Chirurgia mininvasiva e medicina estetica: i laser Eufoton puntano ad ampliare il mercato

L’azienda triestina, fondata nel 1999, ha un fatturato di 16,4 milioni

Giorgia Pacino

All’appello mancano soltanto Canada e Australia. Poi, da Trieste, la “luce buona” di Eufoton si sarà irradiata davvero in tutto il mondo. Europa, Asia, Sud America e Medio Oriente sono i mercati di riferimento per l’azienda di laser medicali, che si appresta a chiudere il bilancio 2024 con 16,4 milioni di fatturato (erano 12,6 milioni nel 2023) e un Ebitda attorno al 6%.

Nata nel 1999 da un’intuizione di Ovidio Marangoni, chirurgo triestino esperto nelle malattie delle vene, l’impresa si è fatta strada in un settore a elevatissima competitività, com’è quello degli energy based device, e oggi è tra i leader internazionali per il trattamento delle vene patologiche. «L’intuizione iniziale di mio padre era rivolta esclusivamente all’applicazione vascolare per il trattamento di vene malate, inestetismi e malformazioni superficiali» spiega l’amministratore delegato Francesco Marangoni.

«La svolta è stata concentrarsi sulle applicazioni endotessutali: mentre gran parte dei nostri concorrenti studiano applicazioni esotessutali o transdermiche, noi siamo diventati leader indiscussi delle strumentazioni endocavitali per le più disparate applicazioni, dalla chirurgia patologica alla medicina estetica».

Con quartier generale nella zona industriale di Trieste, Eufoton può vantare un installato che ormai supera le 5.000 apparecchiature in 25 Paesi. Detiene anche una decina di brevetti, tra cui quello per un laser contro incontinenza urinaria da stress e atrofia nelle donne sottoposte a radioterapia dopo una diagnosi di cancro alla mammella. Oltre alla gamma destinata alla cura degli inestetismi vascolari, l’azienda ha messo a punto una tecnica basata su microfibra laser per rimodellare i cedimenti fisiologici del terzo medio inferiore del volto, senza ricovero in ospedale né punti di sutura. Negli ultimi cinque anni, questo segmento di prodotti ha fatto registrare una crescita del 768%.

«Il nostro punto di forza è che ci occupiamo solo ed esclusivamente di apparecchiature medicali in una babilonia di produttori, concessionari e rivenditori di apparecchiature destinate a estetiste e medici. Produciamo solo strumentazione di tipo chirurgico», prosegue Marangoni. La strategia è office-based: si punta, cioè, ad applicazioni laser utilizzabili all’interno di uno studio medico. Se in Italia le apparecchiature Ebd sono utilizzate solo dai medici, all’estero sono appannaggio anche di paramedici, assistenti e infermieri.

«A seconda dell’applicazione medicale, la concorrenza è fortissima: dove c’è una componente estetica, subentra anche un aspetto legato alla moda oltre che all’efficacia dello strumento», spiega ancora l’ad. Oltre a tutte le certificazioni a marchio CE, Eufoton ha ottenuto anche l’ambita Fda (Food and Drug Administration) statunitense e l’Anvisa (Agência Nacional de Vigilância Sanitária) brasiliana.

Con appena una ventina di dipendenti, il modello di sviluppo di Eufoton si fonda su una rete capillare di distributori in tutto il mondo. E, soprattutto, su un dipartimento di ricerca e sviluppo che ormai si estende a quasi tutte le persone dell’azienda. Per il 2025 l’obiettivo è rafforzare entrambe le aree di business, estetica e chirurgica, in quei mercati in cui una delle due prevale ancora sull’altra. «Abbiamo in cantiere nuove macchine di medicina estetica e chirurgica mininvasiva», anticipa Marangoni. «Puntiamo a lanciarle sul mercato tra il 2025 e il 2026». —

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