Carraro in accelerazione: i ricavi sfiorano i 370 milioni, su del 19 per cento nel semestre
Il presidente del Gruppo, Enrico Carraro: «Stiamo investendo 46 milioni di euro. Nel mondo abbiamo assunto 370 persone, un centinaio solo in Friuli»

Lontano dalla Borsa Gruppo Carraro accelera. Nel primo semestre pieno dopo l’addio a Piazza Affari, datato agosto 2021, la multinazionale di Campodarsego ha messo a segno un incremento dei ricavi superiore al 19 per cento a quota 369,3 milioni di euro (erano stati 310 milioni nello stesso periodo 2021). L’incremento è trainato dalle ottime performance nei mercati di riferimento (agricoltura e construction equipment) in tutte le aree del mondo.
L’ebitda al 30 giugno 2022 è stato pari a 26,1 milioni (7,1% sul fatturato) in incremento del 7,9% in termini assoluti rispetto all’anno precedente.

«Sono dei dati buoni – spiega Enrico Carraro, presidente del gruppo - abbiamo avuto, come tutti, dei problemi di percorso, nel reperimento e per l’aumento delle materie e della componentistica. Il dato del fatturato a 369 milioni poteva essere superiore, ma il contesto macroeconomico non ci ha consentito di finalizzare tutto il portafoglio ordini. Lo stesso vale per l’ebitda che risulta in crescita. Stiamo riuscendo a condividere i maggiori costi con i clienti e siamo sempre al lavoro per l’adeguamento dei listini, credo che faremo meglio nella seconda parte dell’anno e l’anno prossimo».

La visione è «prudentemente positiva» afferma Carraro. Con l’impressione che il punto più alto, almeno nei rialzi delle materie prime, sia stato toccato. Resta pendente l’incognita sui costi energetici e non è fugato ovviamente il rischio di un razionamento o di uno stop nella fornitura di gas, ma il gruppo resta solido nel posizionamento in un mercato, soprattutto quello legato alla tecnologia per lo sviluppo agricolo, che sta avanzando con grande forza. «Abbiamo alcuni stabilimenti energivori – tranquillizza Carraro - ma negli altri abbiamo un aumento di costi in qualche modo gestibile».

L’altro elemento di incertezza è lo shortage, che è ovviamente arrivato fino agli stabilimenti in India e Cina. Dove i risultati sono più che apprezzabili «la carenza di alcuni componenti e il costo delle materie prime non ci ha permesso di esprimere a pieno il fatturato in India e Cina – spiega ancora il presidente – e nonostante questo probabilmente arriveremo al record di fatturato di 200 milioni in India e 100 milioni in Cina. Confermando la nostra visione di local for local, cioè produrre per servire questi mercati interni così dinamici».
In questo scenario la mole di investimenti che il gruppo ha messo a terra e previsto nel 2023 è una buona cartina di tornasole «nel 2022 alla fine saranno 46 milioni di investimenti, un dato molto superiore agli ultimi anni – marca ancora Carraro – e proiettando sull’anno prossimo credo ci sarà una cifra più o meno simile».

Un capitolo a parte sugli investimenti merita Ineos, il progetto per gli assali del nuovo fuoristrada Grenadier, che anticipa Carraro, entrerà a pieno regime con l’aumento della produttività della fabbrica friulana (un nuovo stabilimento costruito adiacente alla SIAP di Maniago) e dal quale «stanno arrivando segnali molto positivi. Le prevendite stanno andando meglio del previsto e quindi ci attendiamo una partenza accelerata di volumi».

Ma c’è un altro segnale che il gruppo vuole sottolineare e riguarda le risorse umane. «Abbiamo assunto 370 persone nel mondo, un centinaio di queste sono state fatte in Friuli. Nel mondo oggi impieghiamo 3790 persone e se le cose vanno avanti così siamo un gruppo che guarda ad attrarre ancora nuovi talenti. Anche in Italia, anche se qui a volte è più difficile trovare personale» conclude Carraro.
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