Carron, i cantieri volano coi big data
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TREVISO. Un cantiere edile non è certo la prima cosa che venga in mente, se si parla di digitalizzazione. L’evoluzione in atto alla Carron aiuta a cambiare paradigma: la conversione digitale diventa strategica – ed è in atto – non solo per la parte amministrativa e progettuale, bensì anche per il centro di gravità dell’impresa, ovvero il cantiere.
«Pensiamo solo alla possibilità del controllo immediato sui costi, o a quella di poter intervenire immediatamente su eventuali errori – spiega Marta Carron – per non parlare della coordinazione in tempo reale che la digitalizzazione permette tra tutta la filiera di chi lavora in un cantiere: ciascuno sa come e dove posizionare ogni tassello».
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La trasformazione
Marta Carron è la vicepresidente del gruppo di San Zenone degli Ezzelini, colosso delle costruzioni nato da un’azienda familiare – creata da papà Angelo nel 1963 – e la cui gestione è rimasta lungo quel solco: il fratello Diego è il presidente, mentre le altre tre sorelle Arianna, Paola e Barbara ricoprono tutte il ruolo di consigliere delegato.
È proprio Marta a guidare questa trasformazione digitale, «anche se non sono una tecnologica», ammette, «ma ho messo due giovani a guidare i due filoni principali, uno relativo alla parte amministrativa, l’altro a quella tecnica. Hanno 28 e 30 anni».
Risorse interne o prese dal mercato ad hoc? «Uno dei due era già con noi, ho capito vedendolo lavorare che aveva uno spiccato talento digitale. Per trovare l’altro abbiamo chiesto un consiglio all’università di Padova», esempio di quella sinergia tra mondo accademico e imprese di cui spesso si parla ma forse non altrettanto spesso si trovano riscontri pratici.
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L’amministrazione
Forse più banale da raccontare, ma non meno importante, è la rivoluzione dei bit in campo amministrativo: «Fino a qualche anno fa avevamo mille archivi, spesso ancora cartacei, per tutta la parte dei progetti, dei documenti amministrativi, di quelli legali.
Ora tutto è accessibile da tutti, senza carta, su cloud». Una svolta partita circa tre anni fa, che ha visto investimenti massicci («credo vicini ai due milioni di euro») sui software e sugli hardware necessari per farli girare. «Una trasformazione profonda – dice ancora Marta Carron – che ci ha aiutato in questo anno di pandemia, perché siamo arrivati molto pronti alla necessità di un ricorso massiccio allo smart working, nessuno si è portato a casa una cartellina. E una trasformazione che ora ci permette di collegare area amministrativa, budget, ufficio acquisti, cantieri».
Sul campo
Già, i cantieri. Ma come? «Quando costruisci, serve una filiera che lavori in sinergia. Il digitale ci aiuta a fare in modo che tutti sappiano come e dove posizionare ogni tassello, oltre ad avere un controllo in tempo reale sui costi e su eventuali errori».
La hanno chiamato BIM, building information modeling. «Tutti gli attori coinvolti, dai committenti ai progettisti fino ai produttori e ai nostri lavoratori, possono comunicare con un’interfaccia comune, attraverso la quale è possibile analizzare e verificare i progetti e simulare le sequenze costruttive, mettendo in atto sistemi di controllo e gestione dei cantieri. I project manager possono accedere da computer portatile a tutti i dati in diretta».
Le maestranze erano pronte? «C’è stata un po’ di resistenza, soprattutto tra i meno giovani – dice Marta – ma alla fine tutti hanno capito i vantaggi. E la formazione li ha aiutati». Digitalizzarsi così tanto espone a rischi di cyber-security? «Ci stiamo muovendo con un’assicurazione, perché sappiamo che le intrusioni e i furti di dati possono provocare danni pesanti».
I numeri
Il consolidato 2020 del Gruppo Carron ha toccato quota 220 milioni di euro, in crescita dai 217,5 dell’anno precedente. L’ebitda è superiore al 5%, seppur in leggera contrazione.
«Nel 2021 cresceremo – conclude Marta Carron – la nostra forza è la diversificazione, agiamo da general contractor, in piccola parte da immobiliare e stiamo sviluppando numeri interessanti nel settore della realizzazione di residenze sanitarie per anziani, real estate particolare ma in grande crescita, oggi per noi vale già più del venti per cento del fatturato».
Il superbonus dà una spinta anche a costruttori di grosse dimensioni come voi? «Lo stiamo approcciando, ma se non allungano i tempi e snelliscono la burocrazia è inutile. Peccato, perché è eccezionale, ma servirebbe un respiro di almeno cinque o sei anni».
Tra i cantieri recenti principali, il nuovo polo di H-Farm a Ca’ Tron di Roncade, la cittadella sanitaria di Treviso e il nuovo polo ospedaliero di Fermo, le Rsa di Limbiate e di Cecina. Nel settore delle infrastrutture, invece, un nuovo casello e snodo di interconnessione a Montecchio tra autostrada e Superstrada Pedemontana Veneta. —
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