Dai grandi restauri alla crisi, è fallita la trevigiana Dottor Group
SAN VENDEMIANO. Sul filo di lana la Dottor Group non è riuscita a salvarsi. È stata dichiarata fallita dal Tribunale di Treviso. Si tratta di un’impresa, fondata nel 1979 dai fratelli Pietro Dottor e Roberto Dottor, che nel corso di quarant’anni di attività ha visto affermarsi la sua leadership nel restauro di immobili storici tutelati tra cui Punta della Dogana e Palazzo Grassi per François Pinault a cura dell’architetto Tadao Ando, l’hotel di lusso Palazzo Papadopoli a Venezia per Aman Resorts, la Torre dell’Orologio, il Palazzo Ducale e il Patriarcato di Venezia.
Ma tra le ultime opere, la Dottor ha collaborato con l’architetto Renzo Piano Piano per la realizzazione del nuovo Kimbell Art Museum a Fort Worth (Texas) e per l’Headquarter JMBY ad Hangzou (Cina).
A dichiarare il fallimento è stato il giudice Clarice Di Tullio; il curatore è Lorenzo Boer. Piero Dottor stava per concludere due operazioni decisive per pagare i debiti: la costruzione di un grande villaggio in Messico e la trasformazione dell’Ex Galvani sul Meschio a Vittorio Veneto in un albergo e centro benessere; l’investitore cinese che l’avrebbe acquistata desiderava anche un annesso edificio, ma la trattativa è andata avanti – inconcludente – per mesi.
La crisi dell’edilizia e delle grandi costruzioni e il covid hanno fatto il resto. Era una settimana prima di Natale, di 5 anni fa, quando il Gruppo depositava in tribunale una domanda per attivare la procedura del concordato. Il 24 dicembre i giudici accoglievano la richiesta, ritenendo che dai documenti presentati emergeva «la sussistenza del presupposto soggettivo di fallibilità e di quello oggettivo della ricorrenza di uno stato di crisi».
Entro 4 mesi la ditta doveva depositare una domanda definitiva di concordato preventivo. L'obiettivo dei vertici societari era infatti quello di proseguire comunque nell'attività d'impresa. I dipendenti erano poco meno di 80.
Nel giugno 2017. Dottor Group spa otteneva dallo stesso tribunale di Treviso il concordato in continuità per la ristrutturazione di un passivo di circa 30 milioni di euro. Il piano era finalizzato alla salvaguardia del valore d’impresa e del suo know-how, dei livelli occupazionali nonché della migliore soddisfazione dei creditori.
La crisi delle grandi costruzioni, invece di rientrare, si è radicalizzata: fino, appunto, al fallimento. Era il giorno di Natale del 2018 quando l’ultimo post pubblicato dava conto della conclusione dell’ultimo piano dell’Art center, edificio principale del Jnbk headquarter in Cina. Gli operai brindavano con il Prosecco. 50.000 metri quadri di cemento armato faccia a vista, oltre cento tra operai e tecnici italiani coinvolti. Opera firmata da Renzo Piano.
«Si parla spesso del successo del Made in Italy in Cina, ma per quanto riguarda l'edilizia crediamo che questo progetto sia davvero una novità che apre molte e interessanti prospettive per tutto il settore», scriveva Dottor. Purtroppo non è stato così. «Quella in Cina è un'operazione titanica», spiegava dalla Cina lo stesso Dottor. Un’opera da 80 milioni di euro. «Cominciamo a vedere la luce in fondo al tunnel dopo la crisi», sottolineava Dottor in occasione di un premio ricevuto a Milano due anni fa. Purtroppo, poi, la mazzata covid. —
Riproduzione riservata © il Nord Est