Cimolai spa rinuncia alla newco e Luigi Cimolai rafforza il capitale

A un passo dall’appuntamento con i creditori, chiamati tra il 20 luglio e il 10 agosto a esprimersi sulla proposta di concordato depositata da Cimolai in tribunale a Trieste, la società di Pordenone specializzata in grandi opere in acciaio rimescola le carte: rinuncia alla costituzione di una newco e rafforza il capitale di Cimolai Spa e Cimolai Holding per garantire un concordato in continuità. La soluzione è stata adottata dopo approfondite valutazioni e cammina sulle gambe della famiglia Cimolai, segno che la ricerca di soci da far entrare nel capitale fin qui non ha prodotto risultati. L’apporto di capitale per un totale di 10 milioni di euro è infatti interamente riconducibile all’ingegner Luigi Cimolai, che si prepara a sostenere l’operazione - si apprende dall’Ansa - anche utilizzando i proventi netti derivanti dallo smobilizzo di alcuni immobili di sua proprietà o di sue società, la Realizzazioni & Investimenti e la Cimolai Investments.

L’annuncio è arrivato ieri, contestualmente al deposito presso l’ufficio giudiziario del capoluogo giuliano di un’integrazione, a opera dell’azienda pordenonese, alla propria proposta di concordato preventivo risalente allo scorso marzo. Lo scopo? Garantire la continuità operativa dell’azienda. La discesa in campo dell’ingegner Cimolai a sostegno dell’aumento di capitale non è in realtà una novità assoluta. Il presidente si era già impegnato infatti a realizzare un aumento di capitale da 1,5 milioni nella holding. Il nuovo impegno permetterà ora di garantire «la solidità del relativo piano industriale e finanziario per il periodo 2023-2029», fa sapere l’azienda. Per mantenere in vita l’impresa fondata dal padre 70 anni fa, l’ingegnere si è impegnato a sottoscrivere due aumenti di capitale, uno nella Spa e uno nella holding che compongono il gruppo, per complessivi 10 milioni di euro rispettivamente di 3,1 milioni in Cimolai Holding e di 5,4 milioni in Cimolai Spa.
Decisiva ora sarà la posizione dei creditori, chiamati a esprimere il loro consenso sulla proposta di concordato a partire dal 20 luglio fino al 10 agosto, con «l’auspicio - continua la società - che si possa pervenire all'omologa definitiva della proposta concordataria al più tardi entro la fine del corrente anno». Il primo via libera di peso al piano è arrivato nei giorni scorsi da Sace, la società assicurativo-finanziaria che è parte di Cdp.
Cimolai Spa e Cimolai Holding erano state ammesse al concordato preventivo a fine marzo scorso, causa l’esplosione di una crisi finanziaria causata dalle operazioni in derivati realizzate dal responsabile finanza dell’azienda, privo però di titolo per avviarle - a copertura del rischio cambio euro/dollaro. La ricognizione sui conti del gruppo evidenzia un debito complessivo di circa 668 milioni, di cui 230 verso creditori privilegiati e 436 milioni verso creditori chirografari. Tra questi ultimi diversi istituti di credito e anche Sace, che è presente anche nell’elenco dei privilegiati. L’esposizione verso banche, per linee di credito garantite da Sace, si aggira attorno ai 134 milioni. Si sommano altri 56 milioni di debiti legati a mutui, con intervento del Frie.
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