Clerprem, nei sedili l’auto frena ma non i treni: «Super ordine a Parigi»
L’azienda vicentina punta sul rinnovamento delle carrozze ferroviarie. In Francia commessa da 30 milioni per la metropolitana della capitale

Più ferroviario, meno automotive. Sono le prospettive future per il gruppo vicentino Clerprem, specializzato nella produzione di componenti imbottiti per sedili auto e di sistemi di seduta completi per treni.
Il 2024 si è chiuso con un fatturato di 147 milioni. «La riduzione rispetto ai 154 milioni del 2023 è dovuta alla contrazione dell’auto, che rappresenta oggi i due terzi del nostro giro d’affari e che risente delle difficoltà che stanno colpendo i costruttori tedeschi, i nostri principali clienti», commenta il presidente Gian Roberto Marchesi. «Ma siccome siamo posizionati sui modelli di alta gamma che risentono meno del calo delle immatricolazioni, i nostri numeri sul settore hanno comunque tenuto».
In compenso, stanno crescendo per Clerprem le commesse e i ricavi in ambito treni alta velocità, intercity, locali e metropolitani. «In Europa lavoriamo molto con i principali produttori come Alstom e Siemens. Ma anche con gli operatori ferroviari per il rinnovo delle carrozze. Tra i nuovi progetti – sottolinea Marchesi – spicca l’acquisizione l’anno scorso di una commessa da circa 30 milioni di euro per 56 mila posti a sedere per la metropolitana di Parigi». Notevole è lo sviluppo anche in Canada e negli Stati Uniti, dove gli investimenti in linee dell’alta velocità sono in forte espansione dopo decenni di marginalità del trasporto passeggeri su rotaia. Tant’è che da alcuni anni il gruppo vicentino ha aperto negli Stati Uniti un sito produttivo ad hoc per il ferroviario.
Clerpem è oggi una realtà molto internazionalizzata. Sono sette i siti produttivi tra Europa, Nord Africa e Nord America. I dipendenti complessivi sono oltre 2 mila dipendenti, di cui 500 nel quartier generale di Carrè vicino a Thiene, a cui in Italia si integrano uno stabilimento in Abruzzo che produce le strutture metalliche dei sistemi di seduta e uno in Piemonte.
Lo sviluppo estero è iniziato nei primi anni novanta in Germania con l’acquisizione di una fabbrica statale di sedili per treni della ex Ddr vicino a Dresda, riconvertita per produrre componenti per sedili auto. «Una scelta azzeccata, perché la Germania è stata il trampolino di lancio della nostra espansione internazionale. Siamo infatti oggi molto integrati nelle catene di fornitura internazionali di tutti i marchi del gruppo Volkswagen e Bmw, così come di Siemens nel comparto ferroviario».
La prima tappa è stata nel 2008 Clerprem l’apertura in Tunisia di una fabbrica focalizzata sul processo di foderatura dei prodotti imbottiti per il mercato europeo, che conta oggi oltre 1000 addetti. Per poi, in scia agli investimenti diretti dei clienti tedeschi in Nordamerica, procedere con l’insediamento di due nuovi stabilimenti in Messico nel 2015 e in California nel 2018.
Ora però si pone il problema delle barriere tariffarie Usa, visto che questa settimana enstrano in vigore dazi del 25% decisi dall’amministrazione Trump sulle importazioni di merci da Messico e Canada. Che dovrebbero impattare molto sul settore automotive, dove le filiere di forniture di componentistica tra i tre Paesi nordamericani interessati dall’accordo di libero scambio Usmca (United States-Mexico-Canada) sono infatti fortemente interconnesse. «I dazi colpiranno soprattutto i consumatori americani, che si vedranno aumentare i prezzi di molti prodotti che non si realizzano più negli Stati Uniti e che quindi devono essere necessariamente importati. Per esempio, gran parte della filiera dei sedili in cui operiamo noi (fodere, schiume, imbottiture, poggiatesta, braccioli) si è spostata quindici anni fa da Detroit al Messico, e sarà molto sfidante riportare questo tipo di manifattura negli Stati Uniti», conclude il presidente di Clerprem.
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