E Merzagora sbarrò la via al giovane Silvio: in Generali vogliamo restare autonomi

Se fra il Cav e le Generali non ci saranno mai avvicinamenti, forse lo si deve proprio a Merzagora che sbarrò la strada al Cavaliere con grande determinazione fino ad azzeccare una previsione all’epoca inaudita: «Lei sta diventando un personaggio politico», disse Merzagora al giovane Silvio
Piercarlo Fiumanò
Lasorte Trieste 18/11/08 - Berlusconi e Merkel a Trieste - Silvio Berlusconi
Lasorte Trieste 18/11/08 - Berlusconi e Merkel a Trieste - Silvio Berlusconi

Nel 1968 l'ex presidente del Senato Cesare Merzagora, diventa presidente delle Generali al posto di Gino Baroncini. Fra i politici più in vista nel Paese, liberista e contrario a ogni protezionismo, già candidato nel 1955 alla presidenza della Repubblica, prende la guida del Leone nel decennio più difficile della storia repubblicana quando l'intero sistema mondiale viene investito dalla recessione.

Merzagora entra nella storia del Leone (lasciò la carica nel 1979 con la nomina a presidente d’onore) come uno strenuo difensore dell'indipendenza di un gruppo già globale che aveva cominciato ad assicurare anche le missioni aerospaziali.

Sono gli anni in cui si forma il patto di sindacato promosso dalla Mediobanca di Enrico Cuccia: «Il suo sforzo costante fu quello di mantenere l’indipendenza della compagnia, giocoforza ricorrendo a Mediobanca, l’azionista più influente, destinato a diventare il perno di equilibrio di delicati rapporti di forza», si sottolinea in un volume edito nei 190 anni della compagnia.

Appassionato incisore di medaglie, Merzagora in una lettera del 1979 negherà all’allora giovane imprenditore e immobiliarista rampante Silvio Berlusconi la possibilità di entrare nell'azionariato e nel cda delle Generali.

Se fra il Cav e le Generali non ci saranno mai avvicinamenti, forse lo si deve proprio a Merzagora che sbarrò la strada al Cavaliere con grande determinazione fino ad azzeccare una previsione all’epoca inaudita: «Lei sta diventando un personaggio politico», disse Merzagora al giovane Silvio.

Questa storia è ricostruita nella biografia del senatore a cura di un gruppo di studiosi («Cesare Merzagora - il presidente scomodo», a cura di Nicola De Ianni e Paolo Varvaro) dove si cita una lettera del 1979 con la quale Merzagora respinge le avances dell'allora imprenditore Berlusconi: «Non avremmo nulla in contrario se il suo nome si aggiungesse ai 36.589 azionisti che abbiamo attualmente» tuttavia «le Generali «non apriranno le porte a prestigiosi personaggi della finanza e dell'industria, ed ancor meno del bosco o del sottobosco politico», scrisse Merzagora al futuro Cav.

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