Fallisce il Centro Tom, si cerca un compratore a casa i 170 dipendenti

PADOVA. Come sono lontani i tempi di quando l'emiro Yousef Al Bahar, imparentato con i reali di Dubai, sbarcò a Santa Maria di Sala per comprarsi il centro commerciale Tom. Era il 2016, cinque anni fa, e all'epoca si parlò di "nuovo inizio" ma anche di "nuove assunzioni", di "futuro", di "moderne tecnologie".
Di tutto ciò sono rimaste le quattro pagine della sentenza di una giudice del tribunale di Venezia, Daniela Bruni, che l'altro ieri ha decretato il fallimento di Tom Village. I magistrati si erano riuniti per decidere sull'ammissibilità o meno della richiesta della società di avere una proroga, di 90 giorni, per presentare il piano di rilancio. La risposta è stata negativa e così si chiude baracca e burattini.
Troppi alti i debiti, 39 milioni di euro, a fronte di ricavi potenziali di 15 milioni: in pratica spendo tre e non arrivo a incassarne uno. Nessun problema per Prisma, che continuerà nella normale attività. Si chiude un importante capitolo del commercio salese, veneziano e veneto, partito quasi mezzo secolo fa con l'apertura di Antonio "Toni" Tommasini, imprenditore di Villanova di Camposampiero.
Poi è arrivato l'Oriente e le cose non sono andate più come prima. gioiello familiareToni, divenuto cittadino onorario di Santa Maria di Sala proprio per quanto aveva saputo fare, aveva creato un gioiello familiare, dando lavoro a quasi 200 persone e registrando un fatturato da 30 milioni di euro annui. Tanta roba, che aveva ingolosito gli sceicchi pronti a guardare ad altri orizzonti. È finita come nessuno si aspettava».
La questione è in mano al curatore fallimentare Federica Candiotto, mentre sono in appresione i poco meno 170 dipendenti, una novantina del centro Tom e la settantina del ramo d'azienda di Clt, che non sanno cosa succederà. Entreranno in scena gli ammortizzatori sociali, qualcuno inizierà a rivedere un soldo dopo un po' di tempo, in attesa che all'orizzonte ci sia un imprenditore o un gruppo in grado di rilevare il complesso e rilanciarlo. Ovviamente partendo da una base d'asta.
La società ha tempo tre giorni per presentare i bilanci, le scritte contabili e fiscali obbligatorie e l'elenco dei creditori. La situazione patrimoniale parla di 39 milioni di euro di debiti, non ci sono i versamenti dovuti all'Inps. A gestire il passaggio tra la proprietà araba e gli eventuali futuri investitori c'era l'amministratore unico di Tom Village Jimmy Greselin, che si era detto fiducioso di poter rimettere in moto la macchina commerciale nei primi mesi del 2021.
Arrivava da una situazione complicata, però; nell'ultimo anno il centro è stato vuoto, o quasi.Fino al 28 di febbraio sono aperte delle attività temporanee - le serrande sono state alzate prima di Natale - oltre alle tre precedenti; almeno loro, è probabile che sino al termine del mese vadano avanti. Adesso c'è da capire anche quale sarà il pronunciamento del giudice sul ricorso di Tom Village per scindere il contratto d'affitto d'inadempienza di Clt. Intanto un pezzo di storia si chiude: un duro colpo per le famiglie e un tessuto commenciale come quello salese considerato da sempre all'avanguardia e in grado di creare impresa. --
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