Fatturato a 736 milioni per Carraro (-12,9%): «Nonostante il mercato i margini sono in salita»
Il gruppo raccoglie i risultati di investimenti in tecnologia e prodotti. Enrico Carraro: «I dazi non ci spaventano, l’esposizione in Usa limitata»

«Anche se il fatturato è calato, i margini non solo hanno tenuto, ma sono aumentati, frutto di investimenti in tecnologia, nuovi prodotti e nuovi processi. Stiamo offrendo un valore aggiunto sempre più elevato per affrontare dinamiche di mercato non sempre favorevoli».
Enrico Carraro, presidente dell’omonimo gruppo multinazionale attivo nel settore della meccanica, legge positivamente un anno molto complesso per il settore, archiviato per il gruppo che guida con un fatturato consolidato a 736,6 milioni, in riduzione del 12,96%. Il calo della prima linea del conto economico, infatti, non ha scalfito la capacità di generare margini e redditività.
«Siamo soddisfatti dei risultati ottenuti, raggiunti nonostante un contesto di significativa flessione nei mercati di riferimento», ha spiegato Carraro, sottolineando come la strategia del Gruppo abbia consentito di migliorare la marginalità. L'ebitda si attesta a 80,2 milioni di euro, pari al 10,9% del fatturato, in aumento rispetto al 9,6% registrato nel 2023. L'ebit si posiziona a 53,2 milioni di euro (7,2% del fatturato), mentre il risultato netto consolidato è positivo per 13,1 milioni di euro (1,8% del fatturato).
«Segnali di ripresa importanti non ne vediamo, ma non emergono ulteriori debolezze. Siamo in una fase di stabilità rispetto alla chiusura dell’ultimo trimestre 2024», ha spiegato il presidente del Gruppo, evidenziando come il mercato stia attraversando una fase di attesa. «Non vediamo criticità né segnali di rimbalzo, ma qualche indicazione di recupero per il 2025 c’è. Nella seconda parte dell'anno prevediamo una ripresa grazie all’ingresso di nuovi progetti, nuovi prodotti e nuovi contratti», ha aggiunto Carraro. «Non un rimbalzo, ma un recupero».

Tra i mercati più dinamici spiccano India e Cina, mentre l'Europa – con particolare attenzione alla Germania, mercato chiave per il Gruppo – resta in una situazione di stallo, senza segnali di deterioramento, ma nemmeno di ripresa significativa. «L'industria è in attesa, osserva, si muove con cautela. Tuttavia, alcuni settori, come agricoltura e costruzioni, mostrano segnali di inversione di tendenza», ha detto ancora Carraro.
Il presidente di Carraro Group si è soffermato anche sulle dinamiche legate al piano Merz da 500 miliardi di euro per le infrastrutture e la difesa: «Se questi investimenti si concretizzeranno, avranno un impatto positivo anche sulla nostra industria», ha affermato. Sottolineando come gran parte dell’industria tedesca fosse legata a due mercati chiave, Russia e Ucraina, «con quest’ultima particolarmente rilevante per il settore agricolo. Se la situazione evolvesse positivamente, oltre all’aspetto primario delle vite umane, ci sarebbe un effetto di ristorno positivo per l’Europa».
Sul fronte dei dazi, invece, Carraro marca: «l’incertezza regna sovrana: quello che dico potrebbe essere smentito tra tre minuti», ha ammesso Carraro, ricordando che il Gruppo aveva una fabbrica negli Stati Uniti vent’anni fa, ma l'ha chiusa per seguire i clienti americani che stavano delocalizzando la produzione in India e Cina. «Se dovessero tornare negli Stati Uniti, saremo sempre al loro fianco, ma è un processo di medio-lungo termine. La filiera produttiva che esisteva una volta oggi andrebbe ricostruita da zero», ha chiarito.
Le ultime giornate di Borsa negli Stati Uniti sono state molto pesanti, segnale che l’incertezza economica pesa anche sui mercati finanziari. «I dazi possono avere un senso per proteggere la produzione nazionale, ma se non esiste un’industria che realizza quei prodotti, il costo lo pagano solo i consumatori», ha avvertito Carraro. «Quella di Trump non è una politica casuale. Ci rivediamo tra un anno e vediamo come evolve la situazione».
Nel frattempo, Carraro Group mantiene un profilo di rischio contenuto negli Stati Uniti, con volumi di business ridotti su quel mercato. «Oggi la nostra esposizione negli Usa è limitata, e non abbiamo particolari rischi operativi», ha concluso Carraro.
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