Electrolux, in frenata nel primo trimestre a causa di componenti, materie prime e logistica
Ricavi di poco superiori allo stesso periodo del 2021, ma la crescita organica segna -3,4%. Le difficoltà della supply chain impattano anche sugli stabilimenti italiani imponendo stop produttivi
PORDENONE. Tengono i ricavi di Electrolux, la multinazionale svedese che ha l’headquarter per l’Italia a Porcia (PN) nel primo trimestre, ma non i volumi in flessione a causa dei vincoli alla catena di approvvigionamento che sta determinando anche negli stabilimenti italiani (cinque tra Friuli, Veneto, Emilia Romagna, Marche e Lombardia con oltre 5 mila addetti), e più di tutti a Porcia, frequenti stop della produzione. Gli aumenti di prezzo degli elettrodomestici hanno, evidentemente, sostenuto i ricavi, ma non hanno compensato completamente i rincari su materie prime, componenti, logistica, tanto che l’utile del periodo quasi si dimezza rispetto al primo trimestre 2021.
Venendo ai numeri, i ricavi hanno raggiunto i 30,11 miliardi di corone svedesi (2,91 miliardi di euro) contro i 29,02 dello scorso anno, ma il Gruppo segnala una flessione delle vendite organiche del 3,4% «determinato da volumi inferiori rispetto allo scorso anno, parzialmente compensato dall’aumento dei prezzi». L’utile del periodo è di 950 milioni di corone, 91,9 milioni di euro, contro il miliardo e 556 milioni di corone, 150,5 milioni di euro, del primo trimestre 2021.
«L’inizio dell’anno è stato dominato dalla terribile situazione in Ucraina, che ha anche contribuito alla già crescente inflazione dei costi e all’instabilità dell’offerta – spiega il ceo di Electrolux, Jonas Samuelson –. Nel primo trimestre i vincoli della catena di approvvigionamento hanno continuato a incidere in modo significativo sulla produzione e sui volumi di vendita, in particolare dei prodotti più innovativi». Le difficoltà nella supply chain hanno inciso anche sui costi, in forte incremento, della logistica e per gli acquisti. Il Gruppo ha aumentato i livelli delle scorte, che però impattano in negativo sul flusso di cassa. E le previsioni per il secondo trimestre lasciano intravedere il protrarsi delle difficoltà «con rischi significativi di interruzioni legate alla recrudescenza del coronavirus in Cina», sottolinea Samuelson, che “vede” un miglioramento solo a partire dalla metà dell’anno.
«Abbiamo continuato ad attuare aumenti dei prezzi di listino durante il trimestre per compensare le crescenti pressioni inflazionistiche, con un impatto cumulativo anno su anno di oltre l’8% – prosegue il ceo – e stiamo pianificando ulteriori aumenti». L’obiettivo è riuscire a compensare per intero l’incremento dei costi.
«Le tensioni geopolitiche, l’inflazione che sale a livelli storicamente elevati, i vincoli della catena di approvvigionamento globale e l’incertezza sulla pandemia da coronavirus stanno portando a una visibilità limitata per il resto dell’anno dichiara ancora Samuelson – che ci spinge a rivedere le nostre prospettive sulla domanda di alcuni mercati per l’intero 2022 in Nord America, principalmente a causa dei vincoli di offerta, e in Europa, a causa della minore fiducia dei consumatori». Nonostante ciò, Electrolux ritiene che la domanda in queste aree si attesterà sopra ai livelli pre-pandemia.
Samuelson infine si dichiara «preoccupato» per la situazione geopolitica e per «la sofferenza che l’invasione russa sta causando ai nostri dipendenti e al popolo ucraino». Ricorda che Electrolux ha sospeso tulle le sue operazioni in Russia e Bielorussa, mentre in Ucraina ha immediatamente fermato la produzione nel proprio stabilimento salvo riprenderla, sebbene solo in parte, nella seconda metà di aprile. Nel 2021, Russia, Bielorussia e Ucraina hanno rappresentato circa il 2% delle vendite nette del Gruppo.
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