Electrolux chiude in profondo rosso il bilancio 2023
Inflazione, caro-tassi, tensioni geopolitiche zavorrano i conti della multinazionale. Il 5 febbraio a Bologna riprende il confronto con i sindacati sui 370 esuberi in Italia

Un altro anno «impegnativo», il 2023, per Electrolux, la multinazionale svedese dell’elettrodomestico con quartier generale per l’Italia a Pordenone, 5 stabilimenti e circa 5 mila dipendenti. «L’inflazione elevata, l’aumento dei tassi d’interesse e le tensioni geopolitiche hanno continuato a pesare sul sentiment dei consumatori, che è rimasto debole nei nostri principali mercati» spiega Jonas Samuelson, ceo di Electrolux, nella presentazione dei risultati dell’anno.
La riduzione complessiva del potere d’acquisto «ha portato un maggior numero di consumatori a spostarsi verso fasce di prezzo più basse e a posticipare gli acquisti nelle categorie discrezionali, con un impatto in particolare sull’importante categoria delle cucine da incasso in Europa. Questo, in combinazione con il più alto grado di attività promozionale del settore, ha portato a un calo degli utili per l’intero anno, nonostante la continua buona esecuzione del programma di riduzione dei costi a livello di Gruppo e di turnaround in Nord America».
Lo scorso anno i ricavi sono rimasti sostanzialmente stabili a 134,4 miliardi di corone, circa 11,9 miliardi di euro ma le vendite organiche sono diminuite del 4%; l’utile operativo, escluse le voci non ricorrenti, è stato di 414 milioni di corone (36,6 milioni di euro); l’esercizio chiude invece in perdita per 5,2 miliardi di corone, circa 463 milioni di euro. Le prospettive per il 2024 sono moderatamente positive a fronte di una domanda che, stima Electrolux, dovrebbe restare stabile; incertezza ulteriore arriva dalle vicende geopolitiche mentre un aumento di costi potrebbe derivare dalla crisi del Mar Rosso.
Lo scorso anno la zavorra per i conti di Electrolux è stata, ancora, il Nord America, nonostante il piano di ristrutturazione del 2022, che ha ridotto di 4 mila unità i dipendenti del gruppo in quell’area, mentre impegnativi sono gli obiettivi dichiarati con il più recente piano da altre 3 mila eccedenze, di cui circa 1.600 in Europa e di queste oltre 370 in Italia. Dal riassetto, che prevede anche la cessione di marchi storici come Zanussi e Zoppas e delle attività produttive in Egitto e Sudafrica, oltre ad azioni finalizzate ad abbattere i costi, il gruppo punta a recuperare 10 miliardi di corone (880 milioni di euro). Nella partita entra ovviamente la trattativa sugli esuberi in Italia, compresa Porcia, che ripartirà lunedì a Bologna, con un fronte sindacale compatto nel respingere l’ipotesi dei licenziamenti, chiedendo invece anche per gli impiegati l’attivazione degli ammortizzatori sociali. C’è poi l’impegno dei sindacati, e anche delle istituzioni, in primis la Regione Fvg, insieme al governo, a sollecitare la convocazione di un tavolo ad hoc per Electrolux (che si sommerebbe a quello nazionale di settore in calendario per il 22 febbraio) utile a capire quali siano i piani del gruppo per l’Italia e ad ottenere garanzie sulla permanenza degli stabilimenti e dell’occupazione nel Paese a fronte delle quali potrebbe non essere azzardato ipotizzare un intervento sia della Regione che dello Stato a sostegno delle attività di ricerca e sviluppo della multinazionale.
Alla luce dei conti, il Cda di Electrolux proporrà all’assemblea in programma a marzo di non distribuire dividendi. Novità, infine, anche per il board di Electrolux, che vedrà 4 new entry su un totale di 9 componenti. Accanto a Jonas Samuelson, Petra Hedengran, Ulla Litzén, Karin Overbeck e David Porter (confermati) entreranno Geert Follens, Daniel Nodhäll e Michael Rauterkus, oltre a Torbjörn Lööf, candidato alla presidenza del gruppo, dopo che l’attuale presidente Staffan Bohman ha declinato l’invito a restare come hanno deciso di fare anche Henrik Henriksson e Fredrik Persson.
Riproduzione riservata © il Nord Est