Feltrin: «Rarissime chiusure e nessun licenziamento con l’export si vola di nuovo»

Il trevigiano presidente di FederlegnoArredo ottimista sulla ripartenza

E sul Salone del Mobile a settembre: «Presidio da non lasciare ad altri»

Luigi Dell’olio

«È nei momenti di difficoltà che il leader deve far sentire la propria forza, la propria presenza», Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo, nonché presidente e amministratore delegato di Arper Spa, azienda di Monastier di Treviso nata nel 1989 che progetta, produce e distribuisce in tutto il mondo sedute e tavoli di design, commenta così la decisione di confermare il Salone del Mobile di Milano a settembre. Una decisione che è in linea con lo spirito del settore, uscito ammaccato meno di altri dalla crisi pandemica ma ancora capace di esprimere innovazione e continuare a investire per vivacizzare la domanda.

Presidente, il 2020 per la filiera del legno-arredo si è chiusa con un calo del 9,1%, mentre nel primo trimestre di quest’anno il fatturato è del 10% superiore rispetto allo stesso periodo del 2019. Possiamo dire che la parentesi Covid è ormai alle spalle?

«Se guardiamo alla media del settore, sicuramente le cose stanno andando meglio del previsto. Nella primavera dello scorso anno le previsioni erano per una chiusura 2020 in calo del 30-40% rispetto al 2019 e per un inizio della ripresa collocato più avanti».

Se invece ci soffermiamo sui singoli settori quali sono le principali differenze?

«Peggio di tutti è andata agli allestitori fieristici, fermi da marzo dello scorso anno con un fatturato che nel 2020 è crollato di circa il 90%. Ha sofferto molto anche il contract (con un calo del giro d’affari intorno al 25%), vale a dire tutta l’offerta riservata ad aeroporti, ristoranti e alberghi. Invece hanno sostanzialmente tenuto i produttori di arredamento casa. Per molte famiglie le abitazioni sono divenute luoghi di lavoro per i genitori e di frequenza delle lezioni per i più piccoli e così si è deciso di migliorare alcuni spazi».

In questo contesto come sono messe le aziende del Triveneto rispetto alla media nazionale?

«Non rileviamo particolari differenze, le cessazioni di attività sono rarissime. Così come non ci sono particolari preoccupazioni sull’andamento degli organici: anche con il venir meno del blocco dei licenziamenti, gli imprenditori del settore ci penseranno mille volte prima di perdere una risorsa. Il nostro è un settore ad alta specializzazione, in cui ogni uscita può produrre danni al business. Ora, con la ripartenza delle esportazioni, Veneto e Friuli Venezia Giulia hanno buone possibilità di tornare a correre».

Quindi non c’è da preoccuparsi granché nemmeno per il costo delle materie prime?

«Distinguiamo. A partire dalla tarda primavera, quando ha iniziato a prendere consistenza la ripresa economica, ci troviamo a fare i conti con una scarsità di materie prime e con un’impennata dei relativi prezzi. È probabile che questa situazione prosegua ancora per qualche mese, ma poi ci attendiamo una normalizzazione della situazione, con un ritrovato equilibrio tra domanda e offerta».

Ha fatto riferimento alla ripresa della domanda estera, mentre sul fronte del mercato interno qual è lo scenario? I bonus fiscali introdotti dal Governo stanno producendo effetti?

«Si sono fin qui rivelati molto utili, tanto che la domanda interna nel 2020 ha retto meglio di quella internazionale. Ora potrebbe esserci un passaggio di testimone, con l’export a trainaredi più la crescita».

Dato lo scenario, da dove è derivata la sua determinazione per confermare il Salone nonostante l’opposizione di alcuni operatori?

«Le riserve diffuse sono comprensibili, soprattutto se consideriamo che sono state espresse in primavera, quando la situazione pandemica era peggiore rispetto a oggi. Così in tanti si sono interrogati sull’opportunità di tenere ugualmente l’evento a settembre con i relativi investimenti economici. Proprio mentre si discuteva in merito, altrove si cercava la strada per togliere all’Italia il primato mondiale delle esposizioni del settore. Poi insieme siamo riusciti a trovare una soluzione innovativa, il Supersalone, che rispondesse alle esigenze di tutti».

Si riferisce alla Fiera di Colonia, con la sua offerta di prezzi stracciati per partecipare alla sua manifestazione di inizio 2022?

«Sì, è il segnale che nel mercato attuale, caratterizzato da un continuo cambiamento, se si lascia il presidio di uno spazio, altri sono pronti a occuparlo rapidamente».

Così si è deciso di dar vita a un salone con una formula nuova e che cercasse di fare i conti con i budget ristretti di molti espositori…

«Sì, consentiamo alle aziende di presentare i prodotti lanciati nel 2020 e nel 2021, ma non ancora esposti. Il tutto senza creare un proprio stand, che poi è il passaggio più costo della manifestazione. Siamo convinti che venendo incontro alle esigenze del mercato possiamo confermare la leadership italiana del settore e accelerare la ripartenza».

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