Benetton avanti col piano avviato il recupero crediti
Prosegue il programma di razionalizzazione orchestrato dal ceo Claudio Sforza. Sono 419 i negozi che verranno chiusi sui 3.500 della rete di vendita

Benetton Group cambia la geografia del suo impero di negozi. Sta proseguendo a ritmo serrato il piano di efficientamento e rifocalizzazione della rete distributiva e commerciale degli United Colors, uno dei pilastri dello schema di ristrutturazione e rilancio orchestrato dal ceo Claudio Sforza. Un piano che prevede chiusure, ma soprattutto una rimessa in ordine dei conti del network dei punti vendita.
Tra le iniziative intraprese spicca l’emissione di decreti ingiuntivi mirati al recupero di circa 30 milioni di euro di crediti scaduti, dovuti da imprenditori terzi in franchising che, per lungo tempo, hanno mancato di rispettare gli obblighi di pagamento.
Nei primi giorni di attuazione di queste misure, l’azienda avrebbe già recuperato circa 3 milioni di euro, secondo quanto si apprende.
Il piano di riorganizzazione, basato su cinque pilastri strategici, mira a rilanciare il brand attraverso il potenziamento dei canali digitali, il miglioramento della competitività mediante la riduzione dei costi del prodotto finito senza comprometterne la qualità, la razionalizzazione della rete distributiva e commerciale, l’efficientamento dei processi organizzativi e la riduzione dei costi generali.
Un focus particolare è rivolto alla rete distributiva, che prevede la chiusura di 419 negozi strutturalmente in perdita a livello globale entro la fine del 2025, su un totale di oltre 3.500. Benetton Group punta a una rete di punti vendita più snella e meglio organizzata.
Nel contesto della razionalizzazione e dell’efficientamento del network distributivo mondiale, sono emerse situazioni di inadempienza: circa 90 realtà, gestite da imprenditori in franchising, hanno accumulato difficoltà finanziarie, non rispettando i debiti con la società.
Secondo un’analisi aziendale, il 63% di questi franchising inadempienti si concentra in Calabria, Puglia e Sicilia, mentre il Nord Italia, inclusa la regione Veneto, risulta marginalmente interessato.

Il mancato recupero dei crediti derivanti da forniture regolarmente consegnate ha contribuito alle sofferenze finanziarie del gruppo.
Per questo motivo, il nuovo corso aziendale, preso atto della sistematicità con cui tali inadempienze si sono manifestate, ha deciso di adottare misure incisive per vedere riconosciuto il proprio diritto, intervenendo su una fonte di mancati ricavi che incide significativamente sulla già complessa situazione finanziaria del gruppo.
La strategia include, in particolare, l’emissione di decreti ingiuntivi per la riscossione dei crediti non saldati.
Ad oggi, è stato recuperato circa il 10% dei crediti vantati. Molte posizioni restano aperte, ma il gruppo si dichiara determinato a sanare la situazione. Fonti vicine al dossier riferiscono che, qualora i pagamenti non venissero effettuati, Benetton Group sarà costretta a intraprendere tutte le azioni necessarie per tutelarsi nei confronti degli imprenditori inadempienti.
Sul fronte del rilancio, i primi segnali di miglioramento sono già evidenti: entro fine anno, l’azienda prevede di dimezzare le perdite rispetto al 2023, contenere il calo del fatturato e avviare una fase di rafforzamento del brand attraverso una strategia integrata di marketing.
Il contesto economico generale rimane complesso per il settore tessile e moda. Secondo l’Istat, la produzione industriale in Italia ha registrato una contrazione del 10,8% su base annua tra il 2023 e il 2024. A livello globale, il canale fisico del settore moda ha segnato una crescita media negativa del 5% tra il 2019 e il 2023.
In questo scenario, Benetton Group ha subito una particolare sofferenza: tra il 2013 e il 2023, l’azienda ha registrato una perdita cumulata di 1,6 miliardi di euro. Negli ultimi cinque anni, dal 2018 al 2023, l’azionista Edizione ha garantito un supporto finanziario pari a 800 milioni di euro.
Infine, sul fronte sindacale, è stato raggiunto un accordo per la gestione degli esuberi. L’intesa prevede un aumento degli incentivi all’esodo volontario fino al 30%, percorsi di ricollocazione a carico dell’azienda e un anno di lavoro interinale per i dipendenti coinvolti.
È stata inoltre confermata la solidarietà con un limite individuale del 40% fino a febbraio 2025.
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