Con il fondo Ardian ricavi vicini al raddoppio: Biofarma a 430 milioni

Il fatturato del gruppo è passato dai 230 milioni del 2021 ai 430 milioni previsti per quest’anno, con un Ebitda che si annuncia prossimo ai 100

Maura Delle Case

Aprire il capitale per crescere. Una scommessa sul futuro, fatta da chi a un certo punto ha dovuto decidere se restare alla finestra e attendere, rischiando di perdere il treno, o partecipare alla corsa. Hanno scelto la seconda opzione i coniugi Scarpa, fondatori della Biofarma di Mereto di Tomba, azienda produttrice di integratori alimentari, dispositivi medici e cosmetici, che all’inizio del 2022 ha visto l’ingresso – con una quota del 70% – del fondo di private equity Ardian.

Un partner che in tre anni – parola del presidente del gruppo friulano Germano Scarpa – ha saputo guardare al di là del solo interesse finanziario in favore della crescita.

Attitudine certificata dalle operazioni m&a – una in Francia, l’altra negli Stati Uniti – che hanno portato il gruppo Biofarma a presidiare due continenti (tre se si considera anche un piccolo stabilimento in Cina) e consolidare una crescita esponenziale dei ricavi, passati dai 230 milioni del 2021 ai 430 milioni previsti per quest’anno, con un Ebitda che si annuncia prossimo ai 100.

Negativo invece il risultato netto, per 42,5 milioni l’anno passato: sconta il peso dei rilevanti ammortamenti legati all’avviamento delle società acquisite. Così anche quest’anno e – a sentire Scarpa – per i prossimi due.

Un segno meno al quale il presidente tiene tuttavia a dare il giusto peso: «Se vogliamo guardare alla possibilità di monetizzare l’investimento, insomma, di distribuire denaro ai soci, allora possiamo dire che la società non sta performando, se invece guardiamo ai ricavi, all’Ebitda, alla filiale americana che cresce del 20% e agli investimenti (50 milioni quest’anno) allora possiamo dire invece che siamo sulla strada giusta».

Germano Scarpa, fondatore e presidente di Biofarma group
Germano Scarpa, fondatore e presidente di Biofarma group

Acquisita nel 2023, la società americana, Us Pharma lab, pesa oggi circa un terzo del turnover di gruppo (130 milioni di euro nel 2024) e promette uno sviluppo importante. «La nostra strategia di crescita è dettata dall’avere maggiore copertura geografica: è infatti impensabile produrre in Italia o Europa per il mercato americano, le tasse doganali sono troppo alte» spiega Scarpa. Da qui la decisione di investire negli States, dove Us Pharma Lab, sede in New Jersey e 350 dipendenti, serve direttamente il mercato statunitense.

Oltre all’azienda Usa, Biofarma conta su tre siti produttivi in Italia, nel Padovano e nel Milanese oltre all’headquarter in Friuli, su un’azienda in Francia, oggetto di un investimento di 20 milioni che porterà all’ampliamento del sito produttivo, e su un altro stabilimento, di piccole dimensioni (ci lavorano appena 25 persone), a Shangai in Cina, al momento un cameo, ma anche un utile presidio in un mercato ricco di promesse.

Totale: sei stabilimenti e 1600 dipendenti, di cui 600 al lavoro in Friuli, dove Scarpa vorrebbe – ha già messo i ferri in acqua – dar corpo a un’area industriale dedicata alle scienze della salute.

«Confidiamo di poter attirare investimenti di filiera dall’estero – spiega il presidente – vale a dire aziende che facciano qualcosa a monte o a valle del business di Biofarma. L’interesse c’è – assicura – bisogna solo credere a una terza gamba economica per questa regione, accanto a ferro e legno».

Un’occasione occupazionale per i giovani, un plus per il Pil Fvg, così come una garanzia sul futuro del sito produttivo friulano. Realtà che sconta, al pari dei competitor attivi sul vecchio continente, difficoltà sul fronte dell’innovazione dei prodotti, come non ne esistono sull’altra sponda dell’Atlantico.

«In America – denuncia Scarpa – le aziende finanziano studi clinici, stabiliscono gli effetti dei nutrienti e quindi li pongono a loro rischio sul mercato, rispondendone direttamente in caso di qualche problema. In Europa invece gli healt claim (le indicazioni nutrizionali e di salute che possono essere rivendicate sulle etichette, ad esempio degli integratori) sono invece autorizzati con decreto».

Bollini quasi impossibili da ottenere a sentire l’imprenditore, così che ogni frutto della ricerca finisce per essere vanificato, frenando una volta in più l’avvento di una cultura del mantenimento della salute, attraverso l’assunzione di nutrienti da integratori, che secondo Scarpa – e con lui eminenti studi scientifici – contribuirebbe a ridurre l’incidenza di molte malattie alleggerendo i sistemi sanitari sotto pressione.

L’imprenditore tuttavia non si scoraggia. Per il gruppo, complice il traino dell’azienda a stelle e strisce e i continui investimenti in innovazione, specie sull’automazione delle linee, prevede un futuro in crescita e nel medio termine anche un possibile approdo in Borsa. «Più che un progetto al momento è un sogno, che potrebbe concretizzarsi – conclude – nell’arco dei prossimi cinque anni».

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