Biviano nuovo Ad della Domori: «Il cacao è alle stelle ritocchiamo i prezzi»
Polo del Gusto, il manager succede a Janluca de Waijer: «Ricavi 2024 stimati a 30 milioni, l’anno scorso erano 26,3». Entro il 2025 programmati investimenti per 50 milioni
Da pochi giorni Giacomo Biviano è il nuovo Ceo di Domori, una delle punte di diamante del Polo del Gusto e la prima azienda ad essere stata acquistata per la holding di Riccardo Illy, la società che raggruppa marchi di eccellenza nel food & beverage.
Nella seduta dell’11 dicembre, il Cda di Domori aveva «accolto le dimissioni per questioni personali dell’amministratore delegato, Janluca de Waijer».
Il passaggio di consegne avviene all’insegna della continuità aziendale, dal momento che il triestino Biviano ha già lavorato 27 anni alla Illycaffè. Ha poi ricoperto incarichi importanti alla San Benedetto di Scorzè (Venezia); conosce sia il Polo del Gusto sia l’azienda di None (Torino), nel cui board siede dal 2018, ed è anche presidente della cuneese Achillea (succhi di frutta bio), una delle sette aziende del Polo del Gusto.
In Domori Biviano ha ereditato una situazione complessa: «La principale preoccupazione – racconta il Ceo - è l’impennata e la volatilità dei prezzi delle materie prime. I listini dei coloniali sembrano impazziti. Caffè e cacao, che spesso vanno in parallelo e che hanno sempre avuto oscillazioni di breve periodo, in questi ultimi mesi sembrano impazziti».
I numeri risultano impressionanti: «Le fave di cacao sono quintuplicate, passando da 2 mila a 10 mila euro la tonnellata. E questo per diversi motivi. In casi del genere – riflette Biviano - c’è sempre una percentuale speculativa che si aggiunge ai capricci del global warming, dalla siccità alle alluvioni. Inoltre c’è un incremento della domanda da parte dei mercati asiatici». Quest’ultimo è un elemento favorevole ai produttori, anche se poi la legge della domanda e dell’offerta impatta inevitabilmente sui listini.
Ma alla Domori hanno pensato come far fronte a questo scenario decisamente poco favorevole. In due modi. Da una parte «allungheremo - dicono in azienda - i contratti di fornitura del cacao in Sudamerica e in Africa, mossa che ci ha già permesso di bloccare i prezzi delle forniture per il 70% degli acquisti. Dall’altra saremo però obbligati ad adeguare i listini».
Come procedono i lavori per il nuovo stabilimento di None, la cui realizzazione è stata una sfida ulteriore, visti i rincari dei materiali degli ultimi anni? «Nel complesso il Polo del Gusto - è la risposta di Biviano - ha pianificato investimenti pari a 50 milioni di euro nel triennio 2023-2025. Abbiamo già portato a conclusione, sempre con il leasing immobiliare, i lavori dei primi due lotti di None (ex stabilimento Streglio), magazzino compreso, che per noi è molto importante. Entro l’estate termineremo la terza e ultima parte dove si inserisce l’area di produzione, da riorganizzare in due comparti. I ritardi sono dovuti all’aumento dei prezzi innescato dalla crisi ucraina e ai rinvii nelle forniture».
Sul versante professional, cioè le forniture destinate al B2B, in estate è stato siglato un importante accordo in esclusiva con Irca per i diritti globali dei prodotti destinati a pasticceri e gelatai: «Siamo in fase di decollo. Ci contiamo molto – spiegano a None - perché Irca può distribuire i nostri prodotti nel mondo, incrementando la quota di export. In un triennio, il peso di questo settore salirà dal 20 al 34% dei ricavi».
Che cosa dicono i preconsuntivi 2024? «Ovvio che non siamo ancora in grado di fornire dati precisi – replica Biviano – anche perché il nostro business ha una forte componente stagionale e i conti non sono chiusi. Posso però anticipare che il giro d’affari Domori 2024 si aggirerà sui 30 milioni di euro, in crescita rispetto ai 26,3 del 2023». Biviano è anche Ceo di Pintaudi, altra azienda interessata a un ampliamento produttivo: «Abbiamo decuplicato l’impianto, spostandoci – riflette il Ceo - da Via Flavia alle Noghere: oggi abbiamo 4mila metri quadrati nell’area che un tempo era occupata dall’agraria Marinaz. E siamo riusciti a cuocere i panettoni in tempo per le feste, sestuplicando la produzione: dai 5 mila del 2023, quest’anno siamo saliti a 30 mila pezzi. A Trieste sforniamo anche i dolci natalizi a marchio Domori e, quindi, il giro d’affari complessivo è cresciuto. Dal milione di euro del 2023 prevediamo di chiudere il 2024 con un incremento del 40% a 1,4 milioni».
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