Pagati per andarsene: così Benetton incentiva l’esodo volontario

Accordo tra United Colors e sindacati, l’offerta per gli esodi volontari arriva a 70 mila euro lordi. Da marzo scade e va ridiscusso il piano di contratti di solidarietà per evitare tagli. Previsti anche percorsi di riqualificazione e collocamento interinale

Fabio Poloni
Una vetrina di un negozio Benetton
Una vetrina di un negozio Benetton

Pagati per andarsene. Anzi, pagati di più, perché si tratta di un rilancio del trenta per cento rispetto ai precedenti accordi, che porta gli incentivi fino a settantamila euro (lordi) per ciascun lavoratore.

Benetton Group e le sigle sindacali hanno sottoscritto martedì 3 dicembre un piano di esodi incentivati per chi accetta l’uscita entro il prossimo 15 gennaio, dopo che da novembre 40 lavoratori hanno già colto l’opportunità di uscita con il vecchio incentivo, più basso (massimo 50 mila euro). E intanto i sindacati esprimono la «preoccupazione per chi rimane», perché il 28 febbraio prossimo scade l’accordo sui contratti di solidarietà con tetto massimo del 40% delle ore per ciascun lavoratore, e dal primo marzo quel tetto rischia di saltare.

L’accordo

In calce ci sono le firme dell’azienda e dei rappresentanti sindacali di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec territoriali: l’intesa sugli incentivi all’esodo maggiorati è stata siglata martedì 3 dicembre e prevede aumenti fino al 30% ai bonus all’uscita volontaria concordati nei mesi scorsi.

Lo stabilimento Benetton a Castrette
Lo stabilimento Benetton a Castrette

Il che significa la possibilità per i lavoratori di andarsene da Benetton con un incentivo che può arrivare fino a 70 mila euro, sulla base dell’anzianità. Previsti anche percorsi di outplacement del valore di quattromila euro a carico dell’azienda (in pratica, progetti di ricollocamento e formazione molto specifici per chi ha competenze nella moda), ma anche l’opportunità, per un massimo di 20 dipendenti, di trovare un impiego di 12 mesi in altre aziende tramite un’agenzia di lavoro interinale.

I sindacati

«L’accelerazione del cambiamento e le difficoltà finanziarie – dichiarano Massimo Messina della Filctem Cgil Treviso, Gianni Boato segretario generale della Femca Cisl Belluno Treviso e Rosario Martines della Uiltec – hanno messo in difficoltà gli accordi precedenti, ma siamo riusciti a mantenere fermo il limite di solidarietà individuale massimo al 40%, il che significa che fino al 28 febbraio, data in cui scadrà l’accordo, nessun lavoratore potrà essere coinvolto in più di due giorni di solidarietà. Sono però preoccupanti le intenzioni dell’azienda che ha dichiarato che, se si vorrà discutere ancora di contratto di solidarietà, dal primo marzo dovrà interessare la totalità dei dipendenti e si ragionerà di percentuali medie di solidarietà, con conseguente decadenza del limite personale. Da novembre, 40 lavoratori hanno colto l’opportunità di uscita con incentivo all’esodo, ma per l’azienda non è sufficiente».

Da qui il nuovo incentivo maggiorato.

Il piano di tagli

Il piano di razionalizzazione del gruppo Benetton consentirà di dimezzare le perdite a fine anno a circa 110 milioni di euro, ha comunicato nelle scorse settimane l’amministratore delegato Claudio Sforza ai sindacati.

La prospettiva è di arrivare più vicini al pareggio nel 2025, con circa 50 milioni di rosso. In dieci anni, gli United Colors hanno perso 1,6 miliardi di euro, e il problema urgente rimane ora tappare la falla. Il primo accordo sugli incentivi all’esodo e sui contratti di solidarietà era stato raggiunto a luglio, contestuale a un’iniezione di liquidità da 260 milioni di euro garantita da Edizione, la cassaforte di famiglia Benetton.

Manovre di rianimazione drastiche per evitare l’ipotesi di 182 esuberi: l’accordo ha portato all’applicazione della solidarietà (a casa uno o due giorni la settimana) per 908 dipendenti, in pratica tutti gli impiegati delle sedi di Ponzano Veneto e di Castrette di Villorba, con la durata di sei mesi, dal 23 agosto prossimo al 28 febbraio 2025.

Dall’ammortizzatore sociale sono rimasti esclusi i circa 300 lavoratori addetti a logistica, manutenzione, e-commerce e centro imballaggi. Previsti, in quell’accordo, incentivi fino a 50 mila euro, offerta ora alzata a 70.

Le preoccupazioni

«La nostra preoccupazione – concludono i sindacalisti, che giovedì 5 dicembre hanno informato i lavoratori nelle assemblee su più turni a Ponzano e Castrette, clima non certo rilassato – resta rivolta ai lavoratori che rimarranno e che dovranno essere adeguatamente formati e ricollocati all’interno del nuovo progetto aziendale, che prevede importanti tagli ai costi, con lo scopo di eliminare le situazioni non profittevoli, come i 500 negozi chiusi nel mondo che hanno generato crediti inesigibili per circa 160 milioni di euro. Il progetto include anche un’analisi relativa alla possibilità di proseguire o meno con lo sviluppo del prodotto industrializzato nelle fabbriche di proprietà europee o del Mediterraneo. Continuiamo a lavorare per mantenere viva la possibilità di accordi difensivi che tutelino i posti di lavoro».

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