Da Villa Certosa di Silvio Berlusconi al giardino per il presidente della Repubblica in Azerbaijan, opere d’arte verde firmate Sgaravatti
A 200 anni dalla sua fondazione, l’azienda
ha solide radici internazionali ed è pronta all'apertura di una nuova sede commerciale a Dubai e di un nuovo garden center ad alto tasso d’innovazione in Sardegna. «Abbiamo chiuso il 2020 con 9 milioni di euro di fatturato e crediamo di finire il 2021 con una buona crescita» spiega l’Ad

PADOVA. Sgaravatti group compie 200 anni di storia e scommette di chiudere il suo 2021, l'anno 201 dalla sua fondazione, in crescita. È una storia aziendale di successo fin dal 1820 quella del gruppo Sagaravatti, che già nel diciannovesimo secolo è fornitore della casa reale e dei papi, ma pure protagonista di uno dei primi laboratori di fitopatologia del mondo e inventore della vendita per corrispondenza.
Ma il vero e proprio balzo arriva con gli anni Cinquanta e Sessanta in Sardegna, con la costruzione della Costa Smeralda. Insieme ai più famosi architetti del tempo, gli Sgaravatti affiancano l’Aga Khan e Luigino e Nicolò Donà delle Rose nel progetto di trasformazione di una terra già bella in un comprensorio paesaggisticamente straordinario.
Un impegno che vede anche il trasferimento della sede centrale proprio in Sardegna, dove alcuni anni dopo verrà sfruttata anche l’occasione di un parco di cento ettari nella Villa Certosa di Silvio Berlusconi.

È poi con gli anni '70 e l’ingesso in azienda dell'attuale amministratrice delegata Rosi Sgaravatti che il gruppo torna a guardare all'internazionalizzazione: dapprima negli Emirati Arabi realizzando un ampio progetto di riforestazione di un area desertica tra Abu Dhabi e Al Ain e più recentemente in Ucraina, Azerbaijan, Turchia, Georgia e Antigua.

Accanto alla progettazione dei giardini, la ricerca e l’innovazione rimangono un fiore all'occhiello dell'azienda. Buoni conoscitori della flora mediterranea, assieme all’Università di Cagliari, Sgaravatti sperimenta metodi per la salvaguardia del suolo e piante con la capacità di resistere alla siccità, alla salsedine con radici tenaci che salvino le coste dalle erosioni, ai metodi per disinquinare le terre.

L’assetto organizzativo presidia tre divisioni: Greenland, che progetta e realizza giardini in tutto il mondo; Sgaravatti Geo, che gestisce il verde in Costa Smeralda, e Sgaravatti Land, che si occupa della produzione florovivaistica e gestisce tre garden center di 32 ettari a Capoterra (Cagliari), sede principale sia legale che di produzione dell'impresa, a Cagliari e ad Arzachena. «Quando per molti il Middle East e l'Asia centrale erano mete proibitive noi abbiamo realizzato opere paesaggistiche che ancora rimangono» ricorda Rosi Sgaravatti Ad del gruppo di famiglia.

«Ad Abu Dhabi all'epoca della nostra prima commessa non c’era alcuna struttura né economica e né finanziaria di supporto. Mi ricordo ancora la volta che cercarono di pagarci con un sacco pieno di dollari. Ma pure in Azerbaijan le cose all'inizio non furono semplici: trovare un tubo d'irrigazione era cosa quasi da mercato nero e non esistevano maestranze locali in grado di affrontare la creazione e la gestione di un giardino da 23 ettari come quello che abbiamo realizzato e che tutt’ora gestiamo per la presidenza della Repubblica di quel paese».

Ora l'azienda ha solide radici internazionali ed è pronta all'apertura di una nuova sede commerciale a Dubai e di un nuovo garden center ad alto tasso d'innovazione in Sardegna.
«Abbiamo chiuso il 2020 con 9 milioni di euro di fatturato e crediamo di finire il 2021 con una buona crescita» spiega Sgaravatti. «Possiamo contare su 120 dipendenti stabili e altri 60 circa stagionali ad abbiamo molte strade aperte, anche in tema di ricambio generazionale: i miei figli non hanno intenzione di prendersi carico appieno del lavoro che seguo da oltre 40anni. Non escludo che in futuro si possa tentare la strada della managerializzazione della società, che rimarrà solidamente in mano alla famiglia, ma che sarà accompagnata nella sua crescita anche da un gruppo di ragazzi che lavorano qui da tempo e che hanno dimostrato di sapere fare crescere un progetto improntato alla piena integrazione del lavoro dell'uomo con l'ambiente naturale in un ottica di rispetto e conservazione».
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