Edizione, pace tra i Benetton e Boffa entra in consiglio

Via libera dei quattro rami al marito di Sabrina: rappresenterà  gli eredi di Gilberto. Si cerca l'amministratore delegato, scelta invocata soprattutto da Alessandro e che si concretizzerà dopo l'estate
Ritratto di famiglia: Ermanno Boffa e Sabrina Benetton in questa immagine di archivio. A destra, di fianco alla figlia, lo scomparso Gilberto Benetton, l'uomo dei numeri di Ponzano Veneto
Ritratto di famiglia: Ermanno Boffa e Sabrina Benetton in questa immagine di archivio. A destra, di fianco alla figlia, lo scomparso Gilberto Benetton, l'uomo dei numeri di Ponzano Veneto

TREVISO. La nuova Edizione sta tutta in un nome: Ermanno Boffa, il marito di Sabrina Benetton, figlia dello scomparso Gilberto. Questa è forse la novità più consistente nel nuovo consiglio di Edizione eletto ieri, perché dietro a quel nome c'è la manifestazione di un intendimento. Boffa entra, infatti, votato da tutti i soci di Edizione, in quanto Sabrina ha rinunciato alla nomina del consigliere che spettava alla sua propaggine familiare. Lo statuto di Edizione in questo è chiaro, i soci fondatori dei quattro rami possono nominare il loro rappresentate nel cda scegliendolo all'interno del proprio nucleo. Il nucleo in questione può avere solo e soltanto un cognome: Benetton. E di Benetton se ne contano tre nel nuovo board: Christian, figlio dello scomparso Carlo, Alessandro, figlio di Luciano e Franca Bertagnin, figlia di Giuliana.

Significa che Sabrina ha rinunciato alla sua poltrona in consiglio e che i cugini hanno votato positivamente per l'entrata del marito. Ma significa soprattutto che la seconda generazione della dinasty di Ponzano Veneto si è ricompattata. E l'unione si è trovata nella ricerca di un nuovo ad, in nome della discontinuità richiesta soprattutto da Alessandro Benetton. Non era un segreto per nessuno che Luciano Benetton, con il figlio Alessandro in testa, avevano posto una distanza con il resto della famiglia. Ma ora serve compattezza e stabilità. Il momento è cruciale.

Il dossier Autostrade non è totalmente chiuso «È necessario tenere conto della complessa trattativa ancora in essere sul tema della nuova governance di Autostrade per l'Italia, che segue ai recenti accordi intervenuti tra la società, la sua controllante Atlantia e il Governo italiano» ha detto ieri il presidente Gianni Mion a margine dell'assemblea di Edizione. Aggiungendo che «è ancora pendente il rischio di revoca e non sono ancora definiti i riflessi su Atlantia stessa e quindi su tutti i suoi azionisti» . A tutt'oggi Atlantia con i suoi circa 3,6 miliardi di valore, è la partecipazione, insieme a Cellnex che vale 3,7 miliardi, con il peso specifico più alto sugli asset detenuti dalla famiglia. Ed è uno snodo, lo dice Edizione stessa, «nella strategia futura» della cassaforte.

Edizione è un impero che va governato, firmando una pace i cugini Benetton si sono uniti sulla necessità di individuare un capo-azienda in grado di portare la holding verso un orizzonte nuovo. Lo dicono chiaramente anche nella stringata nota stampa: «il grande impegno e volontà degli azionisti di Edizione, la famiglia Benetton, per il rilancio, la crescita e lo sviluppo del Gruppo e di tutte le società controllate e partecipate, dopo il difficile periodo dovuto alla pandemia e la tragedia cha ha colpito Autostrade».

Quanto durerà questa pace è faccenda che dipende da una serie di fattori. Alcuni ponderabili, come la nomina del nuovo ad che verrà fatta dopo l'estate. Se il futuro timoniere sarà in grado di condurla in nuove acque, forse il rischio che Edizione si disgreghi verrà, infatti, evitato. Anche se non è detto neppure che, ad un certo punto, non si decida di modificare quello statuto che blinda la proprietà e la governance secondo i rigidi paletti dinastici. Sarà uno dei futuri nodi da sciogliere.

Al vertice di questa nuova Edizione resta, come già anticipato nei giorni scorsi, Gianni Mion accanto a lui tre nuovi consiglieri esterni: l'attuale numero uno di ArtSana Claudio De Conto (già direttore generale di Pirelli), il banchiere Vittorio Pignatti-Morano Campori, oggi nel board di Mediobanca e Giovanni Ciserani (ex manager di Procter&Gamble). Il board nominato ieri dall'assemblea ha un mandato pieno. Se Mion, manager molto legato alla famiglia, rimarrà per tutta la durata del triennio questo è un elemento che dipende dalle dinamiche della cassaforte. Mion si fermerà il tempo necessario, ma in prospettiva l'arrivo del ceo lo porterà ad una cessione probabile delle deleghe esecutive.

Se la nave, con un nuovo timoniere, una volta riguadagnata la rotta, avrà ancora bisogno di una figura come la sua o al suo posto si deciderà per qualcun altro in rappresentanza della famiglia questo è un argomento che verrà trattato in seno ai quattro rami. Non nell'immediato futuro, comunque. --

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