De Eccher, l’operazione Waterfall per i creditori

All’accordo firmato per il salvataggio del gruppo di Udine hanno aderito anche istituzioni come Cdp e Zurich
Luca Piana
Il rendering della stazione passeggeri legata al progetto di collegamento ferroviario tra il Marco Polo di Venezia e la stazione ferroviaria di Mestre
Il rendering della stazione passeggeri legata al progetto di collegamento ferroviario tra il Marco Polo di Venezia e la stazione ferroviaria di Mestre

Si chiama Waterfall ed è la struttura che lo storico gruppo di costruzioni Rizzani De Eccher ha scelto per fissare le modalità con cui uscirà dalla crisi finanziaria iniziata un anno fa e ripagherà, nel corso del tempo, una parte dei creditori che hanno sottoscritto il piano di salvataggio. L’accordo firmato a inizio agosto, ora in attesa dell’omologa da parte del Tribunale di Udine, è molto articolato, perché deve rispondere a creditori con esigenze diverse, a seconda della tipologia degli impegni che l’azienda con sede a Udine e cantieri aperti in tutto il mondo aveva contratto con ognuno di loro.

Il punto di partenza del piano è quello che, nella richiesta di omologa presentata ai giudici, viene definito “passivo” e quantificato in poco più di 900 milioni di euro. Si tratta di debiti verso banche, sottoscrittori di obbligazioni, fornitori, clienti e così via. Gran parte di questi creditori, per un ammontare complessivo di 665 milioni, hanno sottoscritto con Rizzani De Eccher degli accordi che permetteranno al gruppo friulano di mettere in atto il piano e superare le difficoltà. Altri creditori, per un’esposizione complessiva di 248 milioni, almeno per il momento non hanno invece aderito al piano, e dovranno dunque essere ripagati in altro modo rispetto ai primi.

La nuova stazione di Riga in Lettonia
La nuova stazione di Riga in Lettonia

Come ha scritto ieri questo giornale, il primo passo del salvataggio è rappresentato da un aumento di capitale da parte di un fondo specializzato gestito dalla società Sagitta Sgr, che fa parte del gruppo inglese Arrow. Il fondo, che ha già rilevato crediti per 111 milioni da tre banche (Intesa Sanpaolo, Illimity e Bnl), investirà nell’aumento altri 35 milioni, diventando con il 67% del capitale il principale azionista della nuova holding che controllerà il gruppo. Il restante 33% sarà invece in mano ai fratelli Claudio e Marco De Eccher, che oggi controllano la società. Gli altri creditori che hanno sottoscritto gli accordi con De Eccher daranno invece il loro sostegno al piano attraverso altre forme di partecipazione, dai nomi molto tecnici, come strumenti finanziari partecipativi, finanziamenti convertendo e così via.

È qui che si struttura Waterfall. Una serie di istituzioni ha infatti aderito a delle modalità di rimborso dei loro crediti attraverso i proventi derivanti da alcune specifiche operazioni, già indicate nel piano. Nel gruppo si trovano nomi prestigiosi. C’è ad esempio la Cassa depositi e prestiti, che era titolare di un prestito obbligazionario da 30 milioni sottoscritto da De Eccher attraverso il Fondo Patrimonio Rilancio, promosso dal governo in epoca Covid. Anche Unicredit rientra tra i creditori che verranno rimborsati con le modalità previste da Waterfall, avendo deciso di stralciare i propri crediti e non cederli al fondo di Sagitta.

La sede di Rizzani De Eccher a Cargnacco
La sede di Rizzani De Eccher a Cargnacco

Un terzo soggetto molto noto è la compagnia di assicurazioni Zurich. Il suo coinvolgimento nella crisi deriva da un grande progetto in Florida, la costruzione del ponte Signature di Miami. Il gruppo friulano era entrato nell’operazione come sub-appaltatore del costruttore, avendo ricevuto l’incarico di prefabbricare 2.000 conci in calcestruzzo e sottoscritto, come garanzia di buona esecuzione, un contratto con Zurich da 55 milioni di dollari. Nel maggio 2023, tuttavia, il costruttore ha contestato i lavori fatti da De Eccher e cercato di escutere la garanzia dal gruppo svizzero. Ne è nato un contenzioso, con Zurich che non ha disposto il pagamento ma, nel frattempo, ha maturato il diritto di esigere da De Eccher un deposito cauzionale, sempre da 55 milioni di dollari. Con la crisi dell’azienda friulana, anche Zurich ha però preferito aderire all’accordo del piano di salvataggio, rinunciando al deposito cauzionale.

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