Danieli, altri ordini da 400 milioni per acciaierie green

«Per le acciaierie la competitività passa sempre di più attraverso i “processi green” dell’intero ciclo produttivo». Parola di Gianpietro Benedetti, presidente della Danieli di Buttrio, l’azienda friulana quotata in Borsa e una delle tre leader mondiali nella fabbricazione “full liner” di impianti in grado di sfornare manufatti “lunghi e corti” per il settore, dai coils alle travi da costruzione, dalle reti elettrosaldate alle lamiere per i beni durevoli, dagli elettrodomestici alle automobili.
Ma quella di Benedetti non è una dichiarazione del tipo “Cicero pro domo sua” a valle dell’acquisizione, in Oman e in Messico, di due nuove commesse per l’acciaio verde del valore di circa 200 milioni di dollari ciascuna. Ordini che hanno consentito di accumulare un portafoglio ordini di 5,5 miliardi di euro, ben superiore a coprire il fatturato di un anno che, nel bilancio chiuso al 30 giugno 2023, è risultato di 4,15 miliardi (+13% sull’esercizio precedente).
L’ennesima conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, che la corsa internazionale al “green steel” spinge l’attività del gruppo Danieli, inarrestabile anche a dicembre. Il colosso siderurgico di Buttrio continua infatti a macinare contratti, confermando così il trend in crescita degli ordini che, nel primo semestre dell’anno, era già stato superiore alle attese, complici i forti investimenti che la siderurgia mondiale sta sostenendo per realizzare la transizione ecologica e la riduzione delle emissioni di Co2.
E questo perché, oltre all’affidabilità collaudata che permette agli impianti di andare a regime in tempi record, i prodotti Danieli si basano sulle moderne tecniche Drp (Direct reduced plant), ossia a “riduzione diretta” del minerale.
Cominciamo dalla commessa araba, nel sultanato di Oman, dov’è in programma un maxi-investimento di ben 3,5 miliardi di dollari della Vulcan green steel, un gruppo indiano che fa capo a Naveen Jindal: «Questa gara – racconta con orgoglio Benedetti – l’abbiamo vinta in concorrenza con un gruppo giapponese e uno tedesco. E questo ci fa ben sperare per i tender dei prossimi mesi. Si tratta infatti solo di una prima tappa. Il programma degli indiani, molto ambizioso, si articolerà in due fasi. Nella prima si produrranno nastri (coils) di acciaio, un po’ come fa l’Italia a Taranto. Il tutto sarà fatto in maniera green: utilizzeranno sì il gas ma in cima alle ciminiere verranno installate delle supercappe in grado di catturare la Co2 e, attraverso tubature di 15 centimetri, di stoccarla sotto terra, nei pozzi esauriti, come abbiamo già fatto ad Abu Dhabi».
Forse Benedetti spera di ripetere con gli indiani, dove tra l’altro ha già piazzato altri impianti (e Paese dal quale attinge bravissimi ingegneri per la Danieli), la stessa positiva esperienza realizzata in Messico con la società De Acero di Monterrey: «Siamo – racconta il presidente della società – fornitori della famiglia Gutierrez fin dagli anni Ottanta. Allora vincemmo la prima gara contro ben 31 altri concorrenti. Certo, eravamo piccoli sia noi (circa 100 milioni di euro l’anno) sia loro. Il primo impianto, un mini-laminatoio, produceva appena 250 mila tonnellate l’anno. Oggi i nostri clienti, con i quali abbiamo una vera e propria partnership quarantennale, hanno un volume annuo di 5 milioni di tonnellate di acciaio e continuano a fornirsi sempre da noi. L’ultima commessa che ci siamo aggiudicati è un’acciaieria con laminatoio fino a 700 millimetri di larghezza che serve a produrre pilastri e travi per costruzioni».
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