F.lli Campagnolo a 222 milioni, il gruppo dell’abbigliamento sportivo continua a investire

Nel 2025 il gruppo F.lli Campagnolo punta a crescere dell’8%. Il welfare per i dipendenti: polizze vita e bonus per i neonati

Maura Delle Case
Un negozio del marchio Cmp
Un negozio del marchio Cmp

 

Continua a investire in sostenibilità la F.lli Campagnolo di Romano D’Ezzelino, azienda con oltre 70 anni di storia che si è ritagliata un importante spazio nel mondo dell’abbigliamento outdoor con il marchio Cmp.

L’ultima iniziativa messa in campo dall’impresa vicentina – presieduta dal figlio della fondatrice Maria Disegna, Giorgio Campagnolo (insignito l’anno scorso del titolo di cavaliere del lavoro dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella) e guidata dai suoi figli (nipoti di Maria), Michela, Fabio e Maria Pia, che ricoprono il ruolo di amministratori delegati – punta ad allungare la vita dei prodotti. Come? Riparandoli. Una sorta di sartoria in negozio.

«Abbiamo avviato una sperimentazione in alcuni dei nostri punti vendita – fa sapere Michela –: i nostri clienti possono portare a fine stagione il capo che hanno acquistato da noi e che necessita di qualche aggiustamento e venire a riprenderselo a distanza di qualche tempo, pronto per essere riutilizzato».

Che si tratti di una cerniera da sostituire o di uno strappo da rammendare non fa differenza. L’obiettivo è evitare che il giubbotto, o qualsiasi altro pezzo d’abbigliamento, finisca per diventare anzitempo un rifiuto. Altro tema, quello del fine vita dei prodotti, che F.lli Campagnolo ha iniziato ad affrontare ormai tre anni fa in qualità di cofondatrice di Cobat Tessile, consorzio volontario italiano per la raccolta, il trattamento e l’avvio a recupero di prodotti tessili giunti a fine vita.

Un impegno, quello sulla sostenibilità e la qualità, che fanno parte del dna di questa impresa, nata nel 1954 dall’intraprendenza di Maria Disegna, giovane madre rimasta vedova, con cinque figli da crescere, partita qualche anno prima con un banco al mercato di Bassano del Grappa.

Oggi F.lli Campagnolo è un gruppo che conta, oltre alla sede vicentina, altri due siti produttivi, uno in Tunisia, l’altro in Romania, sedi commerciali in Austria, Germania, Francia, Svizzera, San Marino e Cina, oltre a 70 punti vendita (dieci dei quali tra Germania, Francia e Austria). Al marchio Cmp se ne affiancano altri sei, tra i quali Melby e Jeanne Baret, per un totale di circa 15 mila prodotti l’anno.

Dopo l’importante accelerazione impressa ai ricavi nel periodo post Covid e in particolare nel 2022, quando l’azienda era arrivata chiudere a 270 milioni di fatturato consolidato (nel 2020 erano 170), il gruppo ha vissuto due anni di rallentamento: il 2023 è andato in archivio con 240 milioni, il 2024 con 222 – realizzati al 65% oltre confine – e un Ebitda margin intorno al 22%.

«La crescita post Covid è stata impressionante – commenta Fabio – era normale che a un simile balzo facesse seguito un rallentamento, già nel 2025 però prevediamo di tornare a crescere di un 7-8% sul fatturato 2024, anche grazie agli investimenti fatti sulle filiali e a nuove linee di prodotto in particolare legate allo sci, al fitness e allo snow board».

Dietro agli importanti risultati c’è anche il sensibile contributo dato dalla forza lavoro, da sempre oggetto delle attenzioni della proprietà. «Ogni 10 del mese la prima domanda che mia nonna faceva entrando in azienda e se si fosse riusciti a pagare lo stipendio a tutti. Il resto veniva dopo». Quell’attenzione per i dipendenti – 1.100 a livello di gruppo di cui 550 al lavoro nel vicentino – è stata ereditata dai nipoti che hanno introdotto a più riprese misure di welfare dedicate al personale. Le ultime due sono iniziativa di questi giorni. La prima prevede un bonus economico di mille euro all’anno, erogato per i primi due anni di vita del bambino, destinato ai dipendenti – attualmente 25 – che hanno avuto un figlio nell’ultimo triennio. La seconda riguarda invece l’introduzione di una polizza vita che tuteli, anche in ambito privato, tutti i collaboratori.

«Mio padre – conclude Michela – ci ha insegnato a preoccuparci del benessere dei collaboratori non solo sul lavoro, ma anche oltre. Ogni giorno, i nostri dipendenti scelgono di venire a lavorare con noi, e questa scelta merita rispetto e tutela». 

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