Benetton, il Cda dopo le polemiche l’ultimo per il fondatore Luciano

Attesa per il successore dell’Ad Renon. E i sindacati chiedono all’azienda un incontro urgente

Giorgio Barbieri e Fabio Poloni

In Benetton finisce dopo quattro anni l’era di Massimo Renon, arrivato alla guida del gruppo di Ponzano nell’aprile del 2020 e finito nel mirino del patriarca Luciano. È infatti in calendario oggi, 28 aprile,  il consiglio di amministrazione che dovrà approvare i conti 2023 (in vista dell’assemblea del prossimo 18 giugno) che certificheranno l’entità della perdita operativa, stimata in circa 230 milioni di euro. Già oggi è possibile - ma non certo - che venga annunciato il nome del nuovo amministratore del gruppo, in sostituzione di Renon, che giunto a fine mandato non sarà rinnovato. Il nuovo timoniere, è stato spiegato, è già stato individuato e possiede competenze di industria, finanza e esperienze di lavoro in gruppi industriali.

Il fondatore del colosso trevigiano dell’abbigliamento, al suo ultimo Cda in qualità di presidente, ha scelto un’uscita di scena rumorosa, identica però nei modi con cui sette anni fa aveva ripreso il timone del gruppo che aveva fondato nel 1965 insieme ai fratelli. Anche in quell’occasione aveva attaccato pesantemente il management. «Sono stato tradito nel vero senso della parola», ha detto l’imprenditore ottantanovenne nei giorni scorsi. «La gestione è stata malavitosa, ma non in senso criminale. Il bilancio è in rosso e gli errori sono incomprensibili. Come se chi governava l’azienda l’avesse fatto apposta», disse invece nel novembre 2017 annunciando di voler riprendere in mano il timone dell’azienda provocando, allora come oggi, un terremoto.

E intanto, sul fronte dei lavoratori, ieri mattina è partita una richiesta di incontro urgente ai vertici dell’azienda. Sono circa 1.300 i dipendenti di Benetton Group, e questo terremoto agita profondamente gli animi. «C’è preoccupazione, Luciano Benetton è sempre stato il garante del posto di lavoro, cosa succederà adesso che lui lascia?», si fa interprete delle paure dei dipendenti Gianni Boato, segretario Femca Cisl Treviso Belluno. La speranza dei lavoratori è che non ci siano ripercussioni sui livelli occupazionali: negli ultimi anni tutte le uscite sono state gestite su base volontaria e incentivata.

Il consiglio di amministrazione di oggi segnerà una discontinuità profonda, con l’uscita di Luciano. C’è attesa per il nome del sostituto di Renon. «Ma vogliamo immaginare che prima del 18 giugno si resti a bocce ferme e sangue freddo, la nuova progettualità spero parta da lì, non penso che succeda qualcosa prima», dice ancora Boato, ma il riferimento è chiaramente ai timori detti prima, ovvero che i «necessari sacrifici» di cui ha parlato Luciano Benetton possono toccare i lavoratori.

«Ricordo la crisi scoppiata nel 2008, quando c’erano tre fallimenti a settimana e i padroni non li trovavi più, si parlava direttamente coi curatori. Qui l’azienda è ancora in piedi, il padrone ci mette la faccia a 89 anni, se avesse chiuso dieci anni fa avrebbe risparmiato quasi un miliardo». Nel portafoglio di Edizione, i maglioni valgono meno del due per cento. Conclude Boato: «Sfido chiunque a tenere aperto un business in perdita, ovunque il ramo secco viene tagliato, qui no. In Italia l’immagine dei Benetton non sarà sempre buona, ma qui dal punto di vista etico non si può dire nulla, hanno sempre dato carta bianca sul fronte sindacale per aiutare i lavoratori, mai una questione che non sia stata affrontata nel miglior modo possibile».

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