Costi dell’energia e calo della domanda: anno nero per le fonderie a Nord Est

Nel quarto trimestre 2024 il fatturato ha perso un altro 4%. Zanardi, presidente Assofond: «Una situazione mai vista»

Giorgio Barbieri

«Ci troviamo in una situazione mai vista, con i prezzi dell’energia che vanno alle stelle mentre allo stesso tempo la domanda di mercato è in drastico calo». Il nuovo grido d’allarme sul difficile stato di salute dell’industria italiana arriva da Fabio Zanardi, presidente di Assofond e alla guida della veronese Zanardi Fonderie, di cui è presidente e amministratore delegato.

Lo spunto è la pubblicazione dei dati sul quarto trimestre che emergono dall’ultima indagine congiunturale del Centro studi di Assofond – l’associazione di Confindustria che rappresenta le fonderie italiane – sul periodo ottobre-dicembre 2024. Risultati che confermano il trend dei mesi precedenti anche per quanto riguarda i valori tendenziali che si confermano negativi per il quarto periodo consecutivo e il -8,9% di calo sullo stesso trimestre del 2023 non segnala alcun punto di discontinuità.

Si tratta di un campanello d’allarme importante dato che le fonderie sono imprese che realizzano componenti indispensabili per tutti i principali settori industriali: dall’automotive alla meccanica, dall’industria aerospaziale alle macchine utensili, all’edilizia e alla produzione di energia elettrica.

E il Nord Est è un territorio estremamente rilevante : si stima che tra Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Trentino ed Emilia-Romagna siano complessivamente presenti oltre 220 fonderie (108 in Veneto e 18 in Friuli Venezia Giulia) su un totale di poco meno di mille presenti nell’intera penisola, che danno lavoro a quasi 10.000 persone, circa un terzo del totale dei lavoratori impiegati dal settore che in Italia fattura complessivamente oltre sette miliardi di euro.

«Nel 2022, all’apice della crisi energetica», aggiunge Zanardi, «avevamo una domanda solida e l’importante sostegno dei crediti d’imposta. Due fattori che, insieme, ci hanno permesso di superare i momenti di maggiore difficoltà. Oggi siamo in una situazione completamente diversa e non siamo ormai più in grado di sostenere il gap di competitività che ci separa dai principali competitor».

Per il presidente di Assofond è dunque sempre più urgente intervenire a livello europeo per armonizzare i prezzi dell’energia e ridare fiato a tutta l’industria manifatturiera del continente. «Se non si fa nulla», aggiunge Zanardi, «continuerà a pagare dazio nei confronti degli Stati Uniti, della Cina, ma anche di Paesi ai confini dell’Europa, come la Turchia, che stanno guadagnando importanti quote di mercato».

Dal punto di vista del fatturato si assiste a dinamiche simili, ma la flessione risulta ancora più marcata: fra il quarto e il terzo trimestre si perde un ulteriore 4% e anche la curva tendenziale segnala uno scostamento analogo a quello del trimestre precedente (-11,6%).

I dati evidenziano dunque ancora una volta una dinamica di grande difficoltà per tutto il settore, che si trova stretto fra la morsa di un calo generale della domanda da un lato e una crescita dei prezzi alla produzione dall’altro, trainati dai significativi aumenti dell’energia.

Le fonderie di ghisa e di acciaio sono quelle che stanno soffrendo di più: la congiuntura è sostanzialmente nulla (-0,1%) e lo scostamento con la produzione del quarto trimestre 2023 è pari al -11,5%. Le fonderie non ferrose compensano invece parzialmente il risultato generale: rispetto ai getti prodotti nel terzo trimestre si intravede il segno positivo (+0,3%) e si assottiglia contestualmente il negativo sul valore tendenziale (-1,6%).

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