Confartigianato, con il caro energia a Nordest rischiano di chiudere 116mila piccole imprese
La seconda regione più esposta in Italia è il Veneto dove rischiano le serrande abbassate oltre 77 mila piccole attività con 376mila occupati. La più penalizzata potrebbe essere la provincia di Belluno. In Fvg le pmi in pericolo sono oltre 16 mila e 600
VENEZIA. Piccole e piccolissime imprese non sono meno esposte delle grandi al contraccolpo del caro energia. Il rischio del lockdown se non della chiusura definitiva è più che uno spettro e riguarda, a livello nazionale, un esercito di 881.264 botteghe, il 19,9% delle imprese totali, e 3,5 milioni di addetti (il 20% degli occupati a livello nazionale).
La stima è di Confartigianato nazionale, che in una delle sue ultime analisi sugli effetti della fiammata energetica, ha stimato regione per regione la quota d’imprese a rischio. Una stima che vale al Triveneto quasi 116mila botteghe “sotto osservazione” e 560 mila dipendenti.
Veneto
Sul secondo gradino di un podio assai poco ambito, subito dopo la Lombardia che vede 139mila aziende a rischio con 751mila addetti si piazza il Veneto dove a soffrire sono 77mila piccole imprese con 376mila occupati. A livello provinciale la provincia percentualmente più esposta è Belluno che vede quasi un’impresa su quattro a rischio (3.348, il 24,3%), seguita da Venezia (14.723, il 23%), Rovigo (3.371, il 20,8%), Verona (14.811, il 19,7%), Vicenza (13.388, 19,2%), Treviso (12.829, 18,4%) e Padova (14.075, 17%).
Friuli-Venezia Giulia
Sgranato a livello regionale e provinciale, il dato non si fa meno allarmante. In Friuli-Venezia Giulia infatti le micro e piccole imprese più esposte al caro energia sono 16.642, pari al 20,2% del totale, con 77.384 occupati (il 21,6%). La provincia più esposta è Gorizia, con 2.925 imprese a rischio (il 22,5%), seguita da Udine con 7.857 imprese (20,5%), da Trieste con 2.925 imprese (19,9%) e infine da Pordenone con 4.056 imprese (19,2%).
Trentino Alto Adige
Sempre guardando all’incidenza percentuale, anziché al valore assoluto, è la provincia autonoma di Bolzano a dover fare i conti con la maggior incidenza di imprese a rischio sul totale, pari al 29%, 13.152 aziende in totale. Incidenza che vala di qualche punto, fino al 23,1%, passando a Trento dove le aziende a rischio sono 9.422.
“Rischiamo un’ecatombe di imprese – dichiara il presidente di Confartigianato, Marco Granelli -. Servono interventi immediati ma anche altrettanto rapide riforme strutturali per riportare i prezzi dell’energia sotto controllo e scongiurare una crisi senza precedenti”.
Granelli invoca misure d’emergenza. Quali? “L’azzeramento degli oneri generali di sistema per luce e gas, la proroga e l’ampliamento del credito d’imposta sui costi di elettricità e gas per le imprese non energivore e non gasivore. Inoltre - conclude - va fissato un tetto europeo al prezzo del gas e va recuperato il gettito calcolato sugli extraprofitti, per non aggravare la situazione del bilancio pubblico”.
Tornando all’analisi, l’associazione nazionale mette in fila i settori – 43 in tutto - più esposti alla minaccia del lockdown energetico, se non peggio alla chiusura, a partire da quelli energivori per eccellenza: ceramica, vetro, cemento, carta, metallurgia, chimica, raffinazione del petrolio, alimentare, bevande, farmaceutica, gomma e materie plastiche e prodotti in metallo.
Ma i rincari dei prezzi dell’energia, rileva Confartigianato, fanno soffrire anche altri comparti manifatturieri tra cui tessile, lavorazione del legno, attività di stampa, produzione di accumulatori elettrici e di apparecchi per uso domestico, di motori e accessori per auto, fornitura e gestione di acqua e rifiuti.
Un lungo elenco al quale non sfuggono i servizi, a loro volta vittime dell’escalation dei prezzi di energia elettrica, gas e carburanti. Pagano dazio il commercio di materie prime agricole e di prodotti alimentari, la ristorazione, i servizi di assistenza sociale residenziale, i servizi di asili nido, le attività sportive come piscine e palestre, i parchi di divertimento, le lavanderie e i centri per il benessere fisico. Senza dimenticare i settori di trasporto e logistica.
Maura Delle Case
Riproduzione riservata © il Nord Est