Diesel, dagli scarti dei jeans nasce nuovo cotone: il progetto di Otb in Tunisia

L’idea alla base del progetto è che gli scarti delle lavorazioni possano e debbano essere trattati come una risorsa e che un utilizzo più responsabile delle materie prime passi attraverso modelli di business circolari estesi a tutta la filiera

Roberto Graziano Moro
Roberto Graziano Moro

VICENZA. Otb, il gruppo internazionale di moda e lusso cui fanno capo i marchi Diesel, Jil Sander, Maison Margiela, Marni, Viktor&Rolf, le aziende Staff International e Brave Kid, e una partecipazione nel brand Amiri, e Diesel realizzeranno in collaborazione con l’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale (Unido) un progetto pilota per dare vita a un sistema di business circolare a emissioni ridotte.

L’iniziativa punta a diventare modello di riferimento nel settore della moda.

L’idea alla base del progetto è che gli scarti delle lavorazioni possano e debbano essere trattati come una risorsa e che un utilizzo più responsabile delle materie prime passi attraverso modelli di business circolari estesi a tutta la filiera, con il coinvolgimento fondamentale dei fornitori.

Il progetto verrà sviluppato fra la seconda metà del 2022 e il 2023 e vedrà Diesel e i suoi partner tunisini impegnati nella creazione di un circolo virtuoso delle rimanenze derivanti dal taglio dei tessuti.

Gli obiettivi sono il rafforzamento di pratiche di waste management all’interno dei processi produttivi, il miglioramento della differenziazione delle diverse categorie di rimanenze e l’avvio di un processo pilota di riciclo meccanico dei tessuti di scarto composti al 100% cotone o a prevalenza di cotone. Gli scarti di qualità verranno utilizzati per creare nuovi capi, mentre i rimanenti potranno essere impiegati da altri utilizzatori finali.

Questo modello di business innovativo consente non solo di mantenere elevato il valore della materia prima lungo tutta la filiera locale, ma anche di contribuire all’adozione di un approccio circolare da parte dell’intero sistema, che riduca la dipendenza dalle risorse vergini e valorizzi gli scarti, rendendoli nuovamente materia prima da valorizzare.

Secondo un recente studio, in Tunisia vengono prodotte 31.000 tonnellate di rifiuti dall’industria tessile e il 55% di questi è classificato come scarto.

Sostituire le fibre tessili vergini con quelle riciclate potrebbe così ridurre l’impatto ambientale del settore, salvaguardando le risorse idriche, riducendo le emissioni di carbonio e la dispersione di sostanze chimiche pericolose in agricoltura.

Il progetto pilota di OTB e DIESEL rientra nell’ambito del programma SwitchMed, finanziato dall’UE e realizzato con la collaborazione del governo tunisino e della FTTH (Federazione tunisina del tessile e dell’abbigliamento) ed è destinato a fare scuola in un settore – quello della moda – sempre più orientato alla sostenibilità e all’utilizzo di materiali e tessuti riciclati.

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