Confindustria Veneto Est, prosegue la debolezza dell’industria
Paola Carron: «La stagnazione rispecchia le difficoltà di un quadro complesso, ora aggravato dalla pesante crisi dell'automotive e della Germania»
L'attività produttiva del settore manifatturiero nel Veneto orientale conferma la fase di debolezza a fine 2024. Nel terzo trimestre la variazione è del -2,6% rispetto allo stesso periodo del 2023 (-0,9% nei primi nove mesi), sesta flessione consecutiva, e per fine anno non si intravedono segnali di svolta, con la produzione attesa stabile dal 57,6% delle aziende.
Il fatturato dell'industria tra luglio e settembre mostra generalizzati segnali di debolezza: il calo dei ricavi sul mercato interno è del -1,4%.
Più marcata la flessione della componente estera (-2,3%), appesantita dal calo delle vendite verso i Paesi Ue (-2,6%).
Prosegue per il settimo trimestre consecutivo il calo degli ordinativi (-2,9%), principale fattore che limita la produzione.
Ancora positiva la dinamica dell'occupazione, pari al +1,5% (+0,9% nei primi nove mesi). Costi delle materie prime in crescita per il 29% delle imprese. La riduzione dei tassi Bce inizia a trasferirsi all'economia reale, anche se il quadro di incertezza riduce la domanda di prestiti: il costo del denaro è in aumento per il 12,8% delle aziende (57,9% nell'analogo periodo del 2023), a fronte della larga maggioranza (69,5%) che lo rileva stabile.
Sono i principali risultati dell'indagine "La Congiuntura dell'Industria del Veneto Orientale (consuntivo terzo trimestre 2024 - previsioni prossimi sei mesi)” condotta da Confindustria Veneto Est, in collaborazione con Fondazione Nord Est, su un campione di 836 aziende manifatturiere e dei servizi delle province di Padova, Treviso, Venezia e Rovigo.
Le previsioni per fine anno e inizio 2025 sono prevalentemente orientate per il mantenimento dei livelli produttivi: il saldo fra ottimisti e pessimisti è di poco negativo (-3,2%), a fronte della maggioranza assoluta (57,6%) che propende per la stabilità. L'assenza di un vero cambio di passo sulla domanda trova conferma nelle previsioni sugli ordini: quelli dal mercato domestico sono attesi in calo dal 32,2% delle aziende, stabili dal 53,7. Quelli dai mercati internazionali sono in calo per il 24,5%, stabili per 50,1% e in crescita per 25,4. Discorso analogo per gli investimenti, confermati su livelli stabili dalla maggioranza assoluta delle aziende (56%), ma in contrazione per il 28,2%. In attesa che le annunciate semplificazioni di Transizione 5.0 si traducano in provvedimenti.
«Pur performando meglio di altre aree del Paese, la stagnazione della nostra industria rispecchia le difficoltà di un quadro complesso, ora aggravato dalla pesante crisi dell'automotive e della Germania», commenta Paola Carron, presidente di Confindustria Veneto Est, «proprio ora che l'economia rallenta è il momento di agire, con misure che diano il giusto impulso alla crescita e in particolare agli investimenti. Per questo, pur consapevoli del sentiero di bilancio stretto, chiediamo al Governo di mandare alle imprese concreti segnali di attenzione in questo senso. Un appello che mi permetto di rivolgere al presidente Giorgia Meloni, che tante volte ha dimostrato ascolto e vicinanza concreta alle istanze del lavoro e delle imprese, e al ministro Giorgetti. Ce n'è bisogno subito, tempestivamente. E gli imprenditori saranno capaci, come sempre, di fare la loro parte per la competitività e per il futuro della nazione».
Nel dettaglio delle proposte, sottolinea Carron, «è il momento di essere coraggiosi e di dare un segnale forte: un'aliquota premiale Ires, con un taglio di cinque punti, dal 24 al 19%, per chi mantiene almeno il 70% degli utili in azienda, destinando una quota del 30% per investire in tecnologia, macchinari, formazione, welfare, assunzioni, contratti di produttività. È una proposta che premia chi investe, guarda al futuro e prepara la crescita. Ciò tenuto conto anche dell'abrogazione dell'Ace, che aveva aiutato le nostre aziende a patrimonializzarsi».
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