Fca riprende la produzione nella «Mirafiori» serba

Dopo la lunga interruzione provocata dalla pandemia, nello stabilimento di Kragujevac riparte l’assemblaggio della «500L» «in massima sicurezza»
Lo stabilimento Fca di Kragujevac in Serbia
Lo stabilimento Fca di Kragujevac in Serbia

BELGRADO È stata una delle prime “vittime” della crisi causata dal coronavirus e dal crollo delle vendite di auto a livello globale. Ma qualcosa di positivo sembra muoversi in economia, almeno in Serbia. Serbia dove il colosso dell’automotive Fca Srbija riprenderà in maniera definitiva la produzione a piena capacità alla “Mirafiori balcanica” di Kragujevac, dopo una lunghissima interruzione provocata in primavera dalla pandemia e dalla crisi del mercato dell’auto, in estate.

«Da mercoledì» due settembre «tutti gli addetti ritorneranno al lavoro e riprenderà la produzione della Fiat 500L», l’unico modello assemblato a Kragujevac, ha confermato ieri il numero due del sindacato indipendente della Fca serba, Nebojsa Mandaric. Nella fabbrica, ha assicurato l’esponente sindacale, la produzione si accompagnerà «alla massima accortezza nel rispetto delle misure protettive contro la diffusione del virus», che negli ultimi giorni – dopo la recrudescenza di luglio e inizio agosto - mord

e assai meno crudelmente nel Paese balcanico, con soli 41 nuovi contagi ieri, al minimo da giugno.
Riavvio della produzione alla Fiat serba che arriva dopo mesi assai critici per il gigante dell’auto, sbarcato in Serbia nel 2008 con l’acquisizione del 67% della vecchia Zastava, in joint venture con il governo di Belgrado, trasformata nel corso degli anni in una delle locomotive dell’industria e dell’export serbo. Fca che era stata colpita già a fine inverno dall’impatto con l’epidemia che allora infuriava in Cina. A causa del cessato rifornimento di importanti pezzi di ricambio “made in China” – in particolare sistemi audio e parti elettroniche – il management dell’azienda era stata costretta a febbraio a sospendere le attività nello stabilimento balcanico. «Stiamo lavorando per garantire l'approvvigionamento della componentistica e la produzione riprenderà» a breve, aveva promesso Fca.

Ma il dilagare della pandemia a livello mondiale – oltre al lockdown severo deciso da Belgrado – aveva generato altri mesi di ritardi, speculari a quelli registrati in altri stabilimenti del gruppo Fca, chiusi per alcune settimane a marzo, da Melfi a Mirafiori, fino a Tychy, in Polonia. Kragujevac che aveva tentato una ripartenza parziale, poi rivelatasi illusoria, solo a inizio luglio, al punto che poco dopo l’azienda aveva deciso di rimandare a casa i dipendenti per la pesante crisi del settore. A maggio, ricordiamo, Fca era riuscita a immatricolare in Europa poco meno di 45mila nuove auto, -56,6% anno su anno, un calo contenuto poi a partire da giugno e luglio, ma forse non così incoraggiante da indurre a richiamare in forze alla catena di montaggio le tute blu serbe. Il momento giusto, tuttavia, sembra essere arrivato, anche perché una ripresa dell’economia globale dopo la prima ondata del virus è nelle attese.

E anche il mercato interno serbo appare pronto.
Lo confermano i dati resi pubblici ieri dall’Ufficio statistico nazionale di Belgrado, che descrivono una Serbia come uno dei Paesi che meglio ha resistito alla crisi-coronavirus e che registrerà un calo del Pil, secondo le stime di ieri di Erste Group, solo dell’1%, rispetto al -2,3% previsto in primavera. Fanno ben sperare anche i dati relativi alla disoccupazione, scesa al 7,3% - minimo storico – ha informato ieri il ministro delle Finanze Sinisa Mali. Che ha assicurato che lo stato di salute delle casse pubbliche è buono e che non ci saranno tagli a stipendi e pensioni, un buon annuncio anche per chi ha in mente di acquistare un’auto nuova. Magari “made in Kragujevac”. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © il Nord Est