Export regionale in caduta (-10,9%): pesa l’incognitadei dazi di Trump

Fvg peggio del Nord Est. La flessione del manifatturiero. Balzo delle opere pubbliche grazie agli investimenti del Pnrr

Piercarlo Fiumanò

Primo semestre 2024 in stagnazione per l’economia del Friuli Venezia Giulia con il rischio di una tempesta perfetta che potrebbe arrivare dalla recessione tedesca e dai dazi di Trump. Secondo l’ultima indagine congiunturale di Banca d’Italia, sede di Trieste, i segnali di rallentamento sono vistosi con un export in caduta libera: al netto della consegna delle navi di Fincantieri, le vendite estere sono diminuite del 10,9% con la peggiore performance del Nord Est (-1,4%) e dell’Italia (-1,2%).

La crisi tedesca

La regione accusa un forte calo della domanda da parte dei Paesi dove orienta maggiormente il suo export. In Europa le vendite verso la Germania in sei mesi sono andate giù del 12,6% mentre le esportazioni dirette ai mercati extra Ue, che comprendono i principali mercati di riferimento della cantieristica (tra cui gli Stati Uniti e il Regno Unito), sono cresciute invece del 18,6%.

Rischio dazi USA

Il direttore della sede di Trieste di Banca d’Italia, Marco Martella, che trascorsi quattro anni a Trieste andrà in pensione a fine mese dopo una lunga e importante carriera in Via Nazionale, analizza l’impatto di un possibile effetto dazi nell’America di Trump: «L’Europa potrebbe soffrire maggiormente in settori come l’automotive, il settore agricolo e la moda. Bisogna vedere la durata di questi dazi e le contromisure che l’Europa riuscirà a mettere in campo. Certo, le ricadute anche a livello regionale sarebbero inevitabili».

Settore manifatturiero

L’indice di un aggravarsi di questa stagnazione in mezzo alle crisi geopolitiche arriva dal settore manifatturiero dove la produzione ha subito una flessione (-2,2%), influenzata principalmente dalla riduzione della domanda estera e dalla debolezza del ciclo produttivo dell’area euro. Il settore manifatturiero, osserva il capo dell’ufficio studi di Banca d’Italia a Trieste, Paolo Chiades, si protrae ormai da due anni. La spesa per investimenti è rimasta sostanzialmente stabile, frenata tuttavia da questo scenario incerto e dall’alto costo dei finanziamenti.

Effetto PNRR

Rallenta la crescita del settore delle costruzioni a causa della riduzione degli incentivi legati al Superbonus (che in regione avevano raggiunto la ragguardevole cifra di 2,7 miliardi) che da marzo si sono di fatto azzerati. Tuttavia, gli effetti negativi sono stati in parte mitigati dal balzo degli investimenti pubblici stimolati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che ha sostenuto in modo importante il comparto edilizio. Le compravendite immobiliari hanno subito un leggero calo.

Settore terziario

Il terziario continua a espandersi, seppure a ritmi contenuti. La vocazione turistica della regione gioca un ruolo centrale, grazie al forte afflusso di stranieri ma senza il primato atteso a causa del calo degli italiani che continuano a comprimere le spese. Anche i ricavi del commercio al dettaglio hanno risentito di consumi indeboliti, con le famiglie che hanno mantenuto una certa cautela nelle spese, nonostante la lieve ripresa del reddito disponibile favorito dall’aumento dell’occupazione e da un’inflazione contenuta.

Porto di Trieste

Nei primi sei mesi dell’anno la movimentazione complessiva di merci nei porti di Trieste e Monfalcone è cresciuta del 4,9%. Lo scalo triestino ha riassorbito i cali nel traffico container che si erano verificati a inizio anno a causa della crisi nel Mar Rosso. Tuttavia, la crisi tedesca si è avvertita con la contrazione del traffico Ro-Ro (-3,6%) fra Germania e Turchia.

Occupazione

Il Friuli Venezia Giulia ha registrato un incremento occupazionale (+1,4%) simile al resto del Paese, soprattutto tra i lavoratori autonomi. L’aumento degli occupati ha coinciso con una riduzione del tasso di disoccupazione e una diminuzione delle persone in cerca di lavoro. Tuttavia, le assunzioni nette nel settore privato non agricolo sono calate rispetto al 2023, in particolare per i contratti a tempo indeterminato, e il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni è cresciuto in settori come la meccanica, la metallurgia e il mobile.

Meno mutui

Il sistema bancario regionale ha mostrato una contrazione dei prestiti alle imprese, legata soprattutto alla minore domanda di credito per investimenti e all’ampia liquidità disponibile. Al contempo, si è interrotta la riduzione dei finanziamenti alle famiglie, che proseguiva dal 2023: mentre i mutui per l’acquisto di abitazioni hanno continuato a calare, il credito al consumo è aumentato. La qualità complessiva del credito si è mantenuta stabile, senza segni di deterioramento.

In un contesto di tassi di interesse elevati, il risparmio finanziario di famiglie e imprese si è orientato verso opzioni più remunerative. Si è registrata una crescita sia dei depositi a risparmio sia dei titoli di Stato e obbligazioni.

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