Cordata Danieli e Dri Italia per la riconversione dell’ex Ilva

Il Gruppo friulano con la società controllata da Invitalia parteciperà alla gara. Benedetti: «Puntiamo a creare un hub italiano per la riduzione diretta»

Elena Del Giudice

Elena Del Giudice / UDINE

Il dossier ex Ilva è aperto da tempo, ora si avvicina il momento di tradurlo in progetto e, quindi, in investimenti. Nella seconda parte dell’anno è infatti attesa la pubblicazione dei bandi per la costruzione degli impianti per la produzione del pre-ridotto in Acciaierie d’Italia, primo passo per la sostituzione degli altiforni di Taranto, e metter in condizioni l’ex Ilva di continuare a produrre acciaio, ma acciaio “verde”.

A partecipare alla gara - e probabilmente non sarà la sola - c’è la Danieli di Buttrio con Dri Italia (società di recente costituzione interamente controllata da Invitalia), come conferma il presidente del Gruppo, Gianpietro Benedetti. Complessivamente il valore dell’investimento a Taranto dovrebbe aggirarsi attorno agli 850/900 milioni di euro (più 150/350 milioni aggiuntivi per i forni ecc.).

«Ovviamente attendiamo la pubblicazione dei bandi - spiega Benedetti - ma posso confermare che sì, stiamo lavorando ad un progetto per la conversione green dell’ex Ilva».

L’idea «è creare un hub per la riduzione diretta del minerale di ferro preridotto con l’utilizzo, ora, del gas metano e successivamente con l’idrogeno, non appena questo sarà disponibile ad un prezzo competitivo». Il prodotto che nascerà da questo progetto andrà ad alimentare il forno elettrico, il QOne, altro brevetto Danieli, oggi l’unico al mondo che si presta a venire alimentato anche da fonti rinnovabili. I tempi di realizzazione «vanno dai 24/26 mesi dal ricevimento dell’ordine - è la stima del presidente di Danieli -, e quindi l’orizzonte è il 2026/27».

Quella per la riconversione dell’ex Ilva potrebbe non essere una gara in “solitaria” per Danieli. Anche Fincantieri aveva manifestato interesse per il progetto. «Vedremo - è la risposta di Benedetti -. Credo molto dipenderà dal bando, se prevederà un progetto “chiavi in mano”, quindi impianti, opere civili, montaggio ecc.

Ma credo dirimente sarà la tecnologia disponibile per la riduzione diretta, che Fincantieri non possiede. Si parla di una partnership con Paul Wurth (gruppo tedesco con sede in Lussemburgo, ndr), ma nemmeno loro possiedono la tecnologia» che appartiene invece a Midrex, company Usa. La differenza tra quanto può mettere in campo Danieli e quanto gli americani, sta nel fatto che la tecnologia Energiron (di proprietà di Danieli e Tenova) è già pronta per passare - in tutto o in parte - all’idrogeno, ed è già operativa in diversi impianti nel mondo, mentre Midrex sta lavorando ad un prototipo.

L’ambizioso obiettivo di Danieli-Dri Italia è quello di realizzare un hub per la riduzione diretta a servizio non solo di Acciaierie d’Italia ma anche di altre acciaierie del Paese. Con un incognita esplosa oggi: il prezzo del gas.

«È un tema - ammette Benedetti - ma la visione non può che essere di medio periodo. Fra tre anni quale sarà lo scenario? Occorre guardare alle scelte che farà il Paese, ad esempio rispetto al gasdotto dall’Azerbaigian, all’utilizzo dei giacimenti in Adriatico. Ma anche - conclude - agli obiettivi di abbattimento delle emissioni che oggi il gas consente di ridurre del 65% con la prospettiva di arrivare a zero con l’idrogeno».—

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