Fabbri: Hera investe un miliardo a Nord Est. A Trieste nel 2026 il polo dell’idrogeno
Il presidente del gruppo svela le strategie della multiutility. A San Giorgio di Nogaro un impianto per il trattamento fanghi, termovalorizzatore a Padova e interventi per il risparmio idrico

Cristian Fabbri da aprile è presidente esecutivo del gruppo Hera, la multiutility emiliano romagnola che controlla AcegasApsAmga, dopo il lungo regno durato vent’anni di Tomaso Tommasi di Vignano. Il top manager, che ieri ha partecipato a Trieste alla consegna dei diplomi ai partecipanti al corso di Business administration della Mib School of Management, fa il punto sull’ingente piano di investimenti per quasi un miliardo a Nord Est. A Trieste, in particolare, nel 2026 partirà il nuovo impianto per la produzione di «quasi 400 tonnellate di idrogeno l’anno». Inoltre su 200 milioni di fondi del Pnrr per la transizione energetica, una sessantina saranno spesi a Nord Est. Fra i progetti anche l’elettrificazione delle banchine del porto di Trieste.
I riflessi della guerra e crisi geopolitica: rischi di crisi energetica?
«Non vedo ripercussioni concrete sulla produzione di gas e petrolio dello scenario di guerra in Medio Oriente. Gli stoccaggi del gas in Italia e in Europa sono pieni al 99% con un prezzo all’ingrosso che resta stabile sui 47 euro al megawattora. Non prevediamo un inverno difficile».
A Trieste siete partner della North Adriatic Hydrogen Valley per la realizzazione di un’impianto per la produzione di idrogeno. A che punto è il progetto?
«É un piano ambizioso che comprende 17 progetti pilota da sviluppare nei paesi partner (Italia, Slovenia e Croazia). Vogliamo coprire l'intera catena del valore dell'idrogeno da fonti rinnovabili: dalla produzione, attraverso lo stoccaggio e la distribuzione, fino al suo utilizzo finale. A Trieste produrremo quasi 400 tonnellate di idrogeno verde all’anno per il trasporto pubblico locale, il comparto industriale e per i servizi portuali. Prevediamo di partire nel 2026».
Quali sono i progetti di Hera finanziati dal Pnrr a Nord Est?
«Nel piano industriale al 2026 ci sono investimenti per 990 milioni nel Nord Est. Attualmente i fondi Pnrr per investimenti green e transizione ecologica, assegnati a nostri progetti tra diretti e indiretti, ammontano a oltre 200 milioni, di cui oltre 60 a Nord Est. In particolare a Trieste oltre 18 milioni sono stati assegnati al progetto Smart Grid presentato da AcegasApsAmga per il potenziamento della rete elettrica per fronteggiare il previsto aumento della domanda di energia elettrica che arriverà dal porto. Con l’elettrificazione delle banchine si riuscirà a ridurre l’impatto ambientale dalle navi da crociera. Il potenziamento della rete sarà anche al servizio delle fonti rinnovabili. Anche qui prevediamo che tutto sarà pronto nel 2026. Lavoriamo per massimizzare l’energia (rinnovabile al 51%) dei nostri termovalorizzatori, come dimostra il recente ammodernamento dell’impianto triestino».
Quali sono gli altri investimenti previsti dal nuovo piano industriale al 2026 per il Nord Est?
«A breve partiremo con il revamping anche del termovalorizzatore di Padova dove saranno anche installati sette nuovi bioessiccatori negli impianti di depurazione. In provincia di Udine, la rete di gestori di cui fa parte AcegasApsAmga si è aggiudicata i contributi Pnrr per la realizzazione di un impianto a San Giorgio di Nogaro per il trattamento dei fanghi di tutti i depuratori del Friuli-Venezia Giulia e del Veneto orientale. E poi c’è la grande questione del risparmio idrico».
Quanto avete investito?
«Quasi 20 milioni dal Pnrr sono destinati a per salvaguardare le risorse d’acqua in Veneto e Friuli-Venezia Giulia. AcegasApsAmga partecipa insieme a una rete di gestori al progetto Smart Water Management Fvg, con l’obiettivo di diminuire del 13% le perdite di rete nei sistemi acquedottistici del Friuli Venezia Giulia attraverso progetti di digitalizzazione. Altri investimenti serviranno alla riduzione delle perdite nei sistemi acquedottistici delle province di Padova e Vicenza. Inoltre con le nostre due società che fanno capo ad AcegasApsAmga, Hera Servizi Energetici e Hera Luce investiamo nell’efficienza energetica per i clienti industriali, condomini e pubblica amministrazione in tutto il Centro e Nord Italia».
Come siete impegnati nell’economia circolare?
«Ad esempio installando lampioni per l’illuminazione pubblica che sono completamente riciclati e riciclabili, anche grazie alle soluzioni della Aliplast di Istrana che abbiamo acquisito sei anni fa ed è una eccellenza nazionale nel riciclo della plastica».
Quali altri strumenti avete messo in campo per aiutare famiglie e imprese alle prese con gli aumenti energetici?
«Grazie al superbonus per la ristrutturazione energetica degli edifici 45 mila famiglie hanno ridotto del 30% i consumi di energia».
Con la fine del mercato tutelato e il regime di mercato libero elettrico quale prevede sarà la risposta dei consumatori e quali le proposte di Hera?
«Premieranno la qualità della nostra offerta. In vent’anni i nostri clienti sono cresciuti da 700 mila a 3,8 milioni. Solo quest’anno sono aumentati di 300 mila. Un successo che testimonia anche i nostri sforzi per la tutela ambientale e il risparmio energetico. Con la fine del mercato tutelato non finisce il mondo. L’obiettivo è andare verso il mercato libero».
Ma come funzionerà questo passaggio?
«Molti clienti stanno uscendo dalla tutela per scegliere il proprio fornitore. Salvo ipotesi di rinvio all’esame del governo, i servizi di tutela di fornitura di energia elettrica e gas naturale con prezzo definito dall'Autorità resteranno solo a quei clienti domestici, che non abbiano ancora scelto un’offerta di mercato libero, cosiddetti “vulnerabili” con un'età superiore ai 75 anni e in condizioni economiche svantaggiate. Gli altri saranno invece serviti dal fornitore che vincerà una gara a meno che non vogliamo passare al mercato libero».
Quali le strategie sul fronte della mobilità elettrica?
«Stiamo accelerando sull’installazione di punti di ricarica privati: dal migliaio attuale saliranno a oltre 4.000 nel 2025. Per le infrastrutture pubbliche le colonnine nel Nordest sono una novantina. Affianchiamo i Comuni nella mobilità sostenibile. A Padova e Udine stiamo sviluppando la rete come già fatto a Gorizia e Trieste».
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