Dal cartello del cartone danni di 200 milioni agli scatolifici del Nord Est
L’associazione italiana Acis ha contestato un accordo sui prezzi delle materie prime. La trevigiana Pro-Gest: «Verrà accertata la pretestuosità delle richieste di risarcimento»

Potrebbe arrivare a superare di gran lunga i 200 milioni di euro, nel solo Nord Est, il danno alle imprese del territorio causato dagli incrementi dei prezzi della materia prima contestato dall’associazione italiana scatolifici Acis in diverse sedi giudiziali a 34 imprese italiane produttrici di cartone ondulato.
La vicenda nasce ancora nel 2017 quando Acis, insospettita da prezzi della materia prima particolarmente elevati, ha proceduto ad una segnalazione all’autorità garante per la Concorrenza e il Mercato contro una lista di produttori di cartone, alcuni dei quali per altro appartenenti a grandi gruppi industriali come la trevigiana Pro-Gest ma pure Cartonstrong Italia, Laveggia, DS Smith Packaging Italia, Smurfit Kappa Italia, Innova Group, Ondulati Nordest e molti atri a cui si aggiunge anche l’associazione di categoria Gruppo Italiano Fabbricanti Cartone Ondulato.
Dopo due anni proprio l’Agcm si era espressa nel 2019 multando 34 produttori per pratiche anticoncorrenziali dal 2004 al 2017. Un provvedimento impugnato dalle aziende colpite che, a più riprese, si sono rivolte prima al Tar del Lazio e poi in sede di Consiglio di Stato per ribaltare la decisione dell’Autorità garante del mercato.
Ma sia il Tribunale amministrativo di primo grado che quello di secondo grado, hanno confermato la decisione dell’Agcm riconoscendo, proprio tra il 2004 e il 2017 un aggravio ingiustificato dei prezzi del cartone ondulato tra il 10 e il 20%.
L’ultima sentenza del Consiglio di Stato che conferma la scelta dell’Agcm è arrivata solo nel marzo del 2023 di fatto portando avanti di 5 anni da quella data i termini di prescrizione per chi volesse presentare istanza di rimborso.
Un rimborso che include anche gli interessi maturati fino alla data di liquidazione del danno, che possono arrivare anche al 50% o più del rincaro. «Anche le ditte piccole con poche decine di migliaia di euro all'anno di acquisti effettuati» spiega Luisa Capitanio, country manager di Unilegion, tra le società che si sono attrezzate per portare davanti alla giustizia le azioni collettive delle imprese “vittime” del cartello «proprio a causa della lunga durata dell’illecito (14 anni) possono facilmente ritrovarsi con danni superiori ai 100mila euro».
Solo Unilegion, società internazionale con sede in Germania e specializzata nell’organizzazione e gestione di azioni legali collettive, ha raccolto attualmente circa 220 aziende e si prepara a chiudere la finestra per l’adesione all’azione collettiva entro la primavera del 2025.
«Stiamo analizzando la documentazione dei clienti» continua Capitanio «e siamo convinti che i numeri in ballo, possano essere davvero significativi. D’altra parte circa un’azienda su quattro di quelle coinvolte da noi ha sede proprio tra Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. Si tratta di imprese di ogni tipologia dimensionale ma principalmente del Food&Beverage, seguiti dal settore metalmeccanico e dalla chimica-plastica e poi della Moda e così via. Tutte le imprese, anche singolarmente, possono provare ad accedere ai rimborsi ma è fondamentale poter dimostrare l’acquisto dei prodotti nel lasso di tempo per il quale è stato contestato il rincaro. Senza le fatture non si può fare nulla».
E se l’Agis, l’associazione italiana scatolifici ha stimato il danno in oltre 2 miliardi di euro in tutto il Paese, le aziende dall’altra parte della barricata temono i contraccolpi di una serie di procedimenti risarcitori non facili da affrontare tanto più in un periodo non facile per il settore delle cartiere. Proprio in questo senso vanno le dichiarazioni di Pro-Gest.
«L’azienda» si legge in una nota «sta seguendo con la massima attenzione i procedimenti in corso ed è fiduciosa che le Autorità accerteranno la pretestuosità delle richieste di risarcimento danni che sono state avanzate». —
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