Dall’Iraq al Mozambico, dalla Svizzera a Cuba, ecco i campi base di Homy

E’ friulana l’azienda ad alto tasso di crescita specializzata nella costruzione di villaggi temporanei a servizio dell’oil&gas, del settore minerario e anche edifici polifunzionali come scuole e ospedali

Elena del Giudice

UDINE. Un villaggio “chiavi in mano” nel cuore dell’Iraq piuttosto che in Mozambico, a Cuba e persino a Ginevra. È uno dei core business di Homy, azienda con sede a Tavagnacco, nata nel 2017, che ha chiuso il 2020 con un fatturato di poco inferiore ai di 3 milioni di euro e l’obiettivo  di raggiungere i 5 a fine anno. Alla guida del Cda la presidente Ilenia Moroso.

Homy nasce da un’esperienza ventennale nel mondo delle costruzioni e si è strutturata in tre business unit: Homy prefab, costruzioni modulari prefabbricate dove opera come EPC contractor occupandosi delle attività di engineering-procuremente-construction di campi base per aziende che operano nei settori delle costruzioni, Oli&gas, minerario, ma anche moduli abitativi, edifici polifunzionali, scuole, ospedali ecc.; la divisione Homy scaff, che opera nel settore dei ponteggi e delle attrezzature provvisionali per le costruzioni e la manutenzione industriale e ha una propria fabbrica di ponteggi in Vietnam; e la divisione Homy steel che si occupa di costruzioni prefabbricate realizzate in carpenteria leggera per la realizzazione di edifici sia residenziali che commerciali che non prevede l’utilizzo di calcestruzzo. Ma l’idea è nata dall’esperienza di Ilenia Moroso nel mondo del no-profit.

«La fondazione umanitaria che presiedo – spiega – alcuni anni fa si è impegnata per la fornitura di strutture prefabbricate da adibire a scuole per i bambini rifugiati siriani. E’ stata una bella esperienza che ci ha fatto comprendere come, quello delle strutture prefabbricate da mettere a disposizione delle imprese che avviano cantieri in aree poco servite in varie parti del mondo, potesse essere un business».

Oggi i campi base di Homy sono presenti «in Iraq - spiega Moroso - per il settore Oil&gas, e attendiamo di poter installare un altro campo in Mozambico, operazione al momento sospesa a causa di un attacco terroristico, e anche a Ginevra, dove è in corso la costruzione del Cern Science Gateway».

In un settore ad alto tasso di competizione, in che modo riuscite ad essere vincenti?

«Nella capacità di mescolare l’ingegneria italiana con terzisti qualificati che a loro volta riescono ad essere competitivi, ed essendo bravi nel selezionare la manodopera locale per la fase di assemblaggio - spiega ancora Moroso -. Prima ancora siamo in grado di elaborare progetti specifici per i luoghi in cui questi campi andranno realizzati, e seguiamo tutte le fasi dell’intervento fino alla realizzazione e alla consegna chiavi in mano, compresi arredi interni ed accessori. Siamo tra i pochi operatori sul mercato in grado di proporre un’offerta così integrata».

Il villaggio ultimato in Iraq
Il villaggio ultimato in Iraq

L’attacco in Mozambico vi ha penalizzati?

«Fortunatamente i contratti che definiamo sono divisi in due parti: la fornitura del materiale e l’installazione. Il materiale è stato prodotto e fornito; confidiamo di poter procedere il prima possibile all’installazione».

Progetti in Italia?

«Allestiremo a brevissimo un campo nel Sud del Paese a servizio di un cantiere per l’alta velocità».

Che cosa accomuna i campi base all’edilizia residenziale o commerciale?

«Con la stessa tecnologia prefabbricata di base, si possono anche edificare case a basso costo, ma anche strutture di fascia medio-alta, sempre utilizzando l’acciaio al posto del legno. È un settore molto interessante su cui vogliamo puntare ma essendo ancora una giovane realtà, non possiamo aprire troppi fronti contemporaneamente. Abbiamo comunque già realizzato due edifici con queste modalità, uno sul Lago di Garda, ad uso commerciale, e uno residenziale ai Caraibi».

Torniamo ai campi base. Referenze?

«La prima commessa che abbiamo ottenuto è stata la realizzazione “chiavi in mano” di un campo base temporaneo, composto da alloggi e uffici, compresa anche una Moschea realizzata con un sistema prefabbricato a pannelli, nel campo petrolifero di West Qurna 2, in Iraq, nell’ambito di un progetto della Lukoil Mid East, colosso petrolifero russo attivo da anni in Medio Oriente. Abbiamo completato la fase 1 per circa 3.500 mq di superficie, ed è in partenza la fase 2, che prevede un’estensione di ulteriori 2.500 mq. Il valore complessivo di questa commessa è di oltre 1,5 milioni di euro ed ha compreso la fornitura chiavi in mano delle strutture, compreso gli arredi interni e tutti i montaggi in cantiere. La seconda rilevante commessa è stata completata in Francia, nell’ambito del progetto dell’alta velocità sulla tratta Torino-Lione, per una fornitura di un campo realizzato con moduli prefabbricati ad uso ufficio, mense, spogliatoi - e relativa installazione, del valore di 1 milione di euro circa. Abbiamo inoltre realizzato un campo base a Cuba per un consorzio di aziende italiane per la realizzazione del Melia Hotel a Trinidad e ci siamo aggiudicati un nuovo contratto per un altro campo a servizio di un cantiere per la costruzione dell’Iberostar hotel che partirà nei prossimi mesi».

Homy, gli specialisti nei campi base

La divisione ponteggi, invece?

«Serviamo costantemente alcuni clienti in Europa e in Sud America, e ora ci sposteremo anche nella Guadalupe francese dove è in fase di realizzazione un complesso residenziale».

Obiettivi?

«Puntiamo a crescere, ma per farlo avremo bisogno di rafforzarci. Riceviamo continuamente richieste di offerta molto concrete per progetti dai volumi molto grandi; dal punto di vista produttivo e tecnico, siamo in grado di realizzarle ma chiaramente c’è necessità di un supporto finanziario adeguato».

Disposti ad aprirvi all’ingresso di nuovi soci?

«E’ una possibilità».

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