Chiara Valduga: «Impegno e serietà non hanno genere»

Una donna nel mondo dell’acciaio. Nulla di strano secondo Chiara Valduga, che in quel settore è nata e cresciuta. È arrivata al Gruppo Cividale iniziando come direttrice amministrativa. Quella società era il suo mondo: guidata dal padre Adalberto, all’epoca presidente di Confindustria Friuli Venezia Giulia. Il percorso di Chiara Valduga nel Gruppo Cividale inizia nel 1999. Dieci anni dopo ne sarebbe diventata presidente e amministratrice delegata. Oggi il Gruppo fattura circa 300 milioni di euro e dà lavoro, in Italia, a un migliaio di persone.
Partiamo dall'inizio.
«Dopo il diploma al Liceo classico e una laurea in Economia alla Bocconi, ho iniziato a lavorare alla Reconta Ernst & Young di Udine, come revisore dei conti. Dopo sei anni, mi sono trasferita a Longarone, in un'azienda della multinazionale General Electric, dove mi sono occupata di controllo di gestione. Sono approdata al Gruppo Cividale una decina di anni dopo, iniziando come responsabile dell’area amministrativa e finanziaria».
Dall’esterno, quello dell’acciaieria è visto come un mondo prettamente maschile. Quali sono le risorse in più di una donna?
«In realtà sono molte le donne che lavorano nel settore. Credo che la risorsa principale, per le donne come per gli uomini, sia quella dell’impegno serio e quotidiano, necessario per affrontare mercati sempre più complessi e competitivi e per realizzare le efficienze produttive richieste».
Qual è stata l’evoluzione di Gruppo Cividale?
«Inizialmente è stata perseguita una strategia di crescita dimensionale, attraverso una serie di acquisizioni. Negli anni 90, il settore ha subito una crisi senza precedenti, che ha ridotto le fonderie di acciaio in Italia da un centinaio a poco più di una decina. Ma il gruppo ha sempre continuato a investire in impianti e risorse umane. I punti cardinali: la diversificazione dei materiali prodotti e dei settori di destinazione, e poi l’internazionalizzazione, prima dei mercati di acquisto e di vendita, poi con sedi produttive all’estero, per servire meglio e più da vicino aree interessanti come quella russa e nordamericana».
Qual è stato l’impatto della pandemia?
«Sicuramente importante, soprattutto per la crisi di alcuni dei principali settori di sbocco dei nostri prodotti. Anche a livello produttivo, le interruzioni e le difficoltà operative della prima ondata Covid si sono fatte sentire».
Il costo dell’acciaio è cresciuto vertiginosamente. Cosa accadrà ora, secondo lei?
«Gli aumenti delle materie prime e dell’energia sono estremamente rilevanti. Per il settore della fonderia hanno determinato una perdita di marginalità importante. In un trend sempre crescente, i prezzi, anche se indicizzati, sono sempre in ritardo rispetto all’incremento delle materie prime. Credo sia impossibile dire cosa accadrà in futuro, perché nessuno aveva previsto gli incrementi dei costi di energia e metano ai quali stiamo assistendo. Il settore della fonderia di acciaio esce da anni difficili, contraddistinti dal rallentamento di importanti settori di sbocco. Il trend comunque è in miglioramento e da qualche mese stiamo vedendo segnali positivi».
Come pensate di muovervi nell’immediato futuro?
«Stiamo portando avanti importanti piani di investimento, per rendere le aziende sempre più competitive, per diversificare ulteriormente la nostra produzione e per ridurre ancora di più l’impatto ambientale. In questi giorni stiamo completando l’acquisizione di un’importante officina meccanica, che renderà il gruppo ancora più completo e competitivo».
In che modo gestisce Gruppo Cividale?
«Punto molto sul lavoro di squadra. Credo che la condivisione degli obiettivi e il lavoro in team consentano di raggiungere i risultati migliori, utilizzando al meglio le caratteristiche e le competenze dei collaboratori».
Il suo essere donna, nel lavoro, l’ha ostacolata in alcune occasioni?
«Direi di no».
Le donne sono ancora costrette a scegliere tra lavoro e famiglia?
«Il lavoro sottrae tempo alla famiglia. Ma secondo me, con non pochi sacrifici, una conciliazione è possibile»
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