Benetton, sindacati pronti al peggio. «Tagli inevitabili, aspettiamo il piano»
L’incontro col direttore finanziario c’è già stato, a breve quello con l’ad. Christian Benetton uscirà anche dalla presidenza Olimpias

L’uomo dei numeri ha fatto il suo mestiere, e quelli ha presentato, ieri. Per capire davvero cosa ne sarà dei lavoratori, invece, bisognerà attendere ancora. Dovrà essere il nuovo amministratore delegato, Claudio Sforza, a cucire a mano il nuovo piano industriale di Benetton Group e a presentarlo ai lavoratori. Se cucire significherà anche tagliare, nello specifico posti di lavoro («lo diamo per scontato», sono realisti i sindacati), lo si saprà dopo il 18 giugno, data dell’assemblea dei soci (uno, di fatto, Edizione) degli United Colors. Intanto, l’intenzione annunciata da parte della famiglia di lasciare tutti i ruoli operativi riguarderebbe anche il ramo operativo tessile Olimpias, presieduta da Christian Benetton.
L’incontro di ieri
Siamo partiti dall’uomo dei numeri, ovvero Iacopo Martini, chief financial officer, che si è insediato solo quattro mesi fa – arrivato da Etro – e, pur non avendone la paternità, ieri pomeriggio a Villa Minelli ha presentato i conti 2023 ai rappresentanti dei lavoratori, nello specifico 18 Rsu e i tre segretari sindacali di categoria. Fatturato a un miliardo e 98 milioni di euro, Ebit negativo per 113 milioni, risultato netto che – comprese le svalutazioni – tocca quota 230 milioni, sempre in negativo. «Non un buco tremendo, se consideriamo che il fatturato è cresciuto dell’uno per cento e il risultato negativo è peggiorato di poco – commenta Gianni Boato, segretario provinciale Femca Cisl, ieri presente al tavolo – ma se l’obiettivo era il pareggio di bilancio, è chiaro che qualcosa non ha funzionato».
I tagli inevitabili
Questione di costi, inevitabilmente, secondo Massimo Messina, segretario generale Filctem Cgil di Treviso. E le conseguenze? «Ciò comporterà una riorganizzazione inevitabile dell’impresa con il nuovo amministratore delegato, e presumo ci saranno dei tagli. Non nel breve termine, ma preoccupazione per lo scotto c’è». Tempi? «Aspettiamo che si insedi Sforza, abbiamo chiesto l’opportunità di incontrarlo, avrà bisogno di tempo per analizzare i numeri e creare una riorganizzazione», dice Messina. Date per scontato che significhi tagli al personale? «Se ad oggi non c’è il pareggio di bilancio prefissato, significa che la struttura, compresa la rete vendita, ha bisogno di interventi. Inevitabile parlare di tagli. Vedremo dove e come, ora è prematuro ma alziamo già l’asticella della preoccupazione: ci sono in ballo 1.300 lavoratori, dei quali circa 200 somministrati, e le loro famiglie».
La famiglia esce
Annunciando nel 2017 il rientro nella sua creatura come presidente, Luciano spiegò che la fabbrica dei colori li aveva spenti, quei colori, e che lui avrebbe provato a riaccenderli. Non c’è riuscito, e se di acceso è rimasto solo il rosso, ecco lo sfogo recente contro la squadra di manager guidata da Massimo Renon, silurato pubblicamente. «L’azienda purtroppo perde da dieci anni – dice ancora Boato – la novità vera, più che i numeri, è l’uscita della famiglia. Dopo Luciano, ci hanno riferito che anche Christian, presidente della controllata Olimpias, lascerà la carica, oltre a quella di consigliere in Benetton Group». Da Villa Minelli non confermano, ma la strada sembra tracciata: il futuro per la famiglia è quello del controllo finanziario e basta, con la guida operativa affidata solo ai manager. —
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