Cresce la domanda di alluminio riciclato eco-sostenibile Hydro
Prosegue nel 2022 l’onda lunga della ripresa del 2021 per Hydro Extrusion Italy srl, che ha unità produttive nel Bellunese (fonderia ed estrusione) e in Brianza (estrusione) dove occupa complessivamente 340 dipendenti e genera ricavi per 167 milioni di euro (nel 2021).

FELTRE. Produzione a pieno regime e nuove assunzioni per lo stabilimento feltrino del colosso norvegese dell’alluminio Norsk Hydro. Prosegue nel 2022 l’onda lunga della ripresa del 2021 per Hydro Extrusion Italy srl, che ha unità produttive nel Bellunese (fonderia ed estrusione) e in Brianza (estrusione).
«A Feltre la fonderia, che serve per il 70% la produzione italiana del Gruppo e per il 30% altri stabilimenti in Europa, lavora su tre turni sette giorni su sette, mentre la divisione estrusione opera H24 sei giorni su sette», racconta Luca Bertola, amministratore delegato di Hydro Extrusion Italy.
«Negli ultimi mesi abbiamo assunto oltre 20 persone tra ingegneri di processo e di produzione, tecnici e operai, portando l’organico da 160 a oltre 180». Profili non facili da trovare nella zona di Feltre, dove c’è alta occupazione e anche la “concorrenza” di altri datori di lavoro, occhialeria in primis.
I principali settori serviti in Italia sono quelli industriali: componentistica mezzi di trasporto (fornitori tier 1 e 2 di produttori di auto, camion, semi rimorchi, ferroviario, marino), macchinari utensili (legno, marmo, etc.), elettronica, arredamento.
Mentre invece il settore costruzioni e serramentistica è servito soprattutto da un’altra società del Gruppo, la Hydro Building System Atessa srl con sede in Abruzzo. Luca Bertola sottolinea come l’automotive e l’edilizia, quest’ultima per esempio in ambito facciate continue di palazzi progettati per essere carbon neutral, sono i settori in cui è particolarmente forte la sensibilità delle aziende sull’impiego di alluminio a basso impatto ambientale. «Ma attenzione, perché in materia di sostenibilità c’è molto greenwashing». Occorre dimostrare e misurare gli effetti di quello che si fa.
Per Hydro molto forte è il focus sul riutilizzo del metallo in una logica di economia circolare. Da rottami proviene l’80% delle billette prodotte dalla fonderia di Feltre, che l’anno scorso ha avuto un output di 55mila tonnellate. «Tra i punti di forza dell'alluminio c’è la sua riciclabilità all’infinito, visto che mantiene inalterate le caratteristiche meccaniche del metallo di prima fusione anche dopo 100 processi di rifusione», spiega Luca Bertola.
«Ed è un dato di fatto che per l’alluminio riciclato si consuma solo il 5% dell'energia elettrica utilizzata per produrre alluminio primario, quindi nei processi di rifusione c’è un rilevante risparmio energetico con ricadute positive sia come riduzione delle emissioni sia economicamente».
Rottami che arrivano non solo nell’Italia («la raccolta nazionale non è ancora sufficiente a coprire il fabbisogno») ma anche da Austria, Germania, Svizzera, Europa orientale. A cui si aggiungono gli scarti di produzione dei processi di estrusione interni. Mentre sul mercato i profilati estrusi sono sempre più utilizzati in prodotti di eco-design progettati per permettere il riciclo dell’alluminio una volta giunti a fine vita, con l’obiettivo di favorire meccanismi di economia circolare.
Nel 2021 il fatturato di Hydro Italia è stato di 167 milioni di euro, con 340 dipendenti tra Feltre e Brianza. Notevole l’incidenza dei costi energetici e delle materie prime. «Il prezzo dell’elettricità nel 2022 registra +50% sul 2021 e +116% sul 2020, quello del gas +100% sul 2021 e +137% sul 2020. Scrap + 200%, pani +80%, e in media altri componenti in crescita del 15%».
Così come Assomet, l’associazione nazionale di Confindustria delle industrie dei metalli non ferrosi, Bertola auspica una politica Ue più attenta al fabbisogno energetico del settore: «Occorrerebbe anche favorire sul mercato l’alluminio a minor contenuto di CO2.
Da questo punto di vista un passo in avanti è stato fatto con l’imposizione di dazi antidumping sull’import di estrusi dalla Cina. Basti pensare che 1 kg di alluminio cinese ha un impatto di circa 19 kg di CO2, mentre 1 kg di alluminio prodotto per esempio da Hydro con il marchio certificato Circal ne emette 2,3 kg».
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