“Ciàsa de i pùpe” torna ad essere il quadro a cielo aperto di Cortina d’Ampezzo
Completato il restauro dell’edificio simbolo della Perla delle Dolomiti. E’ stato lo studio di architettura Marpillero e associati di Udine a curare il progetto e la direzione lavori restituendo l’antico splendore alle facciate di uno dei più antichi edifici della città

CORTINA. L’identità di un luogo spesso è riconoscibile negli edifici che lo caratterizzano. E a Cortina d’Ampezzo la “Ciàsa de i pùpe”, quell’unico edificio interamente affrescato che affaccia su Corso Italia, ne rappresenta sicuramente un simbolo.
E’ stato lo studio di architettura Marpillero & Associati di Udine a curare il progetto e la direzione lavori dell’intervento di restauro conservativo che ha restituito l’antico splendore alle facciate di uno degli edifici più antichi del paese; i lavori sono stati eseguiti dall’impresa bolognese Leonardo, specializzata nell’analisi, restauro e manutenzione di beni artistici, con la supervisione della Soprintendenza delle Belle Arti di Venezia.
Di fronte allo stupore dei passanti, come testimoniato dalle foto di Camilla Bach, è stato nuovamente rivelato quel quadro a cielo aperto che i fratelli Ghedina a metà Ottocento hanno decorato e che oggi, grazie all’intervento appena concluso, ha riacquistato vigore e vivacità cromatica.
E’ un edificio che racconta e il suo racconto ha inizio proprio in quella scritta, Aquila Nera, ancora leggibile sotto il poggiolo sul Corso. Nato infatti come dependance del così denominato albergo di Gaetano Ghedina, i suoi figli Luigi, Giuseppe e Angelo decisero di trattarlo come la tela di un dipinto, mostrando in esso tutto il loro amore per la pittura. Fu così che venne lasciato in dono alla Perla delle Dolomiti un altro gioiello, variopinto come le sue vette al tramontar del sole.

In esso i volti di Leonardo Da Vinci, Raffaello, Dürer, Tiziano, Michelangelo, Dante, Goethe, Shakespeare o lo stesso Ghedina ci osservano dall’alto; le Arti e le Scienze, le età dell’uomo e le scene di vita ampezzana creano una trama narrativa leggibile nelle facciate decorate. Un’unica porzione bianca fa da eccezione, con il suo segreto: i fratelli l’hanno lasciata volutamente incompiuta per incoraggiare una sfida a chiunque avesse voluto competere con il loro talento. Ancora nessuno ha colto la sfida.
E così, nella fedeltà della rappresentazione e dello stato conservativo con il quale essa è giunta a noi, l’intervento ha riguardato non solo gli intonaci dipinti ma anche quelli decorati, gli elementi lapidei dei basamenti e delle cornici marcapiano, e quelli lignei e metallici del balconcino. L’immenso valore storico della casa, prima in alcuni punti languidamente conservato e quindi non leggibile in modo unitario tra i suoi fronti, è stato oggi reso di nuovo uniforme: è un rispettoso ritorno che scongiura il falso e mette in luce la verità di un manufatto che dal 1800 riafferma la sua presenza ai giorni nostri.
«Siamo particolarmente affezionati a Cortina, è casa per noi. E cosa c’è di meglio di lavorare in un luogo di affezione, dove l’obiettivo di restituire un buon progetto alla comunità diventa così sentito da farlo proprio? Cortina è sicuramente un ambito di grandi opportunità e la volontà del nostro studio è di essere presenti e attivi sul territorio per contribuire ad un futuro dove l’architettura possa promuovere servizi e sviluppo», racconta Paola Marpillero, giovane titolare dello studio di famiglia udinese che da tempo opera a Cortina.

Lo stesso studio sta in questo momento completando l’Aparthotel Villa Resy, intervento dagli aspetti tradizionali realizzato in edilizia ecosostenibile, sta seguendo alcuni progetti residenziali privati e sta curando l’ambizioso progetto per la realizzazione di un parcheggio interrato per 170 posti auto in centro, un’importante opera di iniziativa privata che avrà grande interesse pubblico anche in vista dei prossimi Giochi olimpici e paraolimpici invernali del 2026.
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