Danieli, nuovo ordine per una acciaieria negli Usa
Ad affidare la commessa al Gruppo friulano è Pacific Steel Group che realizzerà l’impianto a Mojave, in California. Operativo nel 2025, produrrà 380 mila tonnellate l’anno
UDINE. Nuovo ordine per Danieli. Il secondo nell’arco di due settimane per il gruppo di Buttrio, e anche questo dagli Usa. A commissionarlo Pacific Steel Group, uno dei principali produttori e distributori indipendenti di acciaio per cemento armato degli Stati Uniti, che ha annunciato di aver assegnato a Danieli un contratto per la fornitura di un altro impianto Mida, acronimo di Micromill Danieli, ovvero una piccola acciaieria «regionale», come la definisce il presidente di Danieli, Gianpietro Benedetti, che sarà realizzata a Mojave, in California.
Il Mida Hybrid avrà la capacità di connettersi direttamente a fonti di energia rinnovabile, tanto che - come si intuisce dal rendering - per alimentare l’impianto è prevista l’installazione di una sorta di parco fotovoltaico.
«Il nuovo impianto - spiega Pacific Steel Group in una nota - contribuirà a ridurre le emissioni di CO2 attraverso un’efficienza di livello mondiale» legata anche alla riduzione dei trasporti e alla produzione di energia verde.
«Siamo entusiasti di collaborare con Danieli per costruire una delle acciaierie più pulite, sicure ed efficienti al mondo», ha dichiarato Eric Benson, presidente del consiglio di amministrazione e amministratore delegato di Pacific Steel Group.
L’investimento vale 350 milioni di dollari (circa la metà è il valore della commessa per Danieli) e l’acciaieria sarà operativa agli inizi del 2025 generando 400 posti di lavoro e sarà in grado di produrre circa 380 mila tonnellate di tondino d’acciaio l’anno.
Il Mida è un impianto progettato e realizzato da Danieli inizialmente in via sperimentale diversi anni fa per soddisfare la richiesta di un cliente relativa alla costruzione di un’acciaieria di dimensioni più contenute destinata a soddisfare un mercato regionale. L’idea si scontrava, agli esordi, con la necessità di progettare un impianto che dovesse comunque essere competitivo, invertendo la logica che vuole la correlazione tra grandi volumi per avere minori costi.
A risolvere il problema è arrivata la tecnologia Danieli che è stata in grado di sviluppare un impianto che, pure a fronte di dimensioni contenute, garantisse un costo competitivo sia per l’impianto che per il prodotto. Il primo Mida fu un successo tanto che lo stesso cliente ne ordinò un secondo e poi un terzo, suscitando la curiosità dei produttori d’acciaio americani che, valutando positivamente l’idea, iniziarono anch’essi a ordinare la stessa tipologia di impianto avendo le stesse finalità: servire un mercato regionale in grado di alimentarlo con il rottame.
Tra i benefici non secondari, la riduzione del traffico legato ai trasporti e - priorità degli ultimi anni - le emissioni. Il Mida non ha forno di riscaldo, e quindi di per sè ha basse emissioni, e ora con il QOne, il digital melter brevettato Danieli, l’alimentazione può avvenire con l’energia solare. Tanto che Cmc (altro cliente di Danieli), su decisione della presidente e Ceo Barbara Smith, ha realizzato accanto all’acciaieria una solar factory e altri stanno seguendo il suo esempio. E’ il caso di Pacif Steel Group ma anche di Nucor, altro produttore Usa, che ha annunciato in questi giorni di aver investito in una start up per realizzare una mini Nuclear Power di quarta generazione per alimentare in futuro le acciaierie e raggiungere l’obiettivo “net zero”, zero emissioni di C02.
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