Dalla canapa del nonno all’America’s Cup: Armare quadruplica lo stabilimento

Da corderia artigianale che realizza cime in canapa per i bastimenti e le barche dei pescatori a realtà industriale fornitrice esclusiva di cime e attrezzatura per il rigging (sartiame di bordo) per la barca simbolo della Coppa America, New Zealand.
Un’azienda che dà lavoro a oltre 40 dipendenti, produce 280 tonnellate di corde e cime l’anno, ha un fatturato in espansione oltre i 7 milioni di euro e una gamma di oltre 15 mila articoli. Non solo sartiame per la nautica e la pesca professionale, ma anche per applicazioni geo-marine, ponti, strutture civili e industriali, ascensori, arredamento, fino al settore automotive, l’aerospaziale, lo sport e l’off-road, il medicale e per gli “arborist”: gli operatori che lavorano su alberi o “in quota”.
Dietro Armare Ropes, ora a San Giorgio di Nogaro nella zona dell’Aussa Corno, ci sono 200 anni di storia (un caso emblematico del Nord Est) tra il Veneto e il Friuli Venezia Giulia e una realtà - quella attuale - fondata nel 1992 da Stefano Finco, erede di un’azienda che nel 1928 il bisnonno Vincenzo trasferì qui da Campolongo Maggiore, assieme alla famiglia e ai tre figli sopravvissuti alla Grande Guerra.
Un trasloco voluto per far crescere la ditta grazie ai fattori positivi della Bassa Friulana, votata alla produzione della canapa essenziale per la produzione di corde: molta acqua e buona terra, l’opportunità di nuovi mercati, la vicinanza ai porti (Trieste) e ai pescatori. Infine, non indifferente, la minor concorrenza, viste le poche corderie in zona. In una storia così lunga le svolte sono necessariamente numerose. Nel secondo dopoguerra una nuova rivoluzione costringe l’azienda dei Finco a cambiare, con l’arrivo negli anni Sessanta delle fibre sintetiche e, nel 1975, con l’ultimo atto della battaglia contro la canapa, la proibizione alla sua coltivazione.
Nel 1959 era iniziata la produzione meccanica. Poco dopo nasce la Manifattura San Giorgio, che verrà gestita sino al 1996 da Giuseppe, il padre di Stefano. Lui invece, qualche anno prima, nel 1992, aveva fondato Armare, per cogliere la spinta dell’alta richiesta di attrezzatori nautici. Nel 1996 Stefano rileva l’attività paterna e nel 2001 trasferisce tutto nell’Aussa Corno dove a breve si sposterà di nuovo, ma a soli tre chilometri.
Armare sta infatti ultimando il nuovo stabilimento che sarà quattro volte l’attuale, realizzato con le più moderne soluzioni tecnologiche e di sostenibilità ambientale. Verrà inaugurato a inizio 2025.
«Per rispondere alle crescenti richieste produttive, abbiamo optato per la realizzazione del nuovo insediamento produttivo - spiega Stefano Finco - dove saranno trasferiti i reparti di produzione, magazzini e uffici, all’interno di un’area dismessa di circa 34 mila metri quadri in Zona Industriale, con una superficie coperta di circa 8.000 metri quadri». Il nuovo insediamento farà da traino per nuove assunzioni, fa sapere l’azienda, che si prepara ad affrontare le sfide del mercato che cambierà.
«Armare sta rispondendo concentrandosi su una governance sempre migliore della supply chain e sull’accorciamento della filiera. Pensiamo sia essenziale - conclude Finco - spingere sulla differenziazione dei settori target, per compensare velocemente le crisi che dovessero investire un particolare ambito merceologico, così come sull’apertura di nuovi mercati a livello internazionale, nelle economie emergenti. Nel settore nautico, la forte crescita registrata negli ultimi anni, in particolare dopo la pandemia, sembra avere raggiunto un plateau». —
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