Electrolux, a Porcia la produzione ucraina e parte di quella in Polonia ma la carenza di chip ferma di nuovo la fabbrica

Stop alla produzione di tutto lo stabilimento il 14 marzo con ricorso alla cassa integrazione e fermo di una linea fino al 17. A meno che non arrivino le schede elettroniche attese da Cina e Far East

Interno dello stabilimento Electrolux di Porcia
Interno dello stabilimento Electrolux di Porcia

PORDENONE. Stabilimento fermo per l’intera giornata di lunedì 14 aprile e produzione a singhiozzo all’Electrolux di Porcia fino al 17 marzo con almeno una linea, la 4, che non si metterà in moto per assenza di componenti.

Sommando i fermi produttivi da inizio anno, se ne contano almeno una decina, sufficienti a ipotecare il budget definito per quest’anno che - invece - avrebbe dovuto aumentare significativamente per un surplus di ordini dirottati su Porcia sia dall’Ucraina - dove la fabbrica della multinazionale svedese è ferma a causa del conflitto - che dalla Polonia, paese in cui la gestione della pandemia è risultata meno efficiente rispetto all’Italia determinando tassi di assenteismo maggiori rispetto a quelli che si registrano nelle fabbriche italiane -. In sostanza, quindi, Porcia sulla carta ha obiettivi produttivi importanti e in aumento rispetto al passato, ma i problemi di approvvigionamento di componenti gli impediscono di raggiungerli. O, per lo meno, li rallentano.

A fine dello scorso anno a bloccare la produzione era stata la carenza di lamiere, poi è stata la volta della plastica, ora tocca alle schede elettroniche. Sul banco degli “imputati” le forniture da Cina e Far East, con consegne impossibili da pianificare e da rispettare, legate alla supply chain globale, a quelli che abbiamo imparato a conoscere come i problemi dei container, diventati merce rara, dei porti affollati o bloccati, a cui sommare ovviamente i costi - maggiorati - degli stessi componenti e dei noli. Se l’automotive, sin dall’esplosione della pandemia da Covid e nei mesi a seguire, ha monopolizzato l’attenzione generale sul tema “componenti”, l’elettrodomestico non sta messo meglio, vista la presenza importante di elettronica in quasi tutte le apparecchiature.

Dal quartier generale di Porcia Electrolux conferma che la visibilità è ristretta e sul tema, si continua a navigare a vista; quindi la pianificazione, non solo di medio-lungo, ma persino di breve periodo è praticamente impossibile.

Gli effetti di una mancata consegna sono immediati. «Lo stabilimento ha sospeso la produzione nella giornata del 14 marzo - conferma Walter Zoccolan, Rsu Fiom -, nei giorni seguenti una linea dovrebbe restare ferma, ma questo potrebbe cambiare se dovesse arrivare il materiale». Se per lo stop di ieri la copertura arriva dalla Cig, i fermi di una linea prevedono corsi di formazione per i lavoratori.

A fronte di una decina di giorni di fermo produttivo, quattro sono stati trasformati in flessibilità, ma altre giornate di straordinario dovrebbero avere luogo per evadere gli ordini aggiuntivi assegnati a Porcia, e che originariamente avrebbero dovuto essere appannaggio dello stabilimento gemello in Polonia, e quelli appartenenti al budget della fabbrica in Ucraina. L’ipoteca la mettono le forniture: senza componenti non si produce. E anche per Electrolux si ripropone l’ormai consueto quesito: iniziare a pensare a come ricostituire una filiera almeno europea.

Riproduzione riservata © il Nord Est