Biofarma grazie agli Usa sul tetto dei 432,5 milioni

Balzano i ricavi del gruppo dopo l’acquisizione della società Us Pharma Lab. L’esercizio 2023 in perdita per 42,5 milioni a causa degli ammortamenti

Riccardo De Toma

Vola a 432,5 milioni il fatturato 2023 di Biofarma. Il dato non è quello finanziario dell’ultimo bilancio, chiuso con introiti per 355,4 milioni di euro, ma il valore che si ottiene parametrando sull’intero esercizio il volume delle vendite riferito all’intero perimetro del gruppo di Mereto di Tomba, che lo scorso anno, a fine luglio, ha portato a termine l’acquisizione di Us Pharma lab. Con l’operazione, del valore di almeno 400 milioni, finanziati in parte attraverso l’emissione di obbligazioni, in parte attraverso investimenti privati dei soci di Biofarma e di altri coinvestitori, ha fatto di Biofarma il principale gruppo mondiale nella produzione conto terzi in ambito nutraceutico.

Una scommessa per l’azienda friulana, la cui proprietà fa capo al gruppo francese Ardian, uno dei colossi mondiali nel campo del private equity, ma con una significativa partecipazione (il 30%) del suo fondatore e presidente, Germano Scarpa, e della sua famiglia. Dal 2019 a oggi Biofarma ha quintuplicato il suo perimetro, superando il migliaio di dipendenti. Se il peso degli investimenti fatti ha portato anche nel 2023 quest’anno il risultato finale in territorio negativo, con un passivo tecnico di 42,5 milioni, legato agli ingenti ammortamenti (56 milioni), i margini operativi ripagano gli sforzi. L’Ebitda pro-forma dell’ultimo esercizio è infatti di 76,7 milioni, ma sale a 91,5 se depurato dal costo di operazioni legate alle acquisizioni ma non destinate a ripetersi negli esercizi successivi. «Gli ammortamenti – spiega Germano Scarpa – continueranno a pesare nell’esercizio in corso e nel 2025, dopodiché contiamo di ritornare all’utile».

Germano Scarpa
Germano Scarpa

Le aspettative di mercato sono positive, soprattutto oltreoceano. Le stime per il settore degli integratori e dei dispositivi medici, core business di Biofarma, parlano di un tasso di crescita globale compreso tra il 3 e il 6%, più alto in Nordamerica, dove la forbice va dal 4 al 7%, meno nei principali mercati europei, tra i quali primeggia l’Italia, dove l’incremento medio dovrebbe oscillare tra l’1 e il 4%. Se per ora il principale mercato resta quello italiano, dove Biofarma genera il 35% delle vendite e dove la spesa in prodotti nutraceutici è cresciuta al ritmo del 4% negli ultimi cinque anni, l’azienda guarda con grande fiducia al mercato Usa: «Ora che siamo presenti su entrambe le sponde dell’Atlantico – dichiara Scarpa – possiamo valutare con maggiore cognizione di causa le differenze tra un’Europa soffocata dalle troppe regole, che limitano la possibilità di innovare e di fare impresa, e gli Stati Uniti, che premiano maggiormente la voglia e la capacità di rischiare, di crescere non soltanto quantitativamente, ma anche qualitativamente». Testa in Friuli, Biofarma è una multinazionale, con quattro siti produttivi in Italia (Mereto di Tomba in Friuli, San Pietro Viminario in Veneto, Cusano Milanino e Gallarate in Lombardia) una controllata francese e Biofarma Overseas Us come holding statunitense. Tra le incognite da affrontare, oltre a quelle legate all’andamento del mercato, anche l’andamento dei tassi, voce fondamentale quando si spinge così forte sulla leva degli investimenti. Da qui il recente ingresso nel management di un responsabile finanziario, il Cfo Stefano Cavacini, in forza dallo scorso 11 marzo.

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