Costi energetici e conflitto: Zanardi ferma la produzione per una settimana. Stop anche al reparto ghisa di Zml, Faber industrie rallenta. La mappa
Si allunga l’elenco delle aziende energivore costrette a rallentare e a fermare la produzione. Costi insostenibili. In arrivo richieste per decine di migliaia di ore di cassa integrazione
PADOVA. L’ultima in ordine di tempo è Zanardi Fonderie che sospende la produzione per una settimana a causa dei rincari dell'energia e per la carenza di materie prime a causa della guerra in Ucraina.
Il paradosso sta nel fatto di avere «gli ordini ancora molto alti ma non riusciamo a produrre per i costi elevati
dell'energia e per la mancanza di materie prime», spiega Fabio Zanardi, presidente e amministratore delegato di Zanardi Fonderie.
Il fermo per il momento sarà di una settimana nello stabilimento di Minerbe, in provincia di Verona.
«La situazione è drammatica a causa dei rincari dell'energia – spiega ancoza Zanardi – . Il tema delle materie prime è un ulteriore problema che si aggiunge a quello dei costi dell'energia. Dalla Russia e dall'Ucraina
arrivavano la »maggior parte della ghisa in pani che è la materia prima fondamentale per il processo di fonderia. Con la guerra non c'è più modo di rifornirsi«, conclude Zanardi, che è anche presidente di Assofond, l'associazione di Confindustria che rappresenta gli imprenditori del comparto.
La carenza di pani di ghisa è all’origine anche dello stop di una settimana del reparto ghisa della Zml (Gruppo Cividale)., stabilimento a Maniago (Pordenone)
In Faber industrie la produzione va singhiozzo sempre per il caro energia. Faber, leader internazionale nella produzione di bombole per gas compressi, lancia l’allarme sul caro energia che rischia di paralizzare la produzione.
«La situazione che si è venuta a creare, prima per gli aumenti delle materie prime e in certi casi per la difficoltà del loro reperimento, e adesso per gli aumenti smisurati dell’energia e del gas, ha superato i livelli di guardia – spiegano dal quartier generale di Cividale del Friuli –. Gli aumenti di energia e del gas in particolare, in questo momento, non giustificano la produzione. Per ora stiamo optando per un fermo produttivo solamente in certi reparti per evitare disagi e ripercussioni sul mercato, tuttavia in mancanza di una immediata discesa dei costi energetici bisognerà prendere provvedimenti più drastici».
«Apparteniamo ad una filiera energivora e gasivora in cui già alcuni dei nostri fornitori di acciaio hanno chiuso la produzione.Ci aspettiamo un forte intervento del governo per calmierare i costi energetici e stabilizzare il mercato» è l’appello.
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