 milioni di euro, con il 60% della produzione destinata all'esportazione, e oltre 180 dipendenti. I

ntanto crescono le difficoltà economiche. Nel giugno 2011 la famiglia Malenotti cede alla holding finanziaria Lebelux, società austriaca operativa nel settore del lusso, il brand Belstaff.

Nell'ottobre 2017 nuovo passaggio di Belstaff a Ineos, il colosso inglese della chimica di proprietà di sir Jim Ratcliffe, tra gli uomini più ricchi della Gran Bretagna. Ieri è arrivato il comunicato diffuso dalla proprietà che annuncia la riorganizzazione.

“Dopo una dettagliata disamina dei nostri processi operativi, abbiamo preso la decisione strategica di consolidare le funzioni core business negli uffici di Londra – ha dichiarato Fran Millar, ceo di Belstaff -. È una decisione molto difficile che è stata adottata dopo attenta e scrupolosa analisi. Inizieremo ora a confrontarci con i lavoratori in Italia e lavoreremo con tutto il nostro impegno per supportare coloro che saranno interessati da questi mutamenti organizzativi”.

Ora, a seguito di un’accurata analisi dei processi operativi, la società ha dichiarato che si trova nella necessità di riorganizzare il core business a Mestre e a Londra.

“Il processo di revisione è tuttora in atto, non sappiamo ancora quale sarà il risultato – spiega una fonte che segue la vicenda -, stiamo consultando lavoratori e sindacato per condividere insieme un percorso e incontreremo nuovamente i sindacati la prossima settimana”.

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