Durst, le stampanti digitali per l’industria nascono in Alto Adige

L’azienda è una delle big della Val d’Isarco, ha filiali aperte in tutto il mondo e un fatturato di 250 milioni di euro. È riuscita a resistere all’impatto della pandemia allargandosi anche nel mercato americano e punta adesso sull’innovazione nella computer vision

Alexander Ginestous
©Helmuth Rier
©Helmuth Rier

BRESSANONE. In Alto Adige c’è una lingua di terra che si estende su un’area di circa 620 chilometri quadrati considerata la Silicon Valley locale. È la Val d’Isarco, che oltre a prati verdi sconfinati e panorami acchiappa-turisti, presenta una fitta rete di realtà imprenditoriali ad alto tasso tecnologico e innovativo.

Una delle più grandi aziende della zona è la Durst AG, storica multinazionale specializzata nella produzione e commercializzazione di sistemi di stampa industriali per la riproduzione e l’elaborazione digitale di immagini che vanta numeri veramente importanti: oltre 850 dipendenti sparsi in tutto il mondo, filiali aperte in Gran Bretagna, Francia, Austria, Germania e Stati Uniti, e un fatturato che si aggira attorno ai 250 milioni di euro.

La sede si trova a Bressanone, nel cuore della vallata, ed è difficile non notarla attraversando l’A22 direzione Brennero. Rifatta a nuovo nel 2019, è un gioiello futurista di architettura che rispecchia pienamente la filosofia aziendale: innovare sempre. Un biglietto da visita importante per una realtà che esporta in tutto il globo e che vuole continuare a farsi conoscere nonostante i suoi 86 anni di vita. Qui sono presenti uffici e spazi espositivi dove i macchinari danno prova delle loro prestazioni a chiunque sia interessato a entrare in contatto con l’azienda.

A guidare la Durst c’è il CEO e co-proprietario Christoph Gamper, che grazie alla sua visione innovativa e lungimirante, è riuscito negli ultimi dieci anni a trasportare l’azienda nell’espansione verso nuovi mercati e nella realizzazione di nuovi progetti. Basti pensare che ad oggi Durst possiede circa 300 brevetti e investe ogni anno 20 milioni di euro in ricerca e sviluppo. L’azienda fa parte del Durst Group, gruppo altoatesino che raccoglie sotto la sua ala la Durst, appunto, Alupress, leader nel settore della produzione di componenti e sistemi innovativi in alluminio pressofuso, e Tyrolean Business Angel TBA, una rete di investitori privati che punta a far crescere l’ecosistema startup in Alto Adige.

La pandemia, motore dell’innovazione

Come per molte altre aziende, anche Durst ha saputo cogliere al volo le opportunità derivanti dalla pandemia, convertendo il proprio business verso ciò che richiedeva il mercato in quel momento. Oltre ad una produzione di mascherine per tutta la comunità locale, Durst ha ideato e realizzato un sistema di sanificazione dell’aria per ridurre la carica virale negli ambienti interni. Un prodotto nato nei laboratori hi-tech di Bressanone dove sono stati analizzati i principali percorsi di trasmissione del virus, la velocità di droplet e aerosol che trasportano le particelle liquide, nonché l'efficacia delle contromisure utilizzando un ricambio d'aria continuo e raggi UV.

“Da questi studi è nato un filtro per abbattere la carica virale dell'aria negli ambienti chiusi, che combina in un unico sistema lo scambio dell’aria e l'irradiazione di raggi UV – spiega Gamper -. Il sistema convoglia l’aria in una sacca dove una membrana antivirale e irradiata con raggi UV la filtra e la rilascia nell’ambiente”.

Un esempio di come l’azienda abbia risposto immediatamente alle esigenze del momento mostrando forte versatilità innovativa, nonostante tutte le difficoltà. Anche Durst ha dovuto fare i conti con la mancanza delle materie prime e un calo naturale delle vendite. Una montagna russa in cui si inserisce anche un mercato del lavoro altoatesino che non offre manodopera qualificata.

Solo recentemente in Provincia i numeri sono tornati a livelli stabili toccando il +9,8% di contratti firmati durante l’ultima stagione invernale. La Val d’Isarco è stata una delle zone dell’Alto Adige dove diverse aziende hanno dominato la ripresa post-Covid trainando il mercato verso una nuova luce: in totale qua, tra novembre 2021 e aprile 2022 sono stati creati 130 posti di lavoro nuovi, equamente divisi tra la Durst e altre big della zona come Microtec, Duka e Wolf Fenster.

Nuovi mercati

Durst è un’azienda che possiede da sempre uno sguardo molto aperto sul mondo che la circonda. Non a caso, come detto in precedenza, sono diverse le filiali aperte in paesi che rappresentano mercati strategici per management.

Uno di questi è quello americano, dove Durst ha rafforzato la sua già consolidata presenza nel mercato dell’industria grafica a stelle e strisce, acquisendo solo un anno e mezzo fa le quote di maggioranza della Vanguard Digital Printing Systems, azienda della Georgia, che produce sistemi di stampa per svariati settori a livello mondiale, come quello industriale, delle decorazioni e del packaging.

I sistemi di stampa della Vanguard si sono affermati con successo nel mercato del Nord America e Durst ha deciso di rilevarla per renderli ancora più trasversali e con un impatto maggiore in termini di prestazioni. Una scelta lungimirante che ha permesso a Durst di aprire, solo qualche mese fa, anche la prima filiale europea Vanguard Europe GmbH proprio a Bressanone, in uno stabile adiacente alla sede centrale.

“La creazione della filiale europea di Vanguard permette di aprirci a nuovi segmenti di mercato – prosegue Gamper -. Per noi è stato un ulteriore sviluppo aziendale che ha rappresentato un segnale forte in un periodo difficile. Con questa operazione abbiamo voluto offrire ai nostri clienti nuove opportunità per poter puntare all'eccellenza della produzione”.

Il Covision Lab

E se da una parte c’è lo spasmodico bisogno di alzare l’asticella della tecnologia del settore sempre più in alto, dall’altra c’è una naturale propensione all’innovazione che ha spinto Durst a puntare con decisione su un settore la cui bolla è ormai esplosa, quello della computer vision e machine learning.

E per farlo ha deciso di unire le sue forze assieme a quelle di altre sei aziende del territorio, un consorzio d’eccellenza che ha dato vita a Covision Lab, un hub che punta ad accelerare il processo di trasferimento di competenze della visione artificiale dal mondo dalla ricerca a quello dell'industria. Con un investimento iniziale di 2,5 milioni di euro, l’obiettivo è riprodurre digitalmente la vista umana per permettere a macchine e algoritmi di interpretare le immagini e, di conseguenza, assumere decisioni basilari quali sterzare per evitare un ostacolo o interagire con un oggetto.

A sfruttare il know how che verrà prodotto nel laboratorio di ricerca saranno innanzitutto le sette imprese fondatrici –Durst, Microtec, TT control, Alupress, Microgate, Barbieri Electronics e MPD - ma le attività connesse alla modellazione (si pensi alle opere d’arte o alla moda) potranno sicuramente essere d’aiuto per tutto il territorio. I sette imprenditori a capo delle aziende lavoravano già in autonomia su questi fronti. Il lab è nato dalla consapevolezza che tutti avrebbero tratto vantaggi dall’aggregarsi in questo progetto di open innovation.

La ricerca di Covision Lab, infatti, è focalizzata sui processi di acquisizione, ricostruzione e analisi 3D, sul controllo di qualità di superfici e analisi e modellazione di oggetti e scene tramite sistemi multi-camera. Il Covision Lab è ospitato negli spazi della sede di Bressanone della Durst.

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