Electrolux, a Porcia solidarietà per 766. Sindacati preoccupati sulla domanda

Accordo raggiunto con l’azienda: dichiarate 130 eccedenze ma non si ricorrerà alla mobilità. Orario ridotto da gennaio e per tutto il 2025. Investimenti ricalibrati a 10 milioni dai precedenti 14

Francesco Dal Mas

Cala il consumo di elettrodomestici, ma il gigante del freddo, l’Electrolux, si mette in sicurezza. Con contratti di solidarietà difensivi e turno di lavoro unico giornaliero (anziché doppio). È quanto hanno concordato Electrolux e sindacati, sottoscrivendo un accordo a conclusione del vertice del 17 ottobre 2024 a Mestre.

La multinazionale svedese, con stabilimenti a Porcia, Susegana, Forlì, Solaro e Cerreto d’Esi conferma, infatti, «una domanda commerciale che continua a subire cali e che nel medio termine permane ai mini storici senza ad oggi previsioni di alcuna ripresa significativa».

Solo Susegana si salva. Il Gruppo spiega che si prolunga la bassa propensione all’acquisto dei consumatori, «determinata da fattori quali il contesto socio-politico, gli andamenti inflattivi, il settore dell’edilizia rallentato», tutti elementi che stanno spostando la domanda e l’offerta commerciale verso prodotti ad elevato standard energetico e basso prezzo, con relativo deterioramento del mix di prodotto. L'accordo, pertanto – come spiegano Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil – «serve a garantire la tenuta occupazionale negli stabilimenti del gruppo e a traguardare una auspicata ripresa di mercato, che sta toccando uno dei punti più bassi degli ultimi vent’anni».

L’intesa, rassicura comunque Gianni Piccinin della Fim di Pordenone, prevede norme più cogenti del passato sulla rotazione del personale, nella riduzione dell’orario, oltre che percentuali massime di scarico di ore individuali al 65% con una media di stabilimento del 60%.

Nello stabilimento di Porcia il contratto di solidarietà scatterà da gennaio e si protrarrà «indicativamente» sino a dicembre 2025. Analoga la prospettiva per Solaro, mentre a Forlì il programma arriva sino a settembre del prossimo anno. La solidarietà interesserà tutte le linee produttive e le attività ad esse collegate; non si prescinderà, tuttavia, dalle rotazioni.

A Porcia saranno coinvolti 766 operai fino al 60% dell’orario di lavoro, più recisamente 370 addetti al reparto assemblaggio (65%), 79 del tecnologico (50%), 65 del Magazzino (60%), 42 della Manutenzione e delle Utilites (non più del 30%), 24 del reparto Qualità (45%), 24 del Preassiemi’ (fino al 65%), 25 delle Garanzie (70%), 40 dello Staff (solo al 20%), 58 del Magazzino Ricambi (65%), 29 dei Ricambi Outbound (40%), 10 dello Staff Ricambi (non più del 20% dell’orario). Sono 668 gli operai interessati a Forlì. 587 a Solaro, 106 a Cerreto d’Esi.

L’azienda ha dichiarato che le eccedenze complessive si attestano a 55 per lo stabilimento di Forlì, 130 per Porcia, 80 per Solaro, 18 per Cerreto d’Esi. Quanto agli investimenti, a Porcia viene confermata l’implementazione di 10 milioni al posto di 14, per effetto della crisi di mercato di una particolare produzione.

I sindacati precisano che sul tema delicato della gestione dei moduli orari e possibili cambi le parti si confronteranno a livello locale con l'obiettivo di coniugare il più possibile esigenze dei lavoratori con l'organizzazione aziendale.

La trattativa fra le parti definirà, quindi, in sede locale anche l’eventuale necessità del transito da due turni al lavoro a giornata, che sarà comunque a rotazione. E che pare irrinunciabile dal momento che rispetto al budget di 707 mila lavatrici, si scenderà alla quota allarmante di 685 mila.

«Ciò che ci preoccupa maggiormente – ammette Walter Zoccolan della Fiom di Porcia – è che non intravvediamo prospettive di crescita; il prodotto è già maturo e se non intervengono fatti nuovi, siamo destinati a una lenta agonia».

«Pur esprimendo soddisfazione per il contenuto dell'intesa, che scongiura il rischio di esuberi e che prevede un confronto costante in sede aziendale fra direzione e delegati sindacali, rimarchiamo la necessità di affrontare le questioni di fondo che colpiscono il comparto degli elettrodomestici», concludono Fiom, Fim e Uilm. «Per questo rinnoveremo la richiesta al governo di insediare un tavolo di settore che affronti i nodi della competitività aziendale e della tutela dei lavoratori». 

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