Cashmere di alta qualità a prezzo contenuto: la ricetta della trentina Falconeri
Fondata nel 2000, l’azienda viene acquisita nel 2009 dal gruppo Calzedonia che nel 2013 completa l’operazione facendo sua anche la quota di minoranza. Oggi l’azienda conta su 131 monomarca tra Italia e estero, presidia online 22 mercati dai 4 milioni del 2009 è volata oltre i 70 milioni (bilancio 2018)

AVIO. Il sogno del fondatore di Falconeri, brand del gruppo Calzedonia con base ad Avio, in Trentino Alto Adige, era quello di offrire a tutti la possibilità di farsi accarezzare da un prodotto in cashmere di alta qualità. oggi quel sogno, riassunto nel marchio Falconeri, è realtà.
Il prezzo di entrata per un maglione è inferiore a 150 euro che parlando di cashmere di alta qualità è un prezzo contenuto.
Obiettivo raggiunto per il fondatore del marchio Pierangelo Fenzi che al Sole 24 Ore ha raccontato di aver sempre pensato che ogni persona «avesse il diritto di indossare un capo in cashmere, perché è davvero un piccolo grande piacere della vita». Morbido, leggero eppure caldissimo.
Garantire un prezzo accessibile mantenendo un alto standard qualitativo e riconoscendo la giusta remunerazione a tutti gli attori della filiera – dagli allevatori di capre della Mongolia alle filature – non era però una missione scontata.
«Per questo – ha detto ancora Fenzi al Sole – sono orgoglioso del risultato di Falconeri, con entry price sotto i 150 euro per maglioni di altissima qualità».

Fondato nel 2000, il marchio viene ceduto al gruppo Calzedonia nel 2009, all’epoca genera circa 4 milioni di euro di ricavi e occupa 25 persone. Sotto l’ala del gruppo, che nel 2013 ha compra anche l’ultima quota della società e che ha chiuso il 2021 a 2,5 miliardi di euro di ricavi (+29,1% a cambi correnti), la piccola azienda di Avio cresce in modo esponenziale.
Nell’arco di 5 anni, vale a dire nel 2018, i ricavi balzano a 70 milioni di euro. Oggi il marchio conta su 131 boutique monomarca, di cui 74 in Italia e 57 all’estero, ed è presente online in 22 mercati e punta a un'ulteriore crescita in Europa nell’ambito di un ulteriore processo di internazionalizzazione.

Dopo un 2020 non semplice come conferma, sempre al Sole, lo stesso Fenzi «nel 2021 c'è stata una forte ripresa e la "pausa forzata" dell'annus horribilis del Covid ci ha permesso di sviluppare il canale online e una sempre maggior osmosi tra processi digitali, creativi, artigianali e manifatturieri».
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