Diesel e Marcolin si lasciano, fine di un accordo decennale di licenza

Non sarà più il gruppo di Longarone a griffare gli occhiali di Renzo Rosso

BELLUNO / VICENZA. Marcolin e Diesel hanno annunciato la cessazione dell'accordo di licenza per il design, la produzione e la distribuzione mondiale di occhiali da sole e montature da vista a marchio Diesel. Dopo una partnership decennale i due gruppi hanno congiuntamente deciso di non rinnovare l'accordo che cesserà il prossimo 30 giugno 2021.

Già lo scorso aprile si erano divise le strade tra l'azienda bellunese dell'eyewear e DSquared2 - a sua volta nelle fila di Otb - dopo un sodalizio iniziato nel 2008. La griffe guidata da Dean e Dan Caten ha poi optato per Safilo. Qualche settimana fa è stata invece rinnovata anticipatamente e prolungata fino al 2030 l'intesa con Guess. A marzo, invece, il debutto della licenza quinquennale con Max Mara.

Diesel e Marcolin nel 2017 avevano rinnovato anticipatamente la licenza, che sarebbe dovuta durare fino al 2023.

Marcolin ha chiuso il 2020 con ricavi netti pari a 340 milioni di euro, in pesante calo rispetto agli oltre 486 del 2019. Il risultato netto è stato negativo per 57 milioni di euro contro i -14 dell’anno precedente.

Marcolin è un’azienda leader a livello mondiale nel settore dell’eyewear fondata nel 1961 nel cuore del distretto veneto dell’occhialeria. Il portfolio comprende i marchi di proprietà Web, Marcolin e Viva e i marchi in licenza: Tom Ford, Guess, adidas Sport, adidas Originals, Bally, Moncler, Max Mara, Sportmax, Ermenegildo Zegna, Longines, OMEGA, GCDS, Barton Perreira, Tod's, Emilio Pucci, BMW, Swarovski, Dsquared2, MAX&Co., Diesel, Covergirl, Kenneth Cole, Timberland, GANT, Harley-Davidson, Marciano, Skechers e Candie’s. Con la propria rete diretta e un network globale di partner, Marcolin distribuisce i propri prodotti in più di 125 paesi.

Il gruppo Otb, di cui Diesel fa parte, ha archiviato lo scorso esercizio con un giro d’affari consolidato in contrazione del 14% a quota 1,317 miliardi di euro, per un fatturato netto di 1,238 miliardi a fronte di un’ebitda di 176 milioni e di un ebit è positivo per 13,5 milioni di euro rispetto ai 17,7 del 2019, al netto di accantonamenti straordinari e non ricorrenti per 21,1 milioni di euro, senza i quali il risultato ammonterebbe a 34,6 milioni.

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