Benetton, preoccupazione e attesa: «Non si faccia macelleria sociale»

Fuori dai cancelli di Castrette di Villorba: dipendenti e sindacalisti temono misure drastiche
Mattia Toffoletto

«Sono fiduciosa, anche se noi interinali potremmo essere i primi a saltare», ammette Monica Biscaro, settore e-commerce. «L'importante è che non ci siano ripercussioni per i posti di lavoro», aggiunge Paolo Scattolin, Rsu Cisl. E poi, ci pensano i sindacalisti a rincarare la dose: «Non deve esserci macelleria sociale. Magari uscite serene, con scivoli per i pensionandi», mette le mani avanti Gianni Boato, Femca Cisl Treviso-Belluno.

Le parole dei lavoratori di Benetton Group, raccolte ieri all’uscita dallo stabilimento di Castrette di Villorba, racchiudono preoccupazione e attesa. Oggi alle 16, a Ponzano, sindacati e Rsu incontreranno i responsabili delle risorse umane e potranno avere le idee più chiare sui «sacrifici» prefigurati nei giorni scorsi da Luciano Benetton. Insomma, cosa potrebbe comportare la «riorganizzazione» dell’azienda, il cui Cda ha appena approvato una perdita di bilancio da 230 milioni, correndo ai ripari con la designazione di un nuovo amministratore delegato, Claudio Sforza. Il manager siederà nel consiglio di Benetton Group con il presidente Christian Coco e Andrea Pezzangora, entrambi dirigenti di Edizione per guidare la riorganizzazione che la holding Edizione sosterrà con 230 milioni.

Fuori dai cancelli del gruppo, a Castrette di Villorba, c'è poca voglia di parlare. I dipendenti, in gran parte, si allontanano. Salutano, si scusano, timbrano. O sfrecciano con l'auto, a fine turno. La questione è delicata, in ballo il futuro. Vogliono capire cosa succederà.

Monica Biscaro fa, però, uno strappo alla regola: è dipendente di una nota agenzia interinale, che a sua volta lavora per Benetton Group. «Non sono una dipendente diretta, ma in questi casi i primi a rimetterci sono gli interinali come me», il suo pensiero, «speriamo bene, ho letto le novità e saputo del nuovo Ad, ho fiducia. Lavoro qui per il settore e-commerce da quattro anni, mi trovo bene».

Paolo Scattolin, Rsu Cisl, va dritto al punto: «Si respira preoccupazione, ma in questo momento possiamo solo aspettare ed essere sereni. Attendiamo di incontrare l'azienda, chissà cosa ci diranno. Sì, un po' di paura c'è. L'importante è che a pagare non siano i lavoratori: se sono stati fatti errori manageriali, bisogna ricordare che noi siamo sempre l'ultima ruota del carro». Di certo il termometro della situazione ce l'hanno i sindacalisti. Come Boato, Femca Cisl Treviso-Belluno: «Da un lato serve un rilancio nel fashion, dall'altro c'è l'aspetto sociale. E non possiamo accettare tagli forti, macelleria sociale. Se proprio si deve tagliare, meglio una formula che preveda uscite con scivoli per i pensionandi su base volontaria. I settori più a rischio? Temiamo tagli trasversali».

Massimo Messina, Filctem Cgil Treviso, non fa giri di parole: «Quando sento parlare di riorganizzazione, mi viene in mente solo il taglio del personale. Almeno l'esperienza sindacale dice questo. Temiamo che i tagli più consistenti possano riguardare impiegati e quadri, visto che la componente operaia è già contenuta. Spero si possa trovare una soluzione di equilibrio, aspettiamo di incontrare l'azienda per sapere cosa vogliano fare. Prima di tagliare, si può pensare anche di riqualificare il personale, ricollocandolo in nuove attività, sempre all'interno dell'azienda». Preoccupazione e attesa. Restando alla finestra, con la consapevolezza che le prossime ore potranno dire molto sul futuro dei lavoratori.

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