Fincantieri punta sull’eolico offshore: industria che vale 27 mila nuovi posti

Il Ceo Pierroberto Folgiero: «Creiamo una filiera industriale»

Vard costruirà un’altra nave di servizio per i parchi di Taiwan

Piercarlo Fiumanò

Fincantieri avanza sul mercato dell’eolico offshore. Secondo l’ultimo report di Floating Offshore Wind Community, presentato durante l’ultimo forum di Cernobbio da The European House-Ambrosetti con il gruppo cantieristico triestino in collaborazione con altri partner industriali, una buona metà dell’energia prodotta dal vento arriverà dagli impianti galleggianti in mare aperto e il colosso dei cantieri è in prima fila: «L'Italia, come hub infrastrutturale nel Mediterraneo, è il luogo ideale per la produzione di energia eolica in acque profonde lontane dalla costa. L’eolico offshore può dare un contributo decisivo agli obiettivi di decarbonizzazione del Paese», sottolinea il Ceo di Fincantieri Pierroberto Folgiero nella prefazione al rapporto. In questo scenario «Fincantieri assume un ruolo di primo piano nell’unire le competenze lungo l’intera filiera facilitando così l’industrializzazione dei processi produttivi necessari alla transizione energetica. L’eolico offshore è un pilastro cruciale per l’espansione delle energie rinnovabili in Europa e in Italia».

Secondo lo studio l’installazione di 20 gigawatt di eolico galleggiante entro il 2050 potrà creare oltre 27 mila nuovi posti di lavoro generando oltre 57 miliardi di euro di valore aggiunto. Attualmente, come sottolinea il think thank indipendente Amber, eolico e solare nel 2023 hanno prodotto il 27% dell’elettricità della Ue.

Alcuni operatori come Terna sono già al lavoro per realizzare le linee che devono connettere le piattaforme ancorate in mezzo al Mediterraneo (tra Sicilia e Sardegna) alla terraferma. Il recente decreto energia del governo prevede interventi per avanzare sul versante dell’eolico offshore, settore che avrà bisogno di porti, piattaforme e navi attrezzate.

L’Italia è molto in ritardo e questo tipo di tecnologia - spiega il report- è ancora considerata residuale: nel 2022 con 0,03 gigawatt il nostro Paese ha contribuito solo al 2% di nuove installazioni soprattutto in Puglia, Sicilia e Sardegna.

Per ora la Cina con più di 30 gigawatt di potenza installata guida la classifica mondiale delle piattaforme di eolico offshore seguita dal Regno Unito. In Europa al comando c’è la Germania con 8 gigawatt mentre la Francia sta già avviando la gara d’appalto per i primi due progetti galleggianti nel Mediterraneo con un obiettivo di 40 gigawatt di energia eolica off shore entro il 2050.

Anche Spagna e Grecia approveranno presto una legislazione specifica. Sulla strada dell’eolico ci sono però ancora diversi diversi ostacoli, a cominciare dai lunghi tempi di autorizzazione, che superano i quattro anni in quasi tutti i Paesi dell’Unione per questo tipo di impianti. Probabilmente serviranno anni per installare queste strutture di pale eoliche sul mare e opere infrastrutturali e logistiche per i collegamenti a terra.

Da Trieste è arrivato intanto l’annuncio di un nuovo contratto per Vard, la controllata norvegese di Fincantieri, per la progettazione e costruzione di una Service operation vessel (Sov) ibrida, personalizzata per Cyan Renewables, un operatore specializzato in navi per l'energia eolica offshore in Asia.

La consegna è prevista per il secondo trimestre del 2026. La nave rientra in un contratto di lunga durata con Siemens Gamesa che comprende parchi eolici offshore a Taiwan. Cyan Renewables è un operatore di navi specializzate per l'energia eolica offshore in Asia che sostiene la transizione globale del settore marittimo dal «blu al verde».

Con sede centrale a Singapore, l'obiettivo di Cyan è diventare partner sia per gli sviluppatori di parchi eolici che per gli operatori navali, così da favorire la transizione verde.

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